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L’AUSTRALIA DEL VINO PERDE COLPI, E ARCHIVIA UN 2013 DECISAMENTE NEGATIVO IN TERMINI DI EXPORT: I VOLUMI CROLLANO DEL 6%, DA 721 A 678 MILIONI DI LITRI, PER UN GIRO D’AFFARI CHE PASSA DA 1,85 MILIARDI A 1,76 MILIARDI DI DOLLARI AUSTRALIANI

L’Australia del vino perde colpi e, nonostante la strategica vicinanza con il mercato del futuro, la Cina, archivia un 2013 decisamente negativo in termini di export: i volumi delle spedizioni, infatti, sono crollati del 6%, passando dai 721 milioni di litri del 2012 ai 678 dell’anno passato, per un giro d’affari che passa dall’1,85 miliardi di dollari australiani del 2012 all’1,76 miliardi di dollari australiani del 2013. Unica nota positiva, è la crescita del valore medio del vino esportato, pari all’1%, a 2,59 dollari australiani per litro, grazie non tanto allo sfuso quanto all’imbottigliato, cresciuto del 3% a quota 4,58 dollari australiani.
Com’è facile immaginare, la situazione cambia molto da Paese a Paese, come spiega a The Drinks Business l’amministratore delegato di Wine Australia Andreas Clark, sottolineando però la “preoccupazione per il calo delle esportazioni dell’imbottigliato di fascia più alta, praticamente in tutto il mondo. Un segnale che ci spiega bene come il lavoro da fare sia lungo e faticoso perché i produttori australiani riescano a raggiungere una redditività a lungo termine”. Le differenze, in realtà, ci sono anche tra esportatori, tanto che nel Regno Unito, dove l’Australia è il primo fornitore nell’off trade, pur con una crescita in valore, sia nell’imbottigliato (+2% a 3,82 dollari australiani) che nello sfuso (+4% a 1,06 dollari australiani), c’è chi ha fatto grandi performance e chi ha perso importanti quote di mercato. Le cose, però, vanno peggio n quattro dei cinque principali mercati, come riconosce Clark, ricordando però che “ci sono stati alcuni sviluppi positivi che mostrano gli sforzi del settore per creare una maggiore consapevolezza all’estero della qualità , della diversità e della regionalità del vino australiano, anche se c’è ancora un grande lavoro da fare”.
Ne è un esempio l’andamento in Usa, dove, a fronte di un calo delle quantità, si è registrato nel 2013 il primo aumento in valore medio dopo 7 anni, e ancora meglio ha fatto il Canada, con un +7% in quantità ed il +1% in valore medio dell’imbottigliato, a quota 5,11 dollari australiani per litro. La nota dolente arriva dalla Cina, dove l’Australia conserva il proprio secondo posto tra i maggiori esportatori, dietro alle Francia, pur dovendo fare i conti con l’austerity imposta dal nuovo corso di Pechino, che si è tradotto in un vero e proprio tracollo delle vendite, ma con un valore medio altissimo rispetto a qualsiasi altro mercato, pari a 7,50 dollari australiani per litro.

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