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L’INTERVENTO - PAOLO BENVENUTI, DIRETTOPRE CITA’ DEL VINO: “LE NOSTRE CITTÀ RIVENDICANO CON FORZA LE RAGIONI DELLA LORO CONTRARIETÀ ALL’IMPIEGO DEI TRUCIOLI …. ED ANDRANNO AVANTI CON IL RICORSO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA”

Gentilissima redazione di www.winenews.it,
constato che ‘a nuttata, l’incubo dei trucioli, ancora pervade le menti dell’Unione Italiana Vini in un crescendo ostinato, sordo, con cadute di stile e autolesionista. Per difendere chi? E quali interessi? Per andare dove? E’ questo che non riusciamo a capire in verità.
Volete farci credere che i trucioli permetteranno alle nostre cantine di competere sui costi, dimenticate, però, di sottolineare la modesta dimensione media delle nostre imprese, le quali a “parità di trucioli” non potranno mai competere sui costi perché non hanno le necessarie dimensioni aziendali - quelle sì determinanti - dei nostri competitori del nuovo mondo. Davanti a un’evidenza di questo genere cosa farebbe un sistema di imprese saggio per affrontare i mercati? Seguire il modello “Australia”? Non mi pare proprio il caso!
A nostro avviso si concentrerebbe sulla qualità e sulla diversità delle nostre produzioni: il vino “made in Italy” si basa in buona parte sulla forza della piccola impresa e dei territori di origine, dei vitigni antichi e autoctoni, dei relativi servizi. Sono queste la nostra forza e la nostra modernità. Non sono forse da difendere le nostre tante vitivinicolture che contribuiscono al mantenimento dell’ambiente, dei nostri straordinari paesaggi? O vogliamo pensare che sull’altare del mercato si debba sacrificare tutto, anche la nostra identità?
Leggo sulla prima pagina de “Il Corriere Vinicolo” (il settimanale dell’Unione Italiana Vini, ndr) un infuocato attacco a Città del Vino, il nuovo “partito” dei Comuni che “vuole influire sul mondo della produzione” e che in sintesi avrebbe approfittato del caso trucioli per ritagliarsi una visibilità che mai aveva avuto. Non mi soffermo più del dovuto sulle manipolazioni dell’editorialista che, prendendo spunto da un comunicato stampa delle Città del Vino, riesce a riadattarne alcuni passaggi, forzandone il senso; magari per dare forza al suo ragionamento. Pertanto, non invochiamo “epurazioni”, ma uomini nuovi per una nuova politica vitivinicola.
Torniamo ai chips. Città del Vino rivendica con forza le ragioni della sua contrarietà all’impiego dei trucioli e andrà avanti con il ricorso alla Corte di Giustizia europea. L’Italia, come è stato anche da voi più volte sottolineato, è l’unico Paese che ha affrontato ampiamente il problema dell’autorizzazione (o sanatoria?) di questa pratica enologica. Ma questo a nostro avviso è un bene, è l’ennesima dimostrazione dell’importanza del vino per l’economia e la cultura del nostro Paese. Per fortuna non siamo soli. Anche ampi settori produttivi di Francia (Confédération paysanne, in particolare) e di Spagna (Coag) sostengono posizioni simili alla nostra.
Riteniamo che sia stata una follia autorizzate i chips. Ancor più folle è che un Paese come l’Italia, Paese esperto di vino con centinaia di anni di storia e di vendemmie alle spalle, si faccia dettare le regole di produzione da Paesi che producono vino da una trentina d’anni. Non contano l’esperienza e la competenza. No, e che saranno mai! Ci viene il sospetto che questa storia dei trucioli sia un tentativo di sanatoria, altro che utilizzo di una pratica che il nostro Paese aveva già conosciuto in passato. Evidentemente se era stata abbandonata non era poi così efficace, così conveniente, così pulita.
E se invece lo è perché allora non dichiarare espressamente in etichetta come è stato ottenuto il vino, se con i trucioli, con le botti, le barrique? Se i trucioli hanno un valore positivo, come voi ci volete far credere, perché non lo comunichiamo al consumatore? Da che mondo è mondo chi ha qualcosa di esclusivo lo comunica, in caso contrario omette.
Sono queste, in estrema sintesi, le convinzioni dell’associazione nazionale Città del Vino, una rete di oltre 550 Comuni doc. Non ancora un partito, ma una voce - a nostro avviso importante - che si pone l’obiettivo di promuovere l’eccellenza vitivinicola dei nostri territori.
Faceva notare l’economista Aldo Bonomi su “Il Sole 24 Ore”, nei giorni scorsi, che i sindaci sono “la buca delle lettere del nostro vivere sociale”. Aggiungiamo: sono la buca delle lettere anche del nostro vivere economico. “’O sole iesce pe’ tutte quante”!
Paolo Benvenuti - Direttore Città del Vino

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