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L’ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA DELLA REGIONE LOMBARDIA, GIANNI FAVA, SCRIVE AL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE NUNZIA DE GIROLAMO. “OLTRE 500 PRATICHE SU VITIGNI FERME AL COMITATO VITE, INACCETTABILE RITARDO CHE FRENA LA RICERCA”

Italia
Giovanni Fava

“Ancora una volta siamo di fronte ad un Ministero-lumaca, avvitato su percorsi burocratici tortuosi, che di fatto penalizzano la ricerca, la sostenibilità e la crescita di un comparto rilevante come la viticoltura, che in Lombardia è rappresentata per il 60% da produzioni Doc e Docg”.
Così l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava, attacca il Comitato Vite del Ministero delle Politiche Agricole, scrivendo anche una lettera al Ministro, Nunzia De Girolamo, sollecitando l’iscrizione nel Catalogo nazionale delle varietà di viti resistenti a patogeni fungini quali oidio e peronospora.

Una questione, si legge in una nota, che va al di là degli aspetti tecnici. “Vittima del ritardo del Comitato Vite del Mipaaf, di fatto, risultano essere la ricerca scientifica e i viticoltori stessi, per i quali la possibilità di utilizzare viti resistenti a patologie fungine costituisce un aspetto per nulla secondario”.

Di qui la lettera di sollecito dall’assessorato all’Agricoltura della Lombardia, che fa notare al ministro De Girolamo come “tali varietà siano già iscritte al catalogo nazionale in Germania”. L’assessore Fava, inoltre, chiede “il motivo per cui il Comitato Vite del ministero sia di fatto fermo e non rilasci, per mezzo della firma del Ministro, l’iscrizione. Un inspiegabile ritardo, che ha visto accumulare al Mipaaf oltre 500 schede di varietà e cloni ancora da valutare”.

Eppure, aggiunge ancora l’assessorato lombardo, proprio la ricerca di nuove varietà resistenti ai principali patogeni fungini è una delle priorità in Lombardia, col progetto Migliorvite, e nel Veneto.
“L’iscrizione di varietà tedesche al registro nazionale è una necessità non più procrastinabile - dice Fava - anche e soprattutto in ragione dei principi di sostenibilità delle produzioni, richiamati dalla nuova normativa comunitaria in materia di fitofarmaci (la Direttiva 2009/128/CE). Inoltre, proprio l’utilizzo di nuove varietà, in un primo momento nell’ambito delle produzioni Igt/Igp, consentirebbe alla viticoltura lombarda di testarne le capacità produttive enologiche, nell’ottica di un aggiornamento della piattaforma ampelografica delle Doc. Se si pensa che i tempi di ricerca media per portare a termine la selezione di nuova varietà superano i 10 anni, diventa imprescindibile per l’assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia avere la certezza che il Comitato Vite ministeriale funzioni con tempi di risposta certi e non rimangano accumulate e inevase pratiche per anni”.

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