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“L’alcol è la prima causa di morte tra i giovani, lo era 20 anni fa e lo è ancora oggi”: è il messaggio portato nelle scuole superiori dalla campagna “Non perderti in un bicchiere”, promossa da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità

“L’alcol è la prima causa di morte tra i giovani, lo era 20 anni fa e lo è ancora oggi”: è il messaggio portato tra i banchi delle scuole superiori dalla campagna di sensibilizzazione dei giovani “Non perderti in un bicchiere”, promossa da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, per prevenire il consumo di alcol da parte di giovani e giovanissimi, che ha fatto oggi tappa a Bologna.
A parlare di alcol (ma anche di droghe, gioco d’azzardo e altre dipendenze patologiche come quella da internet e dai social network) ai ragazzi del Liceo Malpighi è stato Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol del Cneps (Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute) dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente della Società Italiana di Alcologia.
“L’esclusione dal gruppo e il timore di finire isolati è un punto centrale su cui occorre fare leva, secondo Scafato, per far presa sui giovani. “A quella età i ragazzi sono superuomini, non hanno paura di niente, i numeri degli incidenti stradali interessano poco. Quello di cui hanno davvero paura è di rimanere esclusi e isolati dal gruppo. Ma - continua Scafato - bisogna educarli a bere perché l’alcol è la prima causa di morte tra i giovani, e il fisico di un adolescente fino ai 18-20 anni non è in grado di metabolizzare l’alcol in maniera efficiente. Inoltre l’alcol è legato a molti più tumori di quanti comunemente si crede. In più, bere un bicchiere di vino o birra al giorno equivale a mangiarsi in un mese 184 pacchetti di patatine. E bere un paio di bicchieri di vino significa ingurgitarsi nove zollette di zucchero”.
“Quello che è importante è favorire l’incremento della consapevolezza da parte dei giovani che il bere non è un comportamento che non è per tutti, sicuramente non per chi ha 18 anni, per tutti gli effetti negativi che può avere. Prima di tutto nello sviluppo razionale di un ragazzo, che ha pieno diritto di avere un cervello integro e non danneggiato - dice il medico - gli effetti dell’alcol sono percepiti come a basso rischio, ma invece non è così. Ci sono effetti gravi nel tempo, ma anche immediati. L’alcol è la prima causa di morte tra i giovani, lo era 20 anni fa e lo è ancora oggi, giorno in cui cade il ventennale della Carta europea sull’alcol, che poneva al centro l’attenzione sui giovani - spiega - ci sono aspetti che andrebbero migliorati: non c’è un numero adeguato di controlli su vendita e somministrazione di bevande alcoliche ai ragazzi, nei locali pubblici. Un ragazzo su tre dichiara di non aver nessuna difficoltà a comprare l’alcol”. E poi c’è il piano dell’educazione. “Il 17% delle intossicazioni tra i giovani - conclude Scafato - sono al di sotto dei 14 anni e questo è un dato che anche i genitori devono conoscere. Se non c’è la famiglia, insieme alla scuola, a rafforzare i messaggi con l’esempio e l’informazione, non si potrà mai incrementare la conoscenza di un fattore di rischio che può essere combattuto, se interpretato alla luce delle evidenze scientifiche e dei consigli che diamo ai giovani”.

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