Pur non rappresentando uno sbocco fondamentale per l’export di vino italiano, la Svezia negli ultimi anni è diventata una delle mete più performanti, con una crescita che, nei primi 10 mesi del 2013, ha fatto segnare un ottimo +15,7%.
Numeri da tenere in grande considerazione, in un mercato fatto di consumatori consapevoli e grandi capacità di spesa, ma il vino italiano, più che dai competitor storici, su tutti Francia e Spagna, adesso deve guardarsi dall’inchiesta della tv di Stoccolma Kalla Fakta, “Poison in your glass”, che ha puntato l’indice sulla mancanza di trasparenza delle aziende enoiche, ree di non indicare in etichetta una gran quantità di sostanze aggiunte al vino, dimostrandosi, sempre secondo il servizio di Kalla Fatka, persino peggiori di una multinazionale come Coca Cola.
In realtà, non si parla mai di vini italiani, anzi, sono stati presi in considerazione i 10 vini più venduti sul mercato svedese, tutti in bag in box, tra cui alcuni francesi, ma il pericolo di un disinnamoramento dei wine lovers svedesi è concreto, e allora è bene correre ai ripari, anche, come propongono Nicodemo Oliverio e Michele Anzaldi, parlamentari del Pd in Commissione Agricoltura alla Camera, aprendo un dibattito di ampio respiro su quella che è la percezione di uno dei grandi simboli del made in Italy all’estero.
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