02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

Investire in vino è, prima di tutto, passione. Ma per chi guarda alle etichette più pregiate del mondo di Bacco, servono disponibilità economica, propensione al rischio ed expertise per individuare vini longevi e rari. Le “blue chips” di WineNews

Investire in vino lo si deve fare, prima di tutto, per passione. Poi è vero che alcuni “fine wine” possono diventare anche veri investimenti dal punto di vista economico, ma sono pochissimi nomi, stranieri e italiani, storicamente capaci di aumentare il loro valore in modo significativo. Ed in effetti esiste una asset class, lo Swag (Silver, Wine, Art, Gold), dedicata agli investimenti in borsa. Certo, sono vini che devono avere caratteristiche specifiche: la longevità, una diffusione relativamente scarsa e che, nel tempo, si riduce ulteriormente, e un “mercato secondario”, rappresentato dalle case d’asta, i cui risultati sono poi amplificati dai mass-media. E poi, come in tutti gli investimenti, servono disponibilità economica, propensione al rischio ed una certa expertise. E un po’ di fortuna, che non guasta mai. Per partire? 30.000 euro all’anno possono rappresentare una base sufficiente per cercare di accaparrarsi le bottiglie che davvero “contano” e che possono rilevarsi un investimento redditizio. Si tratta, ricordiamolo, di acquistare, in casse da sei, bottiglie costose dal prezzo unitario che parte, in media, come minimo dai 250/300 euro a bottiglia. E come in ogni mercato da investimento anche il vino ha le sue “blue chips”, quelle etichette che, più di altre, storicamente, garantiscono un aumento di valore.
Pochi i nomi “sicuri”, almeno a guardare alle aste internazionali e a piattaforme come il Liv-Ex, che WineNews monitora con regolarità. Sul fronte francese, per esempio, è doveroso cercare di “accaparrarsi” Château Lafite, Château Latour, Château Margaux, Château Mouton, Château Haut-Brion, Cheval Blanc, Petrus, Château Angelus, Château Pavie, Château Pin, Château d’Yquem; necessaria, poi, almeno qualche etichetta proveniente dalla Borgogna, una realtà più frammentata e la cui disponibilità di bottiglie delle aziende “cult” è davvero limitata: Domaine Romanée-Conti, Romanée-Conti, Romanée-Conti, La Tâche, Romanée-Conti, Richebourg; Armand Rousseau, Chambertin Clos de Bèze; non sarebbe, infine, da escludere anche qualche bollicina francese: Moët & Chandon, Champagne Dom Perignon; Krug Champagne Clos du Mesnil; Bollinger, Champagne Grande Année. Nel resto del mondo, si potrebbe puntare su un californiano come Opus One di Mondavi, su un australiano come il Grange di Penfolds e su uno spagnolo come l’Unico di Vega Sicilia. Per le etichette italiane, proprio non devono mancare: Tenuta dell’Ornellaia, Masseto; Tenuta dell’Ornellaia, Bolgheri Ornellaia; Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia; Antinori, Tignanello; Antinori, Solaia; Bruno Giacosa, Barolo Le Rocche del Falletto; Giacomo Conterno, Barolo Monfortino Riserva; Gaja, Barbaresco; Gaja, Sorì Tildìn; Luciano Sandrone, Barolo Le Vigne; Le Macchiole, Messorio; Tua Rita, Redigaffi; Biondi Santi, Brunello di Montalcino Riserva; Soldera, Brunello di Montalcino Case Basse Riserva; Giuseppe Quintarelli, Alzero.

Focus - Il Liv-ex spiegato da Winenews
Gli inglesi, da buoni detentori dei flussi più importanti delle borse mondiali, hanno introdotto anche il Liv-ex Fine Wine Exchange (www.liv-ex.com) che, appunto, “controlla” la redditività degli investimenti sul vino. Gli indici più importanti sono cinque:
- Liv-ex Fine Wine 50: segue il movimento dei prezzi giornalieri delle etichette più negoziate sul mercato del vino pregiato, vale a dire i 5 Premier Cru di Bordeaux (Château Lafite, Château Latour, Château Margaux, Château Mouton, Château Haut-Brion). Include solo le dieci annate più recenti (attualmente 2003-2012), senza nessun altro criterio qualitativo.
- Liv-ex Fine Wine 100: è l’indice che fa da benchmark per il settore, misurando i movimenti di prezzo delle 100 etichette più ricercate sul mercato secondario dei vini pregiati.
- Liv-ex Bordeaux 500: è l’indice che riflette le tendenze più ampie sul mercato dei fine wine, misurando i movimenti di prezzo delle 500 etichette bordolesi più importanti e viene calcolato mensilmente.
- Liv-ex Fine Wine 1000: è l’indice che monitora il prezzo medio di 1.000 etichette provenienti da tutto il mondo (Bordeaux, Borgogna, Rodano, Champagne, Porto, Italia, Nuovo Mondo) e viene calcolato mensilmente.
- Liv-ex Fine Wine Investables: questo indice monitora il comportamento dei 200 vini dal più “sicuro” futuro provenienti da 24 top Chateaux di Bordeaux. In sostanza, lo scopo è quello di replicare la performance di un tipico portafoglio d’investimento in vino. I dati dell’indice partono dal 1988. Il Liv-ex Fine Wine Exchange fornisce anche degli indici specifici per ogni zona di produzione più importante al mondo: Borgogna, Champagne, Rodano, Italia e resto del mondo).

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli