“Straniero è una “parola magica”, importante, una parola che produce a volte anche paura. Che usiamo in termini positivi, come quando parliamo della conquista dei mercati stranieri, quando siamo capaci di fare globalizzazione, e ne siamo entusiasti. A volte, invece, questa parola evoca un senso di “invasione”, come nel dibattito sempre aspro attorno all’immigrazione. Dal mio punto di vista, questa parola rappresenta una sola cosa: opportunità”. Come quando abbiamo a che fare con gli stranieri che abitano, vivono e lavorano nei tanti territori del vino italiano: così Aldo Bonomi, uno dei più importanti sociologi italiani, sull’Inchiesta Winenews “Versa il melting pot nel bicchiere” e sulla percentuale degli stranieri nei Comuni più importanti dell’Italia del vino, analizzata dall’indagine, che arriva spesso a costituire il 10% della popolazione totale (con punte anche del 14%), dato più alto della media italiana, in cui l’incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione complessiva si attesta al 7,4% (rilevazione Istat al 1 gennaio 2013).
Lo straniero “è un’opportunità quando si presenta come “braccia”, che, non dimentichiamo, sono uomini - sottolinea Bonomi a WineNews - e quindi dobbiamo stare molto attenti a ragionare su chi lavora nella nostra agricoltura e nei nostri territori. E poi ci sono - spiega il sociologo - i nuovi residenti, stranieri che, stanziandosi in quei luoghi, seguono il percorso del vino, perché il vino, lo sappiamo, ha la capacità di ridisegnare un territorio e la sua immagine, in distretti come Montalcino o come quello del Prosecco, dove anche i meccanismi produttivi rendono bello il paesaggio. A conferma di come il vino non sia solo un progetto commerciale, ma anche una forma per stabilire nuove reti di convivenza, nei lavori e nel mercato. Oltre che - conclude - un potente veicolo di immagine e turismo per i territori”.
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