Asti Docg, Prosecco Doc e Docg, Lambrusco Doc: sono spumanti italiani famosi in tutto il mondo e rappresentano una grande parte del comparto, e che riempiranno i calici d’Italia e del mondo, in particolare in questi giorni di festa. Ad accomunarli è il “Metodo Martinotti”, ovvero la rifermentazione in autoclave. Non tutti sanno, però, quale sia l’origine di questa tecnica. A inventarla fu Federico Martinotti nel 1895, protagonista del convegno “Martinotti: Cento Anni di Spumantistica Italiana”, organizzato da Onav - Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, ad Asti. A cento anni dalla sua morte, l’organizzazione, che ha sede ad Asti, ha deciso di realizzare questo convegno dedicato ad un astigiano che rivoluzionò il vino italiano.
Questo metodo consente un duplice vantaggio: da un lato, si mantengono ed esaltano le caratteristiche varietali delle uve, e, dall’altro, si ottiene lo spumante in alcuni mesi invece che in anni, come avviene nel caso del Metodo Classico. Martinotti fu un rivoluzionario e un visionario; basti pensare che, oltre a questa invenzione, fu tra i precursori dell’economia circolare (come raccontano anche le lettere tra Martinotti e Arnoldo Strucchi della Gancia, azienda pioniera degli spumanti italiani, recuperate e rese note nei mesi scorsi da Donato Lanati, tra i più affermati enologi a livello internazionale, fondatore “Enosis Meraviglia”, a Fubine, sulle prime colline del Monferrato, perché condusse ricerche sul riuso delle vinacce come concime e come mangime per bovini, sull’utilizzo dei portainnesti americani per combattere la fillossera e molto altro. Martinotti fu anche il precursore di un prodotto molto attuale: il vino senz’alcol, commissionatogli dall’azienda Calissano per il mercato americano, a quel tempo in pieno proibizionismo.
A delineare i tratti di questo personaggio, nel convegno, sono intervenuti studiosi e ricercatori universitari, sotto la regia di Vincenzo Gerbi, presidente del Consiglio Scientifico Onav. “Oltre che formare ogni anno migliaia di appassionati del vino che desiderano conoscere il settore enoico - afferma il presidente Onav, Vito Intini - uno dei compiti della nostra organizzazione è la divulgazione tecnica, grazie ad un Consiglio Scientifico. Parlare di Martinotti è importante per valorizzare un uomo straordinario, di cui si conosce troppo poco”. Fino all’invenzione della rifermentazione in autoclave, il Metodo Classico o “Champenoise” era l’unico utilizzato e la qualità media dei prodotti italiani era inferiore a quella dei francesi, dei tedeschi e addirittura degli austriaci. Per questo motivo, parallelamente a Martinotti, un altro personaggio che ha segnato la storia, Antonio Carpenè (inventore del Prosecco, ndr), condusse studi per trovare un’alternativa: l’apporto di anidride carbonica esogena artificiale. Martinotti, invece, riprendendo gli studi del suo maestro Koening, ideò un metodo totalmente naturale, composto da tre autoclavi di ferro smaltato di capacità identica e resistenti a 8 atmosfere di pressione.
Quella organizzata da Onav, nei giorni scorsi, è stata una giornata di studi che ha permesso di conoscere ogni sfaccettatura del personaggio e della situazione del tempo, grazie agli interventi di Giusi Mainardi, direttrice Oicce Times, Antonella Bosso, Dirigente Tecnologo Crea Vv, Pierstefano Berta, direttore Oicce, ed Enzo Cagnasso, professore dell’Università di Torino. A testimoniare il mondo produttivo sono stati, invece, i direttori di due delle realtà spumantistiche più importanti: Giacomo Pondini (Asti Docg) e Diego Tomasi (Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg). Oltre a Stefano Ricagno, presidente Consorzio Asti Docg, che ha commentato: “Federico Martinotti ha inventato un metodo per la produzione di spumanti che di fatto coincide anche con la storia della nostra denominazione. Celebrare i 100 anni della produzione spumantistica italiana significa, però, non solo guardare ai successi del passato, ma anche riflettere sulle sfide e sulle prospettive future delle bollicine tricolore, a partire da quelle tutelate dal nostro Consorzio”.
Tra gli spunti più interessanti emersi nella giornata vi è stata la proposta di Andrea Desana, presidente Comitato Casale Monferrato Capitale della Doc (e figlio di Paolo Desana, il senatore piemontese che, col decreto legge 930/1963, ha dato vita alle Doc italiane, ndr), che ha spiegato l’idea di inserire, a livello nazionale e internazionale, sull’etichetta degli spumanti ottenuti con questo metodo la dicitura “Metodo Italiano Martinotti”.
Un riconoscimento che sarebbe importante anche per valorizzare una paternità che, troppo spesso, viene attribuita al francese Charmat. Una spiegazione di ciò potrebbe essere dovuta al fatto che Martinotti fu, fino alla fine, direttore della Regia Stazione Sperimentale di Asti e, quindi, ricoprendo un ruolo istituzionale, non potesse farsi “pubblicità”. Che invece, oggi, meriterebbe di più, Federico Martinotti. Un personaggio fondamentale per la storia di una parte, oggi sempre più importante, del vino italiano.
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