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BIOTECNOLOGIA

In Italia la prima sperimentazione in campo di piante di vite Chardonnay realizzate con le Tea

Progetto dell’Università di Verona, in Valpolicella, con la collaborazione di Edivite: obiettivo verificare la resistenza alla peronospora
CHARDONNAY, CISGENESI, EDIVITE, GENOMA EDITING, PERONOSPORA, SPERIMENTAZIONE, TEA, UNIVERSITÀ DI VERONA, VALPOLICELLA, VITI, Italia
Il gruppo di ricerca coordinato da Mario Pezzotti

In un’epoca in cui i fenomeni atmosferici sono ormai “pane quotidiano”, basti pensare alle temperature record, e quindi alla siccità, ma anche alle precipitazioni preoccupanti e alle malattie che colpiscono l’agricoltura, cresce l’attenzione dedicata alle piante e, in particolar modo, alla loro competitività. E qui possono scendere in campo le Tea, ovvero le moderne Tecnologie di evoluzione assistita, che hanno l’obiettivo di migliorare geneticamente una pianta, al fine di renderla più resistente e produttiva. Le Tea si basano su approcci biotecnologici che permettono di trasferire un intero gene, inclusa la sua sequenza regolatrice, tra due individui tra loro interfertili (cisgenesi) e di modificare in modo voluto e preciso una specifica sequenza di Dna senza spostarla dalla sua posizione naturale nel genoma (genome editing). Un progetto che va in questa direzione riguarda la prima sperimentazione in campo di piante di vite Chardonnay realizzate con Tecnologie di evoluzione assistita (Tea), svolta dal gruppo di genetica agraria coordinato da Mario Pezzotti del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona e reso possibile anche grazie a Edivite, società spin off nata con l’obiettivo di produrre viti più resistenti ai patogeni al fine di ridurre l’utilizzo di fitosanitari necessari per la difesa dei vigneti. Il campo è di circa 250 metri quadrati ed è inserito all’interno del vigneto sperimentale dell’Università di Verona, a San Floriano in Valpolicella. La sperimentazione prevede la messa a dimora di 5 piante di Chardonnay Tea e 5 piante controllo con lo scopo di verificare la resistenza a uno dei principali agenti patogeni della vite, la peronospora e, di conseguenza, la possibilità di un minor utilizzo di prodotti fitosanitari. La prova sperimentale in campo permetterà anche di verificare se lo sviluppo, la crescita e la produzione della pianta rimangono normali, rispetto alle piante suscettibili di controllo.
Nell’evento di lancio, in questi giorni – con, tra gli altri, Pier Francesco Nocini, Rettore Università di Verona, Federico Caner, assessore all’Agricoltura Regione Veneto, ed Antonella Furini, direttrice Dipartimento di Biotecnologie, da Carlo Piccinini, presidente FedagriPesca-Confcooperative, a Cristiano Fini, presidente Cia-Agricoltori Italiani, da Christian Marchesini in rappresentanza del Consorzio Vini Valpolicella e Confagricoltura, ad Ettore Prandini, presidente Coldiretti - il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha spiegato, in diretta video, come “con la prima messa a dimora in campo di viti Tea in Europa, l’Italia si conferma all’avanguardia nella ricerca. Un grande risultato, grazie anche all’impegno di centri di eccellenza come l’Università di Verona. Gli sforzi della ricerca nel settore primario devono essere sostenuti, investendo quante più risorse possibili sulle tecniche evolutive e sull’innovazione per avere colture resistenti e produttive. L’impegno del Governo va avanti, in Italia come in Europa, dove ci batteremo affinché l’Ue si doti finalmente di un quadro normativo adeguato in materia di tecniche genomiche, in linea con le attuali esigenze del settore agricolo”. Per il Rettore dell’Università di Verona, Pier Francesco Nocini, “l’avvio di questa sperimentazione apre nuovi scenari per lo sviluppo della ricerca nell’ambito delle biotecnologie vegetali e, allo stesso tempo, dà vita a nuove opportunità per l’innovazione nel settore vitivinicolo. Un settore trainante per l’economia del territorio che potrà beneficiare delle evidenze di questo studio”. Sara Zenoni, docente di Genetica agraria nell’ateneo veronese, ha detto che “questo evento rappresenta una tappa fondamentale per la ricerca nell’ambito delle biotecnologie vegetali, nonché una concreata speranza per una maggior sostenibilità in viticoltura. Studiare la vite, infatti, non è semplice; si tratta di un sistema complesso, perenne, arboreo, che sta bene nei campi e non ama molto crescere in condizioni controllate di laboratorio. Inoltre, le procedure applicate al sistema vite, sistema “non modello”, richiedono tempistiche molto lunghe, strutture specializzate e personale altamente qualificato”.

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