
“La grande partecipazione di aziende italiane a Vinitaly.Usa a Chicago ci dice che il mercato statunitense non è sostituibile e che vale la pena investire. La grande presenza di operatori americani e di buyer ci dice che il vino italiano continua a essere un prodotto che gli americani cercano e vogliono comprare. Il Sistema Italia è al fianco di tutto il settore per promuovere le qualità inimitabili del nostro vino e per continuare a guardare al futuro con ottimismo. Non c’è insidia che non si possa affrontare se si ha la sicurezza di poter offrire un prodotto che non ha eguali”. Così il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, nell’apertura dell’edizione n. 2 di Vinitaly.Usa al Navy Pier di Chicago (5-6 ottobre) con oltre 250 espositori tra aziende, consorzi e collettive regionali impegnate nei b2b con più di 1.500 buyer.
E che arriva, come noto, in una fase particolare e difficile sul mercato americano, come ha spiegato bene il presidente Ice Matteo Zoppas: “l’Italia si conferma leader nelle esportazioni vinicole globali a volume, e seconda per valore dopo la Francia. Nel 2024 il valore delle vendite di vino italiano all’estero ha toccato 8,1 miliardi di euro con un incremento del 5,5 % sul 2023. Gli Stati Uniti si confermano il primo mercato di destinazione: nel 2024 hanno importato vino italiano per circa 1,9 miliardi di euro, registrando una crescita del 10,2 %. Nei primi sette mesi 2025 l’export verso gli Usa ha mantenuto livelli simili a quelli del 2024 (1,1 miliardi di euro, +0,1% su gennaio - luglio 2024), ma in un contesto che dà segnali di frenata sui volumi complessivi del sell-out, mentre i prezzi medi in questo periodo sembra fatichino a reggere”. Ma, ha aggiunto Zoppas, “il mercato statunitense rimane strategico per il nostro vino. Oggi attraversa una fase complessa, segnata da consumi in rallentamento e dall’aumento dei dazi - saliti dal 7 agosto 2025 al 15% su vino e spirits europei - che possono erodere parte dei risultati raggiunti. Nonostante queste criticità, continuiamo a considerare gli Usa il partner chiave per le nostre esportazioni”.
Sostegno al settore è stato espresso anche dal vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, che in un messaggio ha dichiarato che “il Governo è al fianco di questo settore strategico, prioritario nel quadro della strategia di diplomazia della crescita con l’obiettivo di raggiungere il traguardo di 700 miliardi di euro di export entro la fine della legislatura. Va in questa direzione il Piano d’Azione per l’Export, che punta ad aprire nuovi spazi nei mercati extra-europei ad alto potenziale, senza dimenticare quelli tradizionali come l’Europa o gli Stati Uniti in cui vogliamo continuare a rafforzare la nostra presenza”, ha detto Tajani, annunciando anche di “aver istituito presso il Ministero una Task Force Dazi” a disposizione delle aziende.
Che intanto, però, in questi mesi hanno continuato a lavorare con gli Usa tra mille difficoltà ed incertezze, e la cui presenza all’evento organizzato da Veronafiere-Vinitaly con Ita - Italian Trade Agency, Fiere Italiane e la Camera di Commercio Italiana Americana del Midwest-Chicago, “è la risposta del vino italiano ai dazi e al conseguente contesto di preoccupazione e incertezza”, ha detto in apertura il presidente Veronafiere Federico Bricolo, sottolineando come “il programma unitario di questa edizione che ingloba, oltre a Vinitaly, anche “wine2wine Business Forum”, la Vinitaly International Academy, Vinitaly Tourism e SolExpo, rafforza il presidio di Veronafiere su questo mercato strategico e tutt’altro che saturo, che può riservare nuove potenzialità di crescita per il vino italiano”.
Infatti, il 75% dei consumatori statunitensi di vino made in Italy si concentra in una quindicina di Stati, con in testa California, New York, Florida, Texas e Illinois. Gli italian wine lovers, oggi, provengono soprattutto da qui, sono in prevalenza consumatori di origine caucasica (75%), Boomers o Gen X (62%), con una significativa presenza del pubblico femminile. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Iwsr (International Wine and Spirits Record, leader globale nei dati, nelle analisi e nelle informazioni strategiche per il settore delle bevande alcoliche), l’identikit del consumatore del futuro è di genere maschile, Gen Z, ma anche Millennial, di etnia latinoamericana o afro-discendente, preferibilmente residente in Texas, Illinois, California, South Carolina e Georgia o in altre aree con quei segmenti di popolazione non solo poco esplorati, ma che Stato per Stato dimostrano percentuali di gradimento del vino superiori alla media nazionale. Nuovi target e aree di domanda potenziale che Vinitaly.Usa vuole intercettare per ampliare le occasioni di business del vino italiano, Paese leader tra i consumi di vini d’importazione con una quota pari al 38% sul totale. Opportunità per le imprese made in Italy, ma anche per il trade americano: secondo una stima dell’Osservatorio, infatti, se è vero che le imprese italiane registrano un fatturato annuo di oltre 2,2 miliardi di dollari dalle vendite oltreoceano, per i partner commerciali Usa il beneficio a valore sale a più di 10 miliardi di dollari.
Anche per questo, a Vinitaly.Usa, sono presenti tra i buyer anche i top Volio Fine Wine Imports, Vias, Terlato Wines, More Than Grapes - wine imports, Winebow fine wines - spirits e Eagle Eye Wines, mentre nei panel di “wine2wine Vinitaly Business Forum”, con inevitabili focus sui dazi, sarà presente, tra gli altri, Benjamin Aneff, presidente U.S. Wine Trade Alliance.
Dazi sui quali, nonostante tutto, si continua a lavorare: l’Agenzia Ita-Italian Trade Agency, nel solco della diplomazia della crescita spinta dalla Farnesina e negli obiettivi di crescita indicati anche dal Ministero dell’Agricoltura, è orgogliosa di essere motore trainante dell’edizione 2025 di Vinitaly Chicago - ha commentato ancora il presidente di Ita - Italian Trade Agency, Matteo Zoppas - realizzata in collaborazione con Veronafiere e la Camera di Commercio di Chicago. Quest’anno ospitiamo circa 250 aziende con 2.000 etichette, un numero in crescita rispetto all’anno precedente. Abbiamo lavorato con cura sulla qualità degli operatori, dei buyer e dei produttori, offrendo un livello di selezione ancora più elevato e organizzando tre masterclass per avvicinare sempre più il pubblico americano al gusto del vino italiano. In questo momento di incertezza sui dazi - ha concluso Zoppas - il nostro impegno è dare un supporto tangibile agli imprenditori del vino italiano negli Stati Uniti. Nei prossimi mesi valuteremo insieme l’andamento del mercato, ma oggi siamo qui per fare la nostra parte dando sostanza al ruolo del sistema Paese”.
Come testimonia, in qualche modo, la presenza, all’inaugurazione di Vinitaly.Usa gli altri, di Marco Peronaci, Ambasciatore d’Italia negli Usa, Marco Rago, consigliere giuridico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Maurizio Muzzetta, presidente Fiere Italiane Usa Llc, Domenico Mauriello, segretario generale Assocamerestero, e Robert Allegrini, presidente Niaf (The National Italian American Foundation), ma anche di Luigi Scordamaglia, ad Filiera Italia, Giordano Emo Capodilista, vicepresidente Confagricoltura, Tommaso Battista, presidente Copagri, Carmelo Troccoli, direttore nazionale Fondazione Campagna Amica, Marzia Varvaglione, presidente Ceev (Comité Européen des Entreprises Vins), e Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vini - Uiv (in collegamento). Mentre al successivo Business Forum organizzato da Ita - Italian Trade Agency, sono arrivati i contributi di Marilisa Allegrini, presidente e ceo Gruppo Marilisa Allegrini, Francesco Ganz (Ethica Wines), Bill Terlato (Terlato Wine Group) e Diva Moretti Polegato (Villa Sandi), con le conclusioni di Zoppas e del Ministro Lollobrigida. Presenti per Veronafiere anche la vicepresidente Marina Montedoro, l’ad Barbara Ferro e il dg Adolfo Rebughini, ma anche Kristian Ghedina (ex sciatore con 33 podi in Coppa del Mondo e sommelier Ais ad honorem dal 2023) nella veste di Ambassador Vinitaly.Usa 2025.
Evento che, secondo Coldiretti e Filiera Italia, è anche uno strumento per “rilanciare il consumo e la conoscenza delle eccellenze del Vigneto Italia, dalle denominazioni più note a quelle simbolo della biodiversità, sulla scia del grande successo ottenuto all’Onu con il riconoscimento del ruolo positivo del vino all’interno del modello alimentare della Dieta Mediterranea”, spiega una nota. “In giuste quantità il vino è parte integrante della Dieta Mediterranea e siamo orgogliosi che ciò sia stato riconosciuta nel documento Onu - ha detto Luigi Scordamaglia, capo area Mercati, Internazionalizzazione e Politiche Comunitarie Coldiretti e ad Filiera Italia - rimarcando la differenza tra un consumo consapevole equilibrato di vino di qualità, i cui effetti sono positivi, e invece un consumo dannoso da abuso di alcol di pessima qualità che con il nostro bere, con lo stile di vita associato al nostro vino non ha nulla a che fare”. Gli Stati Uniti, ricorda la Coldiretti, rappresentano il mercato che più valorizza il made in Italy vitivinicolo e “dove abbiamo esportato non solo un prodotto, ma uno stile di consumo e non possiamo dunque permettere al sistema di svenderci. Dobbiamo essere pronti ad affrontare un grande cambiamento strutturale, nei consumi, nella comunicazione, nella consapevolezza e in questo dobbiamo essere in grado di puntare sulla nostra distintività e sul grande valore aggiunto del marchio made in Italy che non è replicabile o imitabile. Un valore che poggia anche su una grande diffusione grazie anche ai tantissimi ristoranti italiani che hanno contribuito a farlo conoscere ed apprezzare. Il settore vinicolo italiano - concludono Coldiretti e Filiera Italia - rappresenta uno dei pilastri dell’economia agroalimentare nazionale, con un fatturato complessivo che ha raggiunto i 14,5 miliardi di euro, una superficie di 681.000 ettari e una biodiversità non ha paragoni al mondo grazie a 570 varietà indigene autoctone”.
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