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LO SCENARIO

Iwsr: il calo dei consumi di vino & spirits potrebbe essere congiunturale, non strutturale

A pesare sulla frenata dei brindisi sarebbero più le difficoltà economiche che il crescente salutismo. Ma la crescita del no/low alcol è una certezza
ALCOLICI, CONSUMI, IWSR, vino, Mondo
Iwsr: il calo dei consumi di vino & spirits potrebbe essere congiunturale, non strutturale

Il calo del consumo di vino e alcolici, a livello mondiale, è sotto gli occhi di tutti gli operatori. E se molti pensano che sia un calo strutturale, legato, da un lato, ad un ricambio generazionale che vede le “nuove” generazioni che entrano sul mercato non sostituire le “vecchie” che ne escono a livello di volumi consumati, e, dall’altro, ad un crescente salutismo che porta a ridurre calici e bicchieri, secondo altri, invece, la frenata è soprattutto congiunturale e legata alle difficoltà economiche, con un’inflazione che colpisce un po’ in tutto il mondo, e l’aumento degli stipendi che non sta al passo, in maniera più o meno marcata a seconda di aree e Paesi. Almeno, questo sostiene l’ultimo rapporto Bevtrac dell’Iwsr - International Wine & Spirits Research, che, dopo averlo già fatto a marzo 2023 ha sondato oltre 2.000 consumatori in 15 mercati di primo piano per il wine & spirits, come Usa, Canada, Brasile, Messico, Francia, Germania, Italia, Spagna, Uk, Cina, India, Taiwan, Giappone e Sudafrica.
Ebbene, in estrema sintesi, se nella prima metà dell’anno i consumi di birra hanno registrato un lieve calo, in vini fermi un -4%, ed a crescere, ma del +1%, sono stati gli altri alcolici ed i ready to drink, la motivazione principale indicata per questo cambiamento è legato ad una minore disponibilità economica e ad una maggiore “prudenza” nella spesa, soprattutto per le generazioni più giovani, più sotto pressione a causa di fattori come l’aumento dei tassi d’interesse, l’indebitamento, l’inflazione alimentare, gli aumenti delle tasse e i crescenti costi dell’energia. Ma, rispetto ai mesi scorsi, segnala l’Iwsr, in molti dichiarano una maggiore sicurezza economica rispetto ai primi mesi del 2023, e se per ora il quadro dei consumi è sempre in negativo, tuttavia, afferma Anastasia Timofeeva, Senior Consumer Insights Manager Iwsr, “i consumatori segnalano un’elevata sicurezza sul fronte del lavoro, quindi il sentiment per il futuro rimane positivo. Questo suggerisce che i cambiamenti in corso non siano strutturali e che è probabile un rimbalzo nei prossimi mesi. La chiave sarà se i salari reali riusciranno a crescere in modo sostenibile nei prossimi due trimestri in Europa e Nord America, in particolare per i giovani “Lda”, ovvero quelli che, nei vari Paesi, entrano nell’età legare per acquistare alcolici”.
Previsioni che, come tutte, si basano su ipotesi che poi andranno verificate. Una cosa, invece, è certa, almeno nel breve termine: la crescita dei consumi di birre, vini e bevande analcoliche. Nel 2023 la crescita in volume è stimata nel +5%, per un valore di oltre 13 miliari di euro, e si prevede che la categoria del no/low alcohol crescerà del 6% all’anno, in volume, da qui al 2027 (trascinata soprattutto dalle bevande analcoliche, a +7%, mentre per quelle a basso tenore alcolico sono stimate in un +3% all’anno. Con un numero crescente di consumatori, soprattutto tra i giovani, in tutte le aree del mondo, al punto che la metà di chi ha bevuto una birra analcolica o un vino dealcolato, nel 2023, lo ha fatto per la prima volta.

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