Non c’è pace per la Francia del vino e, come se non bastassero i problemi sul fronte interno, con il settore alle prese con una difficile congiuntura commerciale, che rischia di portare ad un arretramento un po’ su tutti i mercati, dalla Cina torna alla ribalta delle cronache la querelle che dal 2009 coinvolge il più grande produttore francese, Castel Frères, e l’imprenditore Li Daozhi (Panati Wines). All’epoca, fu l’imprenditore cinese a denunciare il gruppo d’Oltralpe, reo di aver utilizzato la trascrizione fonetica di Castel, ossia “Ka Si Te”, sulle 20 milioni di casse di vino che, ogni anno, vende in Cina: il marchio era registrato, ed il tribunale di Wenzhou, città d’origine di Li Daozhi, condannò Castel al pagamento di una multa di 4,2 milioni di euro. La buona notizia, che cambia decisamente le carte in tavola, è che la Corte Popolare Suprema della Cina ha temporaneamente sospeso il pagamento dell’ammenda e, tenendo conto che adesso il produttore francese ha registrato un nuovo marchio, “Kasidaile”, e alle porte potrebbe esserci una totale revisione del processo.
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