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L’interesse per il mondo enoico, tra i Millennials francesi, è uguale a quello per i Pokemon, ma 7 giovani su 10 bevono vino abitualmente. Intanto, in Usa ed Uk Vivino lancia Vivino Checkout, per acquistare con un click la bottiglia appena recensita

In rampa di lancio da tempo, la generazione dei Millennials, ancora sospesa tra lavoro precario e voglia di crescere, è pronta a guidare il grande mercato dei consumi, compreso, ovviamente, quello del vino. Secondo alcuni ricercatori, in realtà, il sorpasso sulla generazione precedente, quella dei Boomers, in termini di spesa media, sarebbe già arrivato, almeno in Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre le difficoltà maggiori il vino le incontra tra i giovani bevitori dei principali Paesi produttori, a partire da Italia e Francia, dove il rapporto tra mondo di Bacco e under 30 è stato investigato da una ricerca di Ipsos su 1.000 giovani, presentata dall’esperto di marketing del lusso Eric Briones a Vinocamp, la kermesse su innovazione, marketing, commercio e web nel settore enoico, come raccontato dal portale francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com).

Ne emerge un quadro decisamente complesso, in cui spicca il ruolo fondamentale della famiglia: il 63% dei giovani pensano che la cultura del vino nasca in famiglia, con il 40% di loro che si rivolge proprio ai familiari per scoprire il vino. Solo il 34% degli intervistati si dice interessato al mondo di Bacco, la stessa percentuale, grosso modo, di chi gioca a Pokemon Go, anche se 7 giovani su 10 dicono di berlo.

Come si fa ad invertire una tendenza di questo tipo? Lavorando sulla comunicazione, e tenendo ben chiari i sei pilastri individuati da Eric Briones: “lifestyle”, che vuol dire portare elementi nuovi alla degustazione, che la rendano una vera e propria esperienza; “incarnazione”, perché è importante che il wine lover si immedesimi nel vigneron, ne comprenda il lavoro e la quotidianità; “politica”, perché il Millennial sa bene che dietro alla sua scelta, basti pensare ai vini naturali, c’è un senso profondo; “innovazione”, perché ci vuole sempre un contenuto, in qualche modo, magico, che sappia attirare l’attenzione del consumatore; “design”, o più in generale l’aspetto grafico ed estetico, ormai fondamentale; “umorismo”, considerato come cultura del sorriso, capace di ammiccare.

Manca un ultimo dato, quello dell’incontro tra vino e web: solo il 15% dei giovani francesi hanno consultato o installato un’app specializzata. Di sicuro, la stragrande maggioranza di quella che, comunque, è ben più di una nicchia, avrà installato Vivino (www.vivino.com), diventata dal 2011 ad oggi una comunità di 20 milioni di wine lover che cercano informazioni e lasciano commenti e giudizi, creando una community capace di recensire, dal basso, decine di migliaia di etichette diverse. Un successo a cui, però, manca qualcosa, o meglio, mancava: la possibilità, dopo aver cercato e recensito un vino, di poterlo acquistare con un click. Un limite a cui Vivino ha già messo fine, in Uk ed Usa, con l’estensione Vivino Checkout, grazie all’accordo raggiunto con 100 retailer sui due mercati. L’idea, nata per andare incontro a quel 20% di Millennials che acquistano vino 2 o 3 volte a settimana, verrà presto estesa agli altri mercati chiave di Vivino, compreso quello italiano, secondo solo agli Usa, dove gli utenti sono 4,5 milioni.

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