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“In Cina il 60-65% del vino importato in bottiglia è ancora in mano alla Francia, ma i grandi vini italiani stanno trovando il loro spazio nelle cantine dei collezionisti”. A WineNews, Jean-Marc Nolant, tra i wine consultant più popolari di Cina

Italia
Italia cresce in Cina con grandi rossi di Toscana e Piemonte, ma Francia resta lontana

Che qualcosa stia cambiando nel rapporto tra Cina e mondo del vino è evidente: dopo i fasti degli Châteaux bordolesi, la luna di miele con i grandi vini di Francia è finita bruscamente, tra spending review e vero e proprio cambio di rotta strategico del Governo di Pechino. Ciò che non è affatto terminato, invece, è il percorso di crescita del vino nel Paese della Muraglia: i consumi continuano a crescere, così come l’interesse per il mondo di Bacco, tanto che oggi la Cina è il quinto produttore mondiale di vino, con la prospettiva, in pochi anni, di scalzare i grandi della Vecchia Europa. Eppure, per l’Italia resta un mercato difficile da conquistare, con una quota di appena il 7% dell’import complessivo con la Francia che, nonostante tutto, resta lontana, con il “60-65% del mercato del vino importato in bottiglia - come racconta a WineNews Jean-Marc Nolant, tra i wine consultant più popolari di Cina dove, da anni, seleziona le etichette da tutto il mondo per le più grandi catene di hotel del Paese - e credo che abbia ancora un ruolo di primo piano da giocare. Adesso però c’è da fare attenzione ad Australia e Nuova Zelanda, che godono di un regime fiscale decisamente più vantaggioso: il 24% contro il 48% delle imposte pagate dal vino europeo, anche se per ora non superano, insieme, il 10% del mercato”.
“Le prospettive del vino cinese, invece, non sono certo quelle di competere con i vini di alto livello europei - spiega Nolant - quanto di rimanere su un livello un po’ più basso, anche se finalmente stanno venendo fuori con qualche vino interessante da Regioni emergenti, come Ningxia e Xinjang, essenzialmente rossi, ma si sta parlando ultimamente di Chardonnay e Riesling italiano. Cosa che ci porta a parlare proprio dei vini italiani e dei suoi limiti: qualcuno dice che il livello di acidità e tannini sia troppo alto per il palato cinese, ma io credo che sia un falso problema, come dimostra il successo di Barolo e Barbaresco, che stanno trovando lo spazio che meritano nelle cantine dei collezionisti, che cercano vini con grande potenziale di invecchiamento. La stessa cosa vale per il Brunello di Montalcino, anche se l’interesse più recente - continua Nolant - è per il Veneto, specificatamente per l’Amarone, con i brand più importanti sempre più ricercati, come Quintarelli e Dal Forno. Siamo ancora in quella fase, vissuta da tutti i mercati emergenti, in cui la gente beve più l’etichetta che il vino, ma è normale che sia così per chi si affaccia al mondo del vino per la prima volta”.
Se la Cina è un mercato complesso, ma ancora immaturo, qualche linea guida si può comunque delineare, a partire dal fatto che “la stragrande maggioranza del consumo cinese è rappresentato dal vino rosso, e la ragione principale è che i cinesi non bevono assolutamente bevande fredde, ma solo a temperatura ambiente o calde, ecco perché se provi a servire un’Asti Spumante o una Vernaccia di San Gimignano a 6-8 gradi rischi una figuraccia. L’altro motivo è che i cinesi - spiega ancora il wine consultant francese - sono abituati ai tannini presenti nel tè, per questo apprezzano tanto i vini giovani di Bordeaux ad esempio. Ciò nonostante, qualcosa si sta cambiando in tal senso, con le nuove generazioni e le donne che stanno imparando ad approcciare il vino, e anche rosé, sparkling e bianchi stanno iniziando ad avere un loro mercato. Allo stesso tempo, da quando il Governo ha imposto le politiche di austerity, la gente sta imparando a cercare vini dal giusto rapporto qualità prezzo, senza fermarsi alle grandi bottiglie, con Bordeaux che sta vivendo delle difficoltà evidenti, mentre la Borgogna, ma anche l’Italia, stanno crescendo, con vini semplici da associare alle cucine cinesi, che sono tante e diversissime l’una dall’altra”.

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