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ITALIAN WINE & FOOD INSTITUTE: INIZIO 2014 IN FRENATA PER L’IMPORT DI VINO IN USA. L’ITALIA PERDE IL PRIMO POSTO PER QUANTITÀ, MA LO MANTIENE IN VALORE. LE BOLLICINE TRICOLORE LE PIÙ FORTI IN USA: +5,2% IN QUANTITÀ, +4,7% IN VALORE

Italia
Nel 2014 frenata del vino italiano in Usa

Primo bimestre 2014 all’insegna della contrazione generalizzata dell’importazione di vino negli Stati Uniti. Ne risente anche l’andamento delle etichette del Bel Paese da Los Angeles a New York, che perdono il primo posto in termini quantitativi, ma lo mantengono saldamente in termini di valore. Senza scosse il successo delle bollicine tricolore che guadagnano in Usa il 5,2% in quantità e il 4.7% in valore sul 2013. E’ l’ultima fotografia dello scenario del mercato statunitense, scattata dall’Italian Wine & Food Institute, nel suo consueto report bimestrale.
Il confronto fra il primo bimestre 2014 e quello 2013 vede le importazioni di vino imbottigliato in Usa in calo. La diminuzione ha interessato pressoché tutti i paesi esportatori: -17,5% in volume e -27% in valore per le etichette provenienti dal Cile, -13,1% in quantità e -2,8% in valore per l’Italia, -12,3% in quantità e -6,2% in valore per la Spagna, -8,7% in quantità e -4% in valore per l’Australia e -9,7% in quantità e -0,1% in valore per i vini della Germania. Registra una sostanziale tenuta il vino francese che perde 1,4% in quantità, guadagnando la medesima percentuale in valore. Altalenante il comportamento dei vini argentini che da un lato aumentano il loro peso quantitativo (+13,9%) e dall’altro diminuiscono in valore (-4,7%). In crescita, invece, i vini provenienti dalla Nuova Zelanda (+28,7% in quantità e +15,5% in valore).
L’Italia, dunque, che aveva concluso il 2013 in testa alla classifica dei paesi fornitori del mercato Usa, nei primi due mesi del 2014 ha fatto registrare una diminuzione complessiva (334.300 ettolitri, per un valore di 180 milioni di dollari, contro i 378.090 ettolitri, per un valore di 185 milioni di dollari dello stesso periodo del 2013), figlia, evidentemente, di una generalizzata frenata delle importazioni di vini negli Stati Uniti che, nei primi due mesi del 2014, sono ammontate complessivamente a 1,46 milioni di ettolitri, per un valore di 564 milioni di dollari facendo registrare una diminuzione sia in quantità che in valore, rispettivamente del 6,1% e del 1,8% sullo stesso periodo del 2013. Una contrazione che ha fatto perdere all’Italia il primo posto nella classifica in quantità fra i paesi fornitori del mercato americano a favore dell’Australia. L’Italia rimane invece saldamente al primo posto della classifica in valore, distanziando notevolmente sia Francia che Australia, che si classificano rispettivamente al secondo e terzo posto.
I dati relativi ai primi due mesi dell’anno sono tuttavia sempre tendenzialmente a favore dell’Australia ed una situazione analoga si era verificata anche nei primi due mesi del 2013. L’Italia aveva però poi recuperato finendo l’anno saldamente in testa alla classifica. È da sottolineare che la quasi totalità delle importazioni Usa di vino italiano sono imbottigliate, mentre quelle di vino australiano consistono, per più della metà, in vino sfuso.
I primi cinque paesi fornitori del mercato americano: Italia, Australia, Cile, Argentina e Francia detengono una quota di mercato pari all’85,6% in quantità e al 79,7% in valore, monopolizzando il mercato. Dal punto di vista del prezzo medio all’origine per litro dei vini in bottiglia importati, troviasmo quello italiano a $5,6 dollari (con un aumento di quattro centesimi rispetto al 2013); 3,4 dollari per vini australiani (senza variazione rispetto al 2013); 3,6 dollari per i vini cileni (contro i $3,7 del 2013); 4,7 dollari per i vini argentini (idem nel 2013); 9,7 dollari per i vini francesi (contro i $9,6 del 2013).
Le importazioni dall’Australia sono complessivamente ammontate a 356.380 ettolitri, per un valore di 84 milioni di dollari, contro i 390.290 ettolitri, per un valore di 87 milioni di dollari, del 2013. Da sottolineare la contrazione registrata nel primo bimestre del 2014 delle importazioni di vini australiani sfusi: -12,6% in quantità e -29,6% in valore.
Il Cile si conferma, ancora una volta, al terzo posto nella classifica dei paesi fornitori del mercato Usa. Le importazioni statunitensi di vino cileno, sono ammontate a 237.160 ettolitri, per un valore di 38 milioni di dollari, rispetto ai 287.430 ettolitri, per un valore di 52 milioni di dollari, dello stesso periodo del 2013.
L’Argentina, il quarto paese esportatore, ha portato sul suolo statunitense 229.120 ettolitri di vino, per un valore di 47 milioni di dollari, contro i 201.190 ettolitri, per un valore di 50 milioni di dollari, del 2013. Sono aumentate anche le importazioni di vini sfusi dall’Argentina: +38,4% in quantità e +56,1% in valore.
Le importazioni dalla Francia, quinto paese fornitore, del mercato Usa, sono ammontate a 102.890 ettolitri, per un valore di 99.478.000 dollari, contro i 104.400 ettolitri, per un valore di 98 milioni di dollari del 2013. Le importazioni Usa di vini sfusi francesi hanno subito un decremento in quantità pari al 43,4%, ed un aumento del 5,2% in valore.
Le importazioni dalla Spagna sono ammontate a 59.750 ettolitri, per un valore di 33 milioni di dollari e quelle dalla Nuova Zelanda sono ammontate a 75.440 ettolitri, per un valore di 44 milioni di dollari, Le importazioni Usa provenienti dalla Germania sono ammontate a 23.390 ettolitri, per un valore di 12 milioni di dollari.
E le bollicine come si sono comportate? Le importazioni americane di vino spumante nel corso dei primi due mesi del 2014, hanno subito un lieve incremento sullo stesso periodo del 2013. Il totale delle importazioni Usa di spumanti è infatti aumentato dell’1,2% in quantità, subendo però una contrazione del 4,3% in valore, passando da 94.570 ettolitri, per un valore di 92 milioni di dollari del 2013, a 95.690 ettolitri, per un valore di 88 milioni di dollari del 2014. Gli spumanti italiani detengono una quota di mercato pari al 52,4% in quantità e del 31,8% in valore, mantenendo l’Italia in testa alla classifica dei paesi esportatori di vino spumante verso gli Usa, con un aumento del 5,2% in quantità e del 4,7% in valore (50.110 ettolitri, per un valore di 28 milioni di dollari, contro i 47.620 ettolitri per un valore di 26 milioni di dollari del 2013).
Francia e Spagna, hanno fatto entrambi registrare lievi decrementi in quantità. La Francia ha diminuito dello 0,8% la quantità, e del 9,3% il valore del suo export di bollicine (dai 25.290 ettolitri, per un valore di 55 milioni di dollari del 2013, a 25.080 ettolitri, per un valore di 50 milioni di dollari nel 2014). La Spagna ha fatto anch’essa registrare una diminuzione in quantità dello 0,8% ed un aumento in valore del 4,4% (dai 16.370 ettolitri, per un valore di 7 milioni di dollari del 2013, a 16.240 ettolitri per un valore di 7 milioni di dollari nel 2014).

Focus - Quali sono gli Stati americani dove si consuma più vino
La rivista Business Insider ha pubblicato recentemente la classifica degli stati americani in cui viene consumato più vino. Dalla ricerca è risultato che il 13% della produzione vinicola mondiale viene consumata negli Stati Uniti,paese con il più elevato consumo di vino al mondo. Secondo i dati rilevati ed elaborati da Beverage Imports il Distretto della Columbia è lo stato con il più alto tasso di consumo di vino pro-capite, che nel 2013 è risultato essere di 25,7 litri l’anno (circa 34 bottiglie). Al secondo posto sempre in termini di consu mo pro capite vi è il New Hampshire con 19,6 litri per persona all’anno. Seguono poi il Massachusetts, il New Jersey, il Nevada, il Connecticut e la California. Sempre secondo le rilevazioni effettuate da Beverage Imports lo stato americano dove viene consumato il minor quantitativo di vino è il West Virginia, con l’assunzione pro capite di soli 2,4 litri l’anno.

Focus - Wal Mart entra nel mercato dei prodotti biologici
Dal mese di aprile Wal Mart, una delle catene di negozi al dettaglio più grandi al mondo, ha iniziato a vendere anche prodotti biologici in collaborazione con Wild Oats, che opera nel settore dagli anni ottanta. I prezzi dei prodotti biologici venduti da Wal Mart saranno del 25% più bassi rispetto a quelli ora sul mercato. L’azienda ha preso questa decisione dopo aver effettuato una ricerca dalla quale è risultato che oltre il 90% dei propri consumatori sarebbero lieti di acquistare prodotti biologici a condizione che il prezzo degli stessi sia più basso di quelli attualmente sul mercato.

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