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L’UE AL WTO: “MAGGIORE APERTURA DEL MERCATO INDIANO AI VINI E ALLE BEVANDE ALCOLICHE COMUNITARIE, FINORA INTRALCIATI DA FARDELLO DI DIRITTI E DOGANE E RESTRIZIONI NELLE VENDITE AL DETTAGLIO”. COLDIRETTI: “IN INDIA VINO MADE IN ITALY A +65%”

L’export di vino made in Italy in India, nonostante l’aumento percentuale del 65%, raggiungerà nel 2006 a malapena il valore di 1 milione di euro, anche se il mercato indiano del vino vale 50 milioni di euro, meno dell’1% dell’intero settore delle bevande alcoliche (3,5 miliardi di euro). Lo afferma la Coldiretti in riferimento alla richiesta da parte dell’Unione Europea al Wto di una maggiore apertura del mercato indiano ai vini e alle bevande alcoliche comunitarie, finora intralciati da un fardello di diritti e dogane e da restrizioni nelle vendite al dettaglio.
La crescita dei consumi di vino in India - rileva la Coldiretti - è stata molto più veloce rispetto alle altre bevande alcoliche facendo registrare negli ultimi 3 anni un aumento medio di oltre il 22% sul 7% evidenziato dall’intero settore. I principali fornitori di vino sul mercato indiano sono nell’ordine la Francia, l’Italia, l’Australia, gli Stati Uniti e il Cile.
Il consumo di vino in India è attualmente riservato ai giovani dei ceti medio alti residenti nei grandi centri urbani, ma sono è destinato a espandersi ad altri segmenti della popolazione di pari passo con la crescita economica del Paese. Per il vino made in Italy è crescita record (+6,3%) nel valore delle esportazioni nel mondo, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi otto mesi del 2006, con ottimi risultati negli Stati Uniti (+ 5,9%) che sono diventati il primo mercato di sbocco per le produzioni nazionali, ma anche un successo rilevante in un mercato emergente significativo come il Giappone che ha registrato il più elevato tasso di crescita (+10,7 per cento).
A fine anno il valore complessivo del commercio estero per il vino italiano dovrebbe pertanto superare i 3 miliardi di euro, divenendo la principale voce dell’export agroalimentare nazionale. Si tratta di un fatturato che batte quelli realizzati dall’Italia all’estero con pasta, olio, formaggi, prosciutti o frutta, ottenuto - conclude la Coldiretti - per oltre la metà nell’Unione Europea con una crescita del 2,6% ma una leggera stagnazione in Germania (- 3,9%), dove si realizza un quarto del valore complessivo delle esportazioni.

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