È nata la banca dati regionale dei vitigni di antica coltivazione siciliani, grazie agli studi sulla tracciabilità genetica portati avanti dall’Irvos (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia) e dal Coribia, il Consorzio di ricerca sul rischio biologico in agricoltura. Con l’ausilio di esperti del Ministero della Sanità sono stati analizzati i virus che intaccano i vitigni e sono state isolate le parti sane per la moltiplicazione. Lo studio ha messo sotto esame 5.209 presunti cloni di varietà già conosciute, 1.438 di vitigni minori e 136 cloni di vitigni-reliquia.
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