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L’Italia del vino cresce nel mondo. Ma a dispetto della enorme varietà della sua offerta, l’attenzione è ancora concentrata per la stragrande maggioranza su Piemonte e Toscana, e sui vini top delle due Regioni. A dirlo un’analisi di Wine-Searcher

Italia
Italia del vino cresce, ma attenzione è ancora focalizzata su Piemonte e Toscana

L’Italia, dicono tutti, ha nella varietà, tipicità e unicità dei suoi vini il suo punto di forza nel mercato mondiale, con mille espressioni diverse e oltre 500 denominazioni dalla Valle d’Aosta a Pantelleria. Eppure, ad oggi, la stragrande maggioranza dell’attenzione sui vini del Belpaese, che cresce, è ancora calamitata da Piemonte e Toscana, e dai loro vini più rappresentativi. A dirlo un’analisi di Wine-Searcher, uno dei più utilizzati motori di ricerca sui prezzi del vino (mette insieme i listini di oltre 52.000 punti vendita in tutto il mondo, per quasi 8 milioni di referenze), firmata da Don Kavanaghand e Giacomo Panicacci (www.wine-searcher.com).
Da cui emerge che le ricerche degli utenti dedicate all’Italia sono cresciute del 37% dal 2013 ad oggi, in linea con la crescita totale di quelle del sito, passate dai 90 milioni del 2013 a 122,5 del 2015 (+36%).
Con il Belpaese che, in sostanza, ha visto crescere di pochissimo la propria “market share”, in questo senso: l’Italia è stato il terzo Paese più cercato sul database di Wine-Searcher, con 10,4 milioni di ricerche nel 2014 (il 14,4% del totale nel 2015, sul 13,95% di tre anni fa), nettamente distanziato dalla Francia, saldamente in testa con 33,6 milioni di ricerche, e dagli Stati Uniti, con 16,2 milioni (quarta la Spagna, con 3,45 milioni di ricerche).
Con gli Usa (dove l’Italia è leader in volume e valore tra i vini stranieri, con una quota di mercato in entrambi i parametri intorno al 30%) che pesano per il 44% di tutte le ricerche sui vini del Belpaese, seguiti dalla stessa Italia, e poi da Uk e Germania.
A livello di vini italiani, il Barolo è quello più gettonato, con 655.000 ricerche nel 2015, il 12,17% di tutte quelle dedicate al Belpaese (in crescita sul 10% del 2013, anche grazie al successo dell’annata 2010). Poi viene la categoria degli Igt Toscana (che comprende anche Supertuscan come Ornellaia, Tignanello e Solaia), al 12,14% (ma in calo sul 15% del 2013), seguita dal Brunello di Montalcino, al 10,3%, che però ha registrato una robusta crescita rispetto al 6,6% di inizio 2013, ancora una volta grazie al clamore mediatico suscitato dalla vendemmia 2010, e dai 100 punti assegnati da “The Wine Advocate” al Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2010 de Il Marroneto e Tenuta Nuova 2010 di Casanova di Neri, e dall’“International Wine Report” al Brunello di Montalcino 2010 La Cerbaiola di Salvioni e al Brunello 2010 di Biondi Santi. Con le tre denominazioni che rappresentano oltre il 35% delle ricerche totali dedicate all’Italia. Oltre a queste, l’unico territorio italiano che secondo Wine-Searcher è in crescita, in termini di ricerche, è la Valpolicella, al 4,7% sul totale del Belpaese, il suo massimo storico, grazie alla crescente popolarità dell’Amarone. Stessa percentuale dei vini di Bolgheri (di cui fanno parte anche nomi come Sassicaia e Masseto), che però in calo rispetto al 6,1% del 2013, sebbene i numeri assoluti siano in crescita.
Per il resto, spiega “Wine-Searcher”, il Chianti Classico tiene la sua posizione, intorno al 4% (mentre le ricerche per il Chianti sono diminuite del 40% nel 2015 sul 2014), così come la Sicilia, nel suo complesso, al 3,5%, ed il Barbaresco, al 3%.
Una “classifica” che, chiaramente, come tutte, va presa per quello che è, senza particolari trionfalismi o “drammi”, ma che, in qualche modo, segnala una concentrazione di interesse su pochissimi vini italiani, da parte degli appassionati del mondo, rispetto alla grandissima varietà di offerta che il Belpaese ha nelle sue corde ma per far conoscere la quale, evidentemente, serve ancora un grandissimo lavoro di comunicazione, divulgazione e promozione, sempre più fondamentale. Anche per consolidare il trend di crescita dell’export registrato negli ultimi anni, che nel 2015 dovrebbe aver segnato il suo record storico di 5,4 miliardi di euro ma che, non per questo, consente al vino italiano di adagiarsi sugli allori, vista anche l’aggressività e la crescita nei mercati di tanti altri competitor da tutto il mondo.
Anche perché di alternative di assoluto valore non mancano, come confermano anche alcuni wine-merchant, basati in Uk e Hong Kong sentiti da Wine-Searcher: dal Sagrantino di Montefalco in Umbria (vino rilanciato dalla griffe Caprai, ndr) al Negramaro in Puglia, dall’Aglianico in Campania (segnalati i vini di Mastroberardino, in particolare), dall’Etna, in Sicilia, a vini meno celebri dello stesso Piemonte, come il Gattinara o il Carema, o ancora i vini della Valtellina, o della Valle d’Isarco e dell’Alto Adige, fino ai grandi rossi del Trentino, come quelli prodotti dalla griffe San Leonardo. Fino alle bollicine, con il Franciacorta, la cui notorietà, spiegano gli operatori, cresce grazie soprattutto ai riconoscimenti internazionali ottenuti da realtà leader come Cà del Bosco e Bellavista.

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