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L’ARTIGIANO DEL VINO (GAJA), IL GRANDE PRODUTTORE (ANTINORI), LA COOPERATIVA (DUE PALME): I TRE PILASTRI DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO AL CONGRESSO ASSOENOLOGI, TRE CASI DIVERSI DI SUCCESSO CHE DICONO COME CI SIA SPAZIO PER TUTTI. A PATTO CHE ...

L’artigiano del vino (Gaja), il grande produttore (Antinori), la cooperativa di successo (Due Palme): i tre pilastri del sistema produttivo italiano. Idealmente riuniti nel Congresso di Assoenologi ad Alba, concretamente “complementari” sui mercati. “Piccolo non è bello, è utile”, ha detto Angelo Gaja, “evviva dei pionieri, le corazzate che aprono e presidiano i mercati come Antinori, ma anche Banfi o Santa Margherita, per citarne alcuni, ma evviva anche noi artigiani, che dobbiamo avere la coscienza di non voler diventare grandi per dimensioni, ma anche il coraggio di andare per la nostra strada, osare, e proporre qualcosa di diverso, che incuriosisce, che moltiplica l’interesse. E poi è vero che dobbiamo essere bravi a fare vino, ma quello è scontato. Ma dobbiamo soprattutto imparare a farlo conoscere, a comunicarlo, ad mettere in pratica quella parola che tanto spaventa, che è il marketing, e che invece è fondamentale”. All’opposto dell’artigiano c’è la grande cooperativa, “troppo spesso, ingiustamente, considerata un centro di ammasso di uve e vino”, ha sottolineato il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, “ma che se gestita in maniera imprenditoriale, con l’obiettivo primario di ridare dignità ai viticoltori, di farli rimanere sul territorio, può arrivare a risultati eccellenti”, ha spiegato Angelo Maci, alla guida di Cantina due Palme, una delle più importanti realtà dell’enologia pugliese e del Sud Italia.
“Oggi, grazie all’aggregazione di diverse realtà cooperative della nostra zona che da sole stavano morendo, e ad una gestione fatta secondo i canoni dell’impresa, e non della politica come purtroppo talvolta accade nel mondo cooperativo, siamo un realtà solida, fatta di 1.200 soci e 2.400 ettari, dal 2000 ad oggi abbiamo investito 20 milioni di euro in innovazione, tecnologia, e formazione costante dei nostri viticoltori, e oggi il 90% della nostra produzione finisce all’estero”. Due modelli agli antipodi, dunque, ma entrambi di grande successo, che dimostrano come nei mercati globali ci sia spazio per tutti, se si lavora bene. Come fa da secoli Antinori, un leader del vino italiano ormai affermato in tutto il mondo che, però, non si siede sugli allori: “negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante sia in termini di qualità che di mercato - ha detto Piero Antinori - ma ancora c’è tanto da fare, se il prezzo medio del nostro vino esportato è di 2,22 euro a litro, e quello dei francesi 5,21. Ma dobbiamo essere ottimisti: sono da 50 anni nel mondo del vino, e mai si era verificato, come adesso, il fenomeno per cui la domanda mondiale equivale praticamente alla produzione. È un’occasione unica, che ci deve far riflettere, per esempio, se il blocco della liberalizzazione dei diritti di impianto, esclusi vini Doc e Docg, sia davvero una cosa positiva, a lungo termine, o se non si corra il rischio di lasciare troppo spazio al Nuovo Mondo produttivo, che certi limiti e vincoli non ce li ha” ...

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