La Cina regala grandi sogni e speranze ai produttori di vino di tutto il mondo, e ovviamente anche dell’Italia. Ma in attesa che si realizzino, intanto, l’emergenza è quella dell’indagine antidumping e antisussidi avviata dal Governo di Pechino sul vino europeo. E la diplomazia inizia a muoversi. Per ora l’Italia ha inviato una lettera all’Ue (firmata anche da Francia e Spagna), per chiedere un intervento rapido della Commissione e, a livello nazionale, i Ministeri di Sviluppo Economico, Esteri e Agricoltura, con l’Ice, hanno messo a punto una task force antiburocrazia per agevolare le imprese che puntano sulla Cina. Un’iniziativa che piace al mondo produttivo italiano. “Accogliamo positivamente l’iniziativa del Governo di istituire una “task force” anti-burocrazia – commenta la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori - per agevolare le aziende vitivinicole che attualmente esportano sul mercato cinese che potrebbero incorrere nel probabile dumping da parte di Pechino. Queste avranno, infatti, la possibilità, fino al prossimo 19 luglio, di registrarsi presso il Ministero dello Sviluppo economico in un apposito modulo messo a disposizione dal Governo cinese che consente la creazione di una sorta di “valigetta diplomatica” che lo stesso Dicastero si è impegnato a presentare presso il governo di Pechino. I dazi che la Cina minaccia di adottare sull’import di vino - sottolinea la Cia - avrebbero un effetto traumatico nei confronti dei nostri produttori vitivinicoli (più di 1500 nel 2012 hanno esportato sul mercato cinese), che hanno visto aumentare in maniera consistente il flusso commerciale con il colosso asiatico. Basti pensare che nel primo trimestre del 2013 in Cina sono stati esportati 3 milioni e 770.000 litri di vino con un aumento del 10,7% sul 2012. Solo per il settore degli spumanti l’export sul mercato cinese è stato pari a 598.000 litri, con un aumento record dell’83,5%. E l’allarme oggi riguarda soltanto il vino, ma potrebbe interessare anche altri prodotti agroalimentari. Con l’iniziativa avviata dal Governo si possono così fronteggiare possibili situazioni che in futuro rischiano di penalizzare le nostre imprese che operano sul mercato cinese”.
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