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In Sicilia il vino prova a prendersi cura del patrimonio artistico in cui nasce, ma la burocrazia fa impantanare il progetto di Cantine Settesoli, che ha provato a raccogliere 500.000 euro per il Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa

Italia
Il parco archeologico di Selinunte

Il vino non è solo un caposaldo della cultura enogastronomica italiana e più in generale mediterranea, sa anche prendersi cura del paesaggio in cui nasce e, spesso e volentieri, del suo patrimonio artistico ed archeologico, tra dimore storiche circondate dai vigneti e location, per loro stessa natura, straordinarie. Come il Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, in Sicilia, che fa da sfondo ai filari di Cantine Settesoli, una delle realtà cooperative più importanti dell’Italia enoica, con 2.000 viticoltori associati e 6.000 ettari di vigneti. Il Parco, come tanti altri siti archeologi dello Stivale, purtroppo non versa in ottime condizioni, ed allora, nell’estate del 2014, Vito Varvaro, presidente di Cantine Settesoli, ha pensato bene di prendersene cura in prima persona (come Cantina Settesoli ovviamente), facendosi promotore di un progetto di “interesse pubblico”, che avrebbe portato, con una sponsorizzazione integrata con il fund raising qualcosa come 500.000 euro (di cui 50.000 euro stanziati direttamente dalla cooperativa di viticoltori), da destinare ad interventi di manutenzione, restauro o valorizzazione dei beni del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa. Senza parlare delle iniziative di marketing e pubbliche relazioni che avrebbero portato il nome del Parco, grazie alle attività della cooperativa, in giro per tutto il mondo.

L’uso del condizionale, a più di un anno di distanza dalla presentazione del progetto, purtroppo è ancora doveroso, perché la burocrazia, in questi lunghi mesi, non ha fatto altro che rendere impossibili ed inattuabile, almeno per ora, il progetto di Cantine Settesoli. Gli ostacoli maggiori, dopo i primi veloci passaggi, dall’esito positivo, prima con i vertici del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, quindi con il sindaco di Castelvetrano, arrivano in Regione, dove il progetto si impantana. Da febbraio, quando la pratica è arrivata per la prima volta all’Assessorato Beni culturali e dell’Identità Siciliana, ad oggi, il progetto è stato prima “rimbalzato” da un ufficio “più competente” all’altro, quindi respinto per cambi al vertice dell’Assessorato, poi è spuntata la necessità di un bando di interesse pubblico, quindi il progetto è riscritto e ripresentato da un pool di avvocati. Fino al paradosso delle ultime settimane, in cui, nonostante una legislazione nazionale solida e cristallizzata in tema di sponsorizzazioni dei beni culturali, la Regione Sicilia scopre di avere un vuoto normativo ancora da colmare, quindi, senza un regolamento regionale in materia, il progetto non può andare avanti. Adesso, il dossier è nelle mani del Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, nella speranza che il progetto possa vedere la luce.

Info: www.cantinesettesoli.it

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