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CUSTODIA DELLA BIODIVERSITÀ

Italia, record negativo nel consumo di suolo: persi 83,7 chilometri quadrati nel solo 2024

Il Rapporto Ispra 2025 denuncia il peggior saldo degli ultimi 12 anni. Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia: “stiamo distruggendo la vita”
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Slow Food: “senza suolo non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo”

Mentre l’Italia affronta una delle più marcate decrescite demografiche della sua storia recente, un altro fenomeno continua a correre in direzione opposta: il consumo di suolo. Che, in un Paese che si svuota di persone, si riempie di cemento. A dirlo, è il nuovo Rapporto 2025 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), ente pubblico che monitora lo stato dell’ambiente e supporta le politiche ambientali nazionali, che lo ha presentato oggi, con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa). Ed i cui dati sono allarmanti: nel solo 2024 sono stati consumati 83,7 chilometri quadrati di suolo, con un incremento del +15,6% sul 2023 e un saldo netto (il dato che tiene conto del ripristino di aree naturali) di 78,5 chilometri quadrati, il peggiore degli ultimi 12 anni. Un trend che non solo deturpa il paesaggio, ma compromette la capacità del suolo di garantire servizi ecosistemici fondamentali per la vita.
“In Italia il consumo di suolo non accenna a frenare e rappresenta un pericolo concreto per il nostro futuro - ha detto Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia, a commento del Rapporto - continuiamo a distruggere una risorsa indispensabile alla vita”.
Il suolo, infatti, non è rinnovabile ed è insostituibile: fornisce cibo, regola il ciclo dell’acqua, è serbatoio di biodiversità e carbonio. A preoccupare è soprattutto il consumo di suolo agricolo, aggravato da nuove cause come logistica, data center e pannelli fotovoltaici a terra, che nel 2024 hanno coperto 1.702 ettari, l’80% dei quali su terreni agricoli. L’abbandono delle aree interne e l’urbanizzazione selvaggia aumentano il rischio idrogeologico, con danni annuali stimati in 3,3 miliardi di euro (dal 2010 ad oggi la spesa è triplicata), più di un sesto della Manovra in discussione al Parlamento.
“Ogni metro quadrato costruito porta soldi, ma il suolo non è una voce di bilancio: è un bene pubblico da proteggere”, avverte Nappini, chiedendo un censimento delle strutture abbandonate da riconvertire. Le coperture artificiali occupano il 7,17% del territorio italiano, quasi il doppio della media europea, con regioni come Lombardia, Veneto e Campania dove oltre un decimo del suolo è già consumato. L’Europa impone l’azzeramento della perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030 e il consumo zero entro il 2050, ma questi obiettivi appaiono irraggiungibili. L’unica buona notizia è l’approvazione della Direttiva europea sul monitoraggio del suolo, che obbliga gli Stati membri ad agire per migliorarne la resilienza. Per Slow Food Italia, è un segnale importante, ma servono decisioni coraggiose e immediate.
“Consumare suolo - conclude Nappini - non significa soltanto deturpare il paesaggio, ma distruggere una risorsa indispensabile alla vita. Il suolo è una risorsa non rinnovabile, scarsa e non esiste tecnologia che possa sostituire i suoi servizi ecosistemici: fornisce materie prime, biomassa e il cibo necessario alla sopravvivenza dell’uomo e di tutte le altre specie viventi; è elemento fondamentale del ciclo vitale sulla Terra; rappresenta una riserva di biodiversità, un serbatoio di carbonio ed è regolatore del ciclo dell’acqua e degli elementi biochimici. Senza suolo non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo”.

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