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“LA BOZZA DI RIFORMA OCM? UN’OTTIMA PROPOSTA, INNOVATIVA E RIFORMATRICE, ISPIRATA DAL COMUNE BUON SENSO, CHE SEMBRA ESSERE MATERIA SEMPRE PIU’ RARA AI GIORNI NOSTRI”: LO DICE ANGELO GAJA, UNO DEGLI IMPRENDITORI ITALIANI DEL VINO PIU’ PRESTIGIOSI NEL MONDO

Italia
Angelo Gaja, uno dei più importanti produttori italiani

L’intervista, pubblicata sul quotidiano “La Stampa”, il 29 luglio 2007, ad Angelo Gaja, l’imprenditore italiano più votato nell’ultimo sondaggio fatto da WineNews/Vinitaly su un campione di oltre 10.000 professionisti/amanti del mondo, ha suscitato molto interesse nei “colleghi” e negli “addetti ai lavori”. Il tema del servizio è “la riforma del settore vitivinicolo dell’Unione Europea”.
Ecco il pensiero di Angelo Gaja …

Cosa pensa della nuova Ocm?
Penso che la Commissione per l’Agricoltura di Bruxelles abbia avanzato un’ottima proposta, innovativa e riformatrice, ispirata dal comune buon senso che sembra essere materia sempre più rara ai giorni nostri. Con essa si intende riequilibrare il mercato cessando l’erogazione delle sovvenzioni che, per 30 anni, erano state continuativamente destinate alla distruzione della sovrapproduzione vinicola, incentivando l’estirpazione di un 10% delle superficie a vigneto, favorendo contemporaneamente la promozione del vino sui mercati extraeuropei.

Il mondo del vino italiano sembra però non avere bene accolto le nuove proposte
Siamo ancora in una fase negoziale ed è del tutto normale che dal nostro Paese si siano manifestate preoccupazioni e siano state avanzate controproposte; è in gioco anche una difesa di interessi corporativi.

Cosa ne dice della proposta di estirpare 70.000 ettari di vigneti italiani?
Per riequilibrare il mercato ed evitare così di continuare a sperperare denaro pubblico l’estirpazione diventa un male inevitabile. Dove estirpare? Nelle aree viticole italiane di scarsa vocazione che sono da individuare fra quelle che, per continuità e per quantità, avevano in passato più largamente beneficiato di contributi per la distruzione della loro sovrapproduzione vinicola.

Cosa ne dice della proposta di riqualificare i vini da tavola?
Negli ultimi 15 anni i vini da tavola vennero relegati all’inferno, non potendo più portare in etichetta le indicazioni di varietà e di annata; risultando così fortemente penalizzati in confronto ai vini del Nuovo Mondo che invece le portano e che agli occhi dei consumatori occasionali (che costituiscono almeno il 70% dei consumatori di vino) vengono viste come indicazioni qualificanti. Continuare su questa strada sarebbe un atto di puro masochismo. Non dobbiamo poi dimenticare che la commissione di Bruxelles avanza una proposta per il vino prodotto in Europa, il nostro nuovo Paese, e non soltanto per la provincia italiana: occorrerà negoziare con Bruxelles se la nuova norma andrà estesa anche all’Italia (che ha già una collaudata piramide di vini a denominazione) oppure no. Sembra a me che la nuova proposta per i vini da tavola consentirebbe, se accolta anche dal nostro Paese, di orientare e di accogliere in questa fascia quei vini di prezzo più basso, quelli che vendono al pubblico a prezzo inferiore ad euro 1,50 a bottiglia, sottraendoli alle Igt ed alle Doc che a lungo andare dai prezzi perennemente bassi ricevono discredito. Per il vino piemontese in particolare, che non prevede la Igt, la nuova proposta per i vini da tavola costituisce una occasione da non perdere.

Perchè allora c’è un forte rifiuto alla nuova formulazione dei Vini da Tavola da parte dei grandi imbottigliatori?
Per pigrizia mentale e più ancora per ragioni strategiche: stanno giocando al rialzo e mirano a procurarsi un boccone ancora più appetitoso, quello della Igt Italia, che sarebbe invece gravemente sbagliato concedere.

Si esulta in Italia per il divieto di zuccheraggio imposto ai vini tedeschi e francesi
E’ una vittoria di Pirro e della mediocrità. Alcuni grandi vini francesi e tedeschi devono la continuità di qualità anche alla possibilità di utilizzare lo zucchero per correggere sapientemente la gradazione alcolica nelle annate climaticamente sfavorevoli. E’ una tecnica collaudata che quei produttori hanno utilizzato per oltre un secolo. Poi se ne abusò e lo zuccheraggio venne autorizzato anche per la produzione dei vini di massa. Occorre eliminare gli abusi senza vietarne l’uso sapiente. I produttori di qualità di quei paesi non accetteranno mai di impiegare il mosto concentrato al posto dello zucchero perché così ne resterebbe inquinato il Dna dei loro migliori vini. Mi sa invece che la nostra pretesa del divieto di zuccheraggio nasconda un secondo obiettivo: nella quasi certezza che esso non possa essere definitivamente imposto ai produttori riottosi di quei paesi, ci offre la scusa per continuare a richiedere sovvenzioni da destinare alla produzione del mosto concentrato rettificato. Da noi si mira ai contributi, assai più che alla qualità. Per essere virtuosa l’Italia avrebbe dovuto invece suggerire l’applicazione di una tassa per lo zuccheraggio del vino e zero contributi per il mosto concentrato rettificato, assecondando così il luogo comune largamente abusato secondo il quale “la qualità si fa nel vigneto”.

Quali effetti avrà la nuova Ocm sui vini di qualità?
Parte sostanziale degli interventi proposti fanno riferimento al vino comune, al vino dell’abitudine e della quotidianità anziché al vino di qualità che obiettivamente ha meno bisogno di aiuti, meno necessità urgenti. Nulla sembrerebbe cambiare per gli oltre 20.000 produttori italiani artigiani di piccole e medie dimensioni che non producono eccedenze, che già governano con sapienza la produzione dei propri vigneti, che sono animati dalla volontà di produrre vini di qualità elevata e di proporli ad una clientela ad essi interessati. Essi sono autorizzati a confidare di ottenere qualche aiuto economico in futuro per meglio promuovere i loro vini sui mercati extra-europei. Ma sarà l’intero settore ad avvantaggiarsi di un mercato del vino che dilapiderà meno sovvenzioni, che produrrà di più guardando al mercato, che favorirà l’uscita dal comparto dei più incapaci fra i succhiatori perpetui di contributi e degli operatori meno bravi e meno preparati a sostenere le sfide di un mercato sempre più competitivo.

La Comunità europea continuerà a sovvenzionare l’agricoltura?
Sì, perchè è considerato un settore strategico sia per il turismo che per la tutela del paesaggio ed inoltre perchè sui raccolti agricoli grava il rischio meteorologico. Intravedo però la volontà in futuro di destinare al vino minori sovvenzioni di quelle che gli erano state riconosciute in passato e, soprattutto, la volontà di evitarne gli sprechi. C’è nella nuova Ocm una interessante novità per quanto concerne l’erogazione delle sovvenzioni: una parte di esse verranno concesse secondo un criterio di merito, di più a chi saprà metterle meglio a frutto, di meno a chi continua a sprecarle.
Angelo Gaja

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