Quando si parla di cifre e di statistiche, nel commercio mondiale del vino, la prima e fondamentale distinzione da fare è quella tra vino sfuso e vino in bottiglia, anche se, finora, le regole internazionali non hanno aiutato la comprensione di queste dinamiche, visto che il vino veniva considerato “sfuso” anche se commercializzato in contenitori tra i 2 ed i 10 litri. Una disposizione che cambierà, a livello internazionale, grazie al lavoro dell’Oiv e del suo direttore generale, Federico Castellucci, che renderanno così maggiore chiarezza ad un intero comparto economico.
L’organizzazione mondiale delle dogane (Omd) approva la proposta dell’Oiv di non considerare vino sfuso i prodotti confezionati in contenitori dai 2 ai 10 litri (ma non superiori). “Questa decisione è molto importante - ha sottolineato il direttore generale dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vite e del vino) Federico Castellucci per l’industria del vino, ma anche per i consumatori”. L’emendamento alla modifica della definizione di vino sfuso dell’Omd è stato già convalidato e verrà presentato per l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dello stesso Omd.
“Questa nuova nomenclatura di riferimento mondiale proposto dall’Oiv ha spiegato - Castellucci - migliora la trasparenza e la chiarezza nella raccolta dei dati statistici nel settore e fornirà dati globali più precisi su questo tipo di prodotti”. Le esportazioni di vino sfuso mostrano, infatti, una notevole crescita e nel 2012 hanno raggiunto i 37 milioni di ettolitri, ossia il 39% del commercio totale di vino. Pertanto, “al fine di ottenere dati statistici più attendibili sui mercati nazionali e del commercio estero - ha affermato il direttore generale dell’Oiv - è indispensabile distinguere il vino davvero sfuso da quello offerto ai consumatori in recipienti di capacità compresa tra 2 e 10 litri , il cosiddetto “bag - in-box” o contenitori simili”.
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