Se il voto per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti è decisamente in bilico, tra Hilary Clinton e Donald Trump, non sembrano esserci dubbi, ma solo solide certezze, nella preferenza degli americani per l’Italia, almeno in fatto di vino. Continua con il vento in poppa, infatti, il 2016 del vino italiano in Usa: le esportazioni della cantine del Belpaese verso gli States, nei primi 4 mesi dell’anno, sono cresciute del 4,7% in quantità (839.170 ettolitri) e del 6% in valore (404,9 milioni di dollari), con le etichette tricolore che vedono crescere ancora la propria quota di mercato, al 27,8% in volumi e il 33% in valore, consolidando così la loro leadership nel mercato enoico ad oggi più importante del mondo. Una performance ancora più positiva se comparata a quella di due dei principali competitor dell’Italia negli Stati Uniti, come Australia (-11,5% in quantità, 473.900 ettolitri, e -9,3% in valore, 117,8 milioni di dollari) e Argentina (-31,5% in quantità, a 252.550 ettolitri, e -10,7% in valore, 82,9 milioni di dollari).
E le cose, dal punto di vista italiano, vanno ancora meglio se si parla di spumanti, visto che quelli del Belpaese rappresentano il 59,9% del mercato in quantità ed il 32,2% in valore, grazie ad una crescita del 45,3% in volume (187.860 ettolitri) e del 19,4% in valore (101,3 milioni di dollari).
A dirlo i dati dell’Italian Wine & Food Institute guidato da Lucio Caputo.
Decisamente positive, invece, le performance della Francia, che cresce a doppia cifra, pur partendo da cifre più basse: +23,6% in volume, a 359.970 ettolitri, e +17,1% in valore, a 297,3 milioni di dollari. Mentre il Cile, secondo Paese esportatore in Usa, che cresce dell’8,9% in volumi (551.640 ettolitri), ma evidentemente solo grazie a vini di basso prezzo, visto che perde il 2,8% in valore, a 86,5 milioni di dollari. Tutto questo in un contesto americano in salute, visto che le importazioni, nel complesso, sono cresciute del +1,2% in quantità (3 milioni di ettolitri) e del 7,2% in valore (1,3 miliardi di dollari).
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