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IL VITIGNO E LA PROVENIENZA DELL’UVA? SUL MERCATO USA, IL N. 1 AL MONDO, OGGI, PER IL VINO, SECONDO GLI ESPERTI, MEGLIO PUNTARE SUL BRAND E SU UNA STRATEGIA PIÙ “EASY”, NEL SEGMENTO SOTTO I 10 DOLLARI A BOTTIGLIA E PER UN PUBBLICO “MAIN STREAM”

Il vitigno e la provenienza dell’uva (e del vino)? Sul mercato Usa, ovvero il n. 1 al mondo, oggi, per consumo di vino, meglio puntare sul brand e su una strategia di marketing più “easy”, simile a quella dei grandi marchi della birra, se si guarda al mercato dei vini al di sotto dei 10 dollari a bottiglia allo scaffale e su un pubblico “main stream”, di persone meno esperte, non appassionate, “cresciute a Coca Cola”, poco interessate a vini complessi, e che bevono un calice senza farsi troppe domande. Ecco, in estrema sintesi, il pensiero di Robert Josph, fondatore di “DoILikeIt? Consultancy” (www.doilikeit.com). Non a caso alcuni dei top player del mercato Usa, marchi come Barefoot Wine, Cupcake Vineyards, Apothic e 14 Hands Winery, che puntano decisamente ad un approccio semplice al vino e sul proprio brand, stanno registrando tassi di crescita elevatissimi, con punte del 70% all’anno, puntando su strategie di mercato davvero “friendly” per il mercato di massa. A cui, detto brutalmente, secondo gli esperti, interessa davvero poco della provenienza del vino.
Al punto che, secondo Robert Nicolson, alla guida di “International Wine Associates” (www.intlwine.com), società che si occupa di investimenti, vendite e acquisizioni nel business del vino mondiale (con un giro di affari intorno ad 1 miliardo di dollari), molti suppliers importanti del mercato americano, per la fascia di prezzo sotto i 10 dollari a bottiglia, puntano sempre meno su vini americani e californiani, più costosi di prodotti che arrivano da Cile, Argentina, Europa e Australia.
Un atteggiamento rischioso, secondo alcuni, perché puntare su rifornimenti dall’estero per la materia prima del prodotto base della piramide dei consumi enoici, alla lunga potrebbe rivelarsi un boomerang e danneggiare l’industria nazionale, oggi concentrata in California, ma che vede territori come l’Oregon o lo stato di Washington investire e crescere rapidamente. Ma comunque un fenomeno da osservare con attenzione, “al punto che molti viticoltori californiani farebbero bene a prendere in considerazione in programmi di sostegno per l’espianto di vite in favore di colture storiche della zona, come le nocciole, le mandorle e i pistacchi” ...

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