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IN ITALIA NON SFONDANO, MA I VINI A BASSA GRADAZIONE ALCOLICA, IN PAESI COME GRAN BRETAGNA, USA, CANADA E GERMANIA ATTIRANO L’INTERESSE DEL 40% DEI WINE LOVERS, UN PO’ PER UN APPROCCIO PIÙ SALUTARE ALL’ALCOL, UN PO’ PER SALVARE LA PATENTE ...

In Italia i vini a bassa gradazione alcolica non hanno un peso rilevante in termini statistici, ma in altri Paesi, a partire dalla Gran Bretagna, sono una tendenza in continua crescita, e lo dimostra un dato su tutti: nel 2007 solo il 30% dei consumatori riteneva importante il livello di alcol di una bottiglia al momento dell’acquisto, oggi, invece, la percentuale sale al 44%, quindi 4 milioni di consumatori inglesi in più, nel volgere di soli 6 anni, hanno cambiato opinione. E non finisce certo a Londra il cambiamento: secondo l’ultimo rapporto di Wine Intelligence (che verrà pubblicato a luglio), anche l’atteggiamento dei wine lovers di Canada, Danimarca, Francia, Germania, Svezia, Svizzera e Stati Uniti segue la stessa tendenza, e una “minoranza” sempre più vasta guarda con interesse al range tra i 9 ed i 10,5 gradi, mentre la penetrazione è decisamente inferiore sotto a questa soglia. I motivi di una piccola rivoluzione come questa, però, sono diversi da Paese a Paese: in Inghilterra, ad esempio, sugli alcolici sotto i 5,5 gradi la pressione fiscale è minore, e questo porta locali e supermercati a puntare su vini dealcolati che, però, non soddisfano appieno i palati britannici. Meglio, per la maggior parte dei consumatori, vini naturalmente più leggeri, come i Riesling ed i Moscati, scelti in particolare per due motivi: la voglia di un approccio più salutare al consumo enoico, e la necessità di “assecondare” le leggi, a volte draconiane, che colpiscono duramente in tutto il mondo chi si mette alla guida dopo aver bevuto ...

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