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L’austerity della Cina colpisce il mondo del vino, e la stretta del presidente Xi Jinping contro la corruzione riguarda anche gli investimenti a Bordeaux, fatti spesso con soldi pubblici ma senza l’assenso del Governo di Pechino

Da quando Xi Jinping è salito a capo del Partito Comunista, e quindi del Governo della Repubblica Popolare Cinese, le cose sono cambiate radicalmente anche per il vino. Dopo la scia di scandali, tra sprechi e delitti, che ha accompagnato l’uscita di scena dell’ex Presidente, Bo Xilai, è venuto il momento dell’austerity, che ha colpito direttamente il commercio di grandi vini di Bordeaux, fino a quel momento appannaggio delle alte sfere politiche e militari di Pechino.
Ma non è tutto, perché negli ultimi due anni c’è stato un vero e proprio giro di vite, con una maxi inchiesta che ha portato sul tavolo di Xi Jinping ben 314 casi scottanti di distrazione di fondi pubblici utilizzati per affari privati tra i più diversi. Anche per comprare proprietà a Bordeaux, come ha fatto la Haichang Group, società di Dalian, città portuale base del potere di Bo Xilai, che in pochi anni ha speso 268 milioni di yuan (pari a 31 milioni di euro, tutti soldi del Governo), per l’acquisto di 10 aziende nella denominazione francese, e altre 15 nel mirino per i prossimi anni.
Verrebbe da chiedersi dove sia lo scandalo, visto che la Cina, oggi, è il primo consumatore di vino rosso al mondo, e che a Bordeaux controlla già 60 chateaux (una goccia, nell’oceano delle 7.000 aziende bordolesi), ma il punto di vista di Xi Jinping è chiarissimo: il vino non è il petrolio, non è un asset strategico per la Cina, e negli ultimi anni è stato spesso al centro di vicende di corruzione, che il nuovo corso ha intenzione di estirpare alla radice, facendo tabula rasa dei vecchi vertici e dei vecchi vizi, compresa la passione per le grandi bottiglie di Bordeaux e Borgogna. Attenzione però, questo non vuol dire che la Cina non investirà più in aziende del vino, tutt’altro, basta cha a farlo non siano aziende deputate a tutt’altro, come appunto la Haichang Group, attiva nel settore dei combustibili, o la China Geological Survey, finita sotto la lente del pool anti corruzione dopo che sono venuti a galla affari poco chiari in quel di Las Vegas, patria del gioco d’azzardo ...

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