“In vino veritas. Del dolore e del piacere. Conversazioni tra materia, medicina, arte e filosofia”. Ovvero la natura ambivalente della percezione di alcuni fenomeni, la componente emozionale nelle percezioni del dolore e del piacere. Di questo, in un originale convegno, si è discusso, oggi, in Trentino, a Cembra, patria del Muller Thurgau.
Il convegno, diviso nettamente in due parti, ha visto il primo momento dedicato alla scienza, con l’intervento dei reumatologi Giuseppe Paolazzi e Piercarlo Sarzi Puttini e del neurologo Claudio Boninsegna, le cui relazioni “si sono soffermate sull’esperienza quotidiana dell’individuo davanti all’irruzione del dolore: dolore fisiologico (acuto), dolore che segna la memoria e che procura uno stato di allerta; ma ancor di più i casi di dolore cronico, la causa del quale spesso rimane ignota”. Paolazzi ha ricordato, in particolare, che non è malattia solo ciò che è misurabile e visibile con gli strumenti tecnologici, perché si manifesta anche una soglia ulteriore, oltre la quale non è facile orientarsi. Ed, a questo riguardo, si è fatto cenno di come per quasi duemila anni il vino abbia rappresentato nella tradizione occidentale l’unico farmaco contro il dolore. Boninsegna ha poi sottolineato quanto le sensazioni del dolore e del piacere influiscano sul ricordo.
Quindi, la seconda parte del convegno, quella in cui lo storico dell’arte Toni Toniato, presentando un rapido excursus sulle raffigurazioni artistiche del tema nella pittura contemporanea, “si è concentrato sulla natura dell’arte come forma sensibile di un pensiero”. Poi il filosofo Massimo Donà (autore di “Filosofia del vino”, uno dei migliori libri - di sempre - sul significato della bevanda di Bacco) ha invece evidenziato come “in presenza del vino come dell’arte, vengano meno le opposizioni secondo le quali il pensiero occidentale giudica i fenomeni. Il vino conserva storicamente una dimensione ambivalente: seduce, fa parlare, ma porta progressivamente fuori-di-sé; l’eccesso del vino, pur procurando sensazioni di libertà, rende schiavi. Tuttavia, proprio in virtù della loro natura concreta, materiale, il vino e l’arte colpiscono la parte irrazionale dell’anima, suscitano le passioni e spingono alla conoscenza”.
Da parte sua, il giornalista Rai (ma anche collaboratore del “Gambero Rosso”) Nereo Pederzolli ha, invece, parlato del piacere della tavola e della necessità di un’educazione sensoriale: “più che al gusto ha voluto riferirsi proprio al sapore, che nutre la conoscenza, mantiene la stessa radice del sapere e alimenta la memoria”.
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