Coltivare la ripresa del mercato del vino asiatico, Cina ed Hong Kong in primis, che nella prima metà dell’anno ha registrato un trend di crescita diffuso nelle principali “piazze”: ecco la mission dell’Hong Kong International Wine & Spirits Fair, uno degli appuntamenti più importanti del beverage nel Continente, di scena dal 5 al 7 novembre nell’Hong Kong Convention & Exhibition Centre (http://goo.gl/rwh2tH). Dove gli espositori di tutto il mondo, Italia inclusa (“Partner Country” 2015 sarà il Portogallo), arrivano per approfittare di una nuova vitalità, confermata da più parti, guardando sia al grande mercato cinese, dove il commercio di vino, nel 2014, secondo Euromonitor, ha toccato i 48,1 miliardi di euro, +116% in 5 anni (e, con una crescita stimata, dell’6,1% all’anno fino al 2018), che in quello più piccolo in volumi, ma più maturo, di Hong Kong. Mercati che, in entrambi i casi, hanno visto una crescita anche delle importazioni nel primo semestre 2015, come spiegano i dati di “Wine by Numebers” di Unione Italiana Vini. La Cina, per esempio, ha importato 142,7 milioni di litri di vino imbottigliato (+7,5% sul 2014) per un valore di 655 milioni di dollari (1,9%). Con la Francia che rappresenta sempre il leader nei vini importanti, con 57 milioni di litri (+3,2%) per 258 milioni di dollari (-8%), ma dove la crescita è stata tirata dall’Australia, con 19,7 milioni di litri (+20,3%) per 171 milioni dollari (+50.8%). E cresce anche il mercato di Hong Kong, con 28 milioni di litri importanti (+13,5%) per 626 milioni di dollari (+21,5%). In questo quadro, però, l’Italia stenta: in Cina rimane dietro a Francia, Australia, Cile e Spagna in volume e valore, con i primi 6 mesi dell’anno che visto le esportazioni di vino imbottigliato dal Belpaese fare - 0,5% in volume (9,3 milioni di litri) e -18,8% in valore (34,4 milioni di dollari), mentre ad Hong Kong il Belpaese ha visto crescere le quantità del 24,3% (1,5 milioni di litri) ma ha perso il -14,9% in valore (13,2 milioni di dollari).
Il Belpaese, dunque, sarà ad Hong Kong per cercare di invertire questa tendenza negativa (che, peraltro, sembra già essere cambiata in Cina, dove elaborazioni provvisorie di Unione Italiana Vini e Ismea su dati China Custom parlano di un +23% in volume e +27% in valore dei vini italiani imbottigliati in Cina nei primi 9 mesi del 2015 sul 2014, con le importazioni complessive nel Paese arrivate a 1,3 miliardi di euro, +60%, ndr), sotto la regia di Vinitaly International (http://goo.gl/BUz0vq), con alcune delle più importanti griffe dell’Italia enoica e consorzi come quelli della Valpolicella e del Chianti, dei Vini del Piemonte e Piemonte Land of Perfection, dei Vini Piceni, ma anche con l’Enoteca Regionale Emilia Romagna ed il Movimento Turismo del Vino Puglia, ma anche con i seminari della Vinitaly International Academy diretta da Ian d’Agata, insieme ai primo “Wine Ambassadors” formati dall’Academy ad Hong Kong, con master class dedicate, tra le altre cose, a Chianti, Alto Adige, Trentodoc (con Ferrari), Ripasso e Amarone della Valpolicella, vini del Veneto e dell’Emilia Romagna.
Focus - Non solo Hong Kong per il Chianti, in tour verso Oriente anche ad Osaka, Tokyo e Singapore
Per il Consorzio Vino Chianti, uno dei più grandi ed importanti d’Italia, quella di Hong Kong rappresenta solo la prima tappa del suo tour in Asia, ormai all’edizione n. 4, perché dopo l’International Wine & Spirits Fair, sarà di scena anche in Giappone, ad Osaka e Tokyo, e poi a Singapore, insieme ai consorzi delle maggiori menzioni geografiche specifiche (Colli Fiorentini, Rufina, Colli Senesi), per comunicare una Toscana più unita che mai (www.consorziovinochianti.it).
“Presentarsi in questo modo aggregato - spiega Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - non può che giovare alla denominazione. Gli operatori che ci verranno a trovare, si troveranno di fronte ad una varietà di Chianti rappresentativi di ciò che questa regione può offrire: una promozione della Denominazione che avrà ricaduta su ogni singola azienda della filiera. La nostra denominazione, rappresenta da sempre il made in Italy, che tutto il mondo c’invidia e dobbiamo essere pronti ad affrontare questi mercati: il bacino asiatico sta diventando infatti un importante e strategico sbocco per il vino italiano”.
Tre Consorzi che hanno molto da raccontare: il Consorzio Chianti Colli Fiorentini nasce nel 1994 e rappresenta ad oggi la quasi totalità della produzione con 27 aziende associate; il Consorzio Chianti Colli Senesi, fondato il 21 febbraio 1977, ha effettivamente iniziato l’attività nel 2001, con una bella realtà di 300 soci; il Chianti Rufina, fondato nel 1980 ed oggi composto da 20 aziende, costituisce la più piccola delle sette sottozone.
Dopo Hong Kong dal 5 al 7 novembre, dunque, anche con due degustazioni guidate da JC Viens, giornalista e storyteller di stanza nel mercato asiatico, sarà la volta del Giappone, con le città di Osaka (30 novembre) e Tokyo (1 dicembre), centri nevralgici di un Paese dove il Chianti è ben conosciuto, e continua a riscuotere un grande interesse. Incontri B2b, due degustazioni guidate da Isao Miyajima, giornalista giapponese e profondo conoscitore dei vini italiani, riservate a stampa e trade, un walk around tasting alla presenza delle aziende, riservato a trade, giornalisti, ristoratori e operatori alberghieri e poi a seguire l’evento aperto al pubblico.
La tappa conclusiva sarà a Singapore, il 3 dicembre, un’intera giornata dedicata al Chianti con incontri B2b, un seminario tenuto dal Master of Wine Tan Ying Hsien e Edwin Soon, giornalista di vino e autore del libro “Pairing Wine with Asian Food”, un walk around tasting per operatori del settore e, come in Giappone, l’apertura dalle 15.30 alle 17 ai “#chiantilovers”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025