C’era grande attesa per l’edizione n. 153 dell’asta dei vini dell’Ospizio di Beaune, una delle più antiche aste del vino al mondo, messa in qualche modo in pericolo dai risultati della campagna 2013, tutt’altro che incoraggianti, sia in termini quantitativi che qualitativi. E, invece, grazie all’incrollabile e crescente passione dell’Asia per la Borgogna, quella presieduta lo scorso week end dall’attrice francese Clotilde Courau (dopo l’ex first lady di Francia, Carla Bruni-Sarkozy, nel 2012), è stata un’asta da record. Alla fine, la vendita all’incanto delle 443 botti di vino prodotto dai vigneti dell’Ospizio, costruito nel 1453 da Nicolas Rolain, cancelliere del Duca Filippo il Buono di Borgogna per alleviare le sofferenze della popolazione provata dalla famosa Guerra dei Cento Anni e che, da allora, non ha mai smesso di avere un occhio di riguardo per le sofferenze degli indigenti e degli ammalati, ha fruttato ben 6,3 milioni di euro, cifra mai raggiunta prima, che suscita particolare clamore anche per le poche, rispetto agli ultime 30 anni, botti battute all’asta. Merito anche di offerte come quella della donna d’affari cinese Yan Hong Cao, che è arrivata ad offrire ben 131.000 euro per la “botte del Presidente”, 456 litri di Meursault-Genevrieres Premier Cru, Cuvee Philippe le Bon.
Un bel successo, quindi, che, però, allarma gli analisti più attenti, come il wine merchant di stanza a Londra Paul Hammond che, in un’intervista al sito di Bloomberg, ha sottolineto come “certe tendenze, come la sopravvalutazione di annate non eccezionali, che, unite a rese tanto basse, portano inevitabilmente ad una crescita esponenziale dei prezzi, rischiano di portare ad un disincanto verso la Borgogna ed i suoi vini, sulla falsa riga di quanto accaduto a Bordeaux negli ultimi due anni”.
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