Più di una volta, in Francia, la difesa della cultura enoica, e degli interessi economici ad essa legati, è uscita dal seminato della legalità per assumere i contorni della guerriglia armata: da decenni, a fare pressione sul Governo di Parigi, oltre alle lobby del vino, c’è il Comité Régional d’Action Viticole, particolarmente attivo in Languedoc - Roussillon. Attentati dinamitardi, sabotaggi ed atti incendiari, che hanno messo nel mirino persino due Ministri delle Politiche Agricole, hanno scandito la storia del “Comité”, fino ai fatti di qualche giorno fa, quando 150 vigneron d’Oltralpe si sono dati appuntamento al casello autostradale di Le Boulou, a 10 chilometri dal confine con la Francia, per monitorare il traffico di vino sfuso dal Paese iberico.
Un appostamento propedeutico all’ennesima azione eclatante: alcuni produttori hanno pensato bene di dirottare cinque camion cisterna, sversandone il contenuto, decine di migliaia di litri di vino spagnolo, direttamente sull’autostrada. Un’azione eclatante, di denuncia verso un record poco lusinghiero, almeno ai loro occhi, quello che vuole la Francia come primo importatore di vino spagnolo a basso costo, ma indifendibile sotto ogni punto di vista. Specie nel mondo di oggi, dove il mercato Europeo è sì concorrenziale, a volte in maniera esasperante, ma comunque libero e pieno di possibilità, per lo sfuso spagnolo venduto a meno di un euro al litro come per i vini della Languedoc ...
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