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L’ITALIA È LA REGINA DELLA PRODUZIONE ENOICA MONDIALE, CON I 45 MILIONI DI ETTOLITRI DI VINO PREVISTI DA COLDIRETTI. MA NEI NUMERI REGNA ANCORA L’INCERTEZZA, MENTRE I DATI SULL’EXPORT (CHE SUPERERÀ I 5 MILIARDI DI EURO) METTONO TUTTI D’ACCORDO

Nel mondo del vino, si sa, l’incertezza dei numeri regna sovrana, per questo vanno sempre presi con le dovute precauzioni. Anche quando incoronano l’Italia del vino come primatista mondiale in termini produttivi, a quota 45 milioni di ettolitri, staccando la Francia, ferma a 44 milioni di ettolitri (che, però, è giusto ricordarlo, ha dovuto fare i conti con grandinate ed alluvioni che hanno sferzato un po’ tutto il Paese nell’estate). A dirlo è il bilancio sulla vendemmia, praticamente conclusa, della Coldiretti, che registra un aumento del 2% sul 2012, con una qualità buona con punte eccezionali per i grandi rossi, dal Barolo al Chianti, dal Brunello di Montalcino all’Aglianico.

Un’ottima notizia, comunque, per il Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, che ha sottolineato come il merito sia “unicamente dei produttori e delle organizzazioni di categoria che, con la loro tenacia e la loro professionalità, hanno portato - secondo i dati del Ministro - ad una produzione che si aggira tra i 47 e i 48 milioni di ettolitri prodotti (ben più di quanto calcolato da Coldiretti, ndr). Peraltro, anche dal punto di vista della qualità, ci saranno dei miglioramenti rispetto al 2012 e al 2013”.

Un aumento produttivo che ha consentito di battere i concorrenti francesi, dove il raccolto è aumentato del 7% secondo l’Organizzazione Mondiale della Vigna e del Vino (Oiv). L’andamento climatico anomalo ha capovolto le previsioni iniziali, e consente all’Italia di conquistare nel 2013 la leadership nazionale nella produzione di vino a livello internazionale dove, dietro la Francia, si classifica al terzo posto la Spagna, con una produzione in forte crescita a 40 milioni di ettolitri (+23%), seguita dagli Stati Uniti. In Italia è stato già raccolto circa il 90% delle uve e la vendemmia si sta concludendo con Aglianico, Cabernet e Nerello, per una produzione destinata per oltre il 40% ai 331 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 59 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), per il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.

E il modo migliore per festeggiare la fine della vendemmia è ricordando le grandi performance del vino tricolore all’estero, con il record storico ed un valore delle vendite che raggiunge per la prima volta i 5 miliardi di euro, grazie ad un aumento del 9% degli acquisti oltre confine, secondo le proiezioni Coldiretti sui dati Istat dei primi sette mesi del 2013. “Il valore del nostro vino - ricorda il Ministro De Girolamo - si misura anche attraverso l’export, che quest’anno ha generato un fatturato sul quale il Governo deve riflettere e pur con le difficoltà della situazione economica deve agire con la massima determinazione per sostenere un settore che davvero può fare la differenza nel processo di ripresa del nostro Paese. Da questo punto di vista - continua il Ministro - sarà strategica l’azione di sburocratizzazione, una lenzuolata di snellimento delle procedure che da sola potrebbe consentire ai valorosi produttori italiani di tutto il comparto agroalimentare di conquistare nuovi mercati. Il ministero da settimane è già al lavoro per la semplificazione di molte procedure e i primi risultati saranno visibili entro la fine dell’anno”.

A realizzare le migliori performance, per Coldiretti, sono stati gli spumanti, che mettono a segno un aumento in valore del 18% togliendo anche spazi di mercato allo champagne. Per i vini italiani la maggioranza del fatturato all’estero viene realizzata sul mercato statunitense dove l’export in valore aumenta del 10% mentre al secondo posto si classifica la Germania che mette a segno un positivo aumento del 9%. Un aumento del 10% si registra anche in Russia e una crescita record (+23%) anche in Australia. Un dato significativo se si considera che lo stato oceanico è oggi il primo Paese esportatore di vino tra quelli extraeuropei e il quarto a livello mondiale dopo Francia, Italia e Spagna. Positivo anche il dato sui mercati asiatici, con una crescita complessiva del 3%, con un apprezzabile aumento del 6% in Cina, che è il Paese con maggiore crescita dei consumi. Negli Stati Uniti sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco, che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella ed al Collio mentre in Russia vanno per la maggiore Chianti, Barolo, Asti e Moscato d’Asti ed in Inghilterra Prosecco, Chianti, Barolo.

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