“Vino, gagliardo come la dea ragione in te l’idea si fa suono e si colora il Mito”, scriveva nella sua “Sete perenne”, una delle poetesse più grandi ed amate di sempre, segnata da una vita difficile ed un’esistenza problematica, tra genio e follia, ma “illuminata” dalla poesia: Alda Merini. E, dalla sua poesia, prendiamo in prestito i suoi versi, nella Giornata Internazionale della Donna, per dedicarli a tutte coloro che, con il loro lavoro e le loro idee, contribuiscono a fare del mondo del vino uno dei settori più importanti economicamente, ma anche e soprattutto socialmente e culturalmente, del nostro Paese, in ruoli che vanno dal vigneto alla produzione, dal marketing alla comunicazione, dalla ricerca all’istruzione, dall’horeca all’export, e in molte altre professioni, spesso nate proprio grazie alla loro creatività. Come in ogni settore, c’è chi muove i primi passi, e chi ha fatto passi da gigante arrivando ad occupare ruoli di primo piano. Incontrando ancora molte, troppe, difficoltà, ma sempre di più lasciando il segno. E proprio qui sta racchiusa la speranza: che il mondo del vino italiano, mosso da quella “dea ragione”, sia per l’Italia un motore di rinascita e ripartenza. D’altronde, un futuro migliore, dove la parità di genere sarà vera e reale, sarà quello in cui non ci sarà bisogno di celebrare l’8 marzo.
Oppure, per dirla con le parole del Presidente del Consiglio Mario Draghi, “una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”. Magari, un giorno, anche in Italia come successo in altri Paesi, Germania in testa, avremo un Presidente della Repubblica e una Premier donne, e non perchè tali, ma perchè capaci e autorevoli, come già molte, senza il minimo dubbio, meriterebbero. In un settore dove tutto parte da due grandi realtà femminili, la vigna e la terra, da cui nasce l’uva, anch’essa al femminile, che grazie ad una scienza come l’enologia si trasforma in vino, in un luogo “femmineo” come la cantina. Intanto, al di là del mero gioco lessicale, vogliamo celebrare le donne italiane che si sono fatte strada nel mondo del vino, dalla produzione alla comunicazione, dalla vigna alla cantina, dal giornalismo ai social, ma non solo. Citandone alcune, non per dire che sono più brave di altre, ma come esempi di successo tra i tanti possibili, di donne, ma soprattutto che con capacità, studio, forza, tenacia e coraggio, semplicemente, ce l’hanno fatta.
Ci sono personaggi che hanno fatto la stroia del vino italiani, come Francesca Cinelli Colombini, una delle grandi “signore del Brunello di Montalcino” e imprenditrice del vino “ante litteram”, o Elisabetta Fagiuoli, anima e corpo della griffe della griffe Montenidoli, nome storico della Vernaccia di San Gimignano (il cui Consorzio è guidato oggi da Irina Guicciardini Strozzi), o ancora Silvia Imparato, colonna portante di una griffe come Montevetrano, in Campania, o la signora del Franciacorta, Pia Donata Berlucchi. Passando per la indimenticata Giuseppina Viglierchio, che è stata direttrice commerciale di una grande realtà come Castello Banfi (guidata oggi, peraltro, da Cristina Mariani May) nei primi anni Ottanta del Novecento (ruolo poi ricoperto per altri nomi importanti come Feudi di San Gregorio e GeneraliAgricola). Ci sono storie più o meno recenti di imprenditrici e capitane d’azienda di successo assoluto. Come Albiera Antinori, alla guida, insieme alle sorelle Allegra e Alessia, della Marchesi Antinori, la più importante azienda privata del vino italiano (e presidente di un Consorzio tutto a guida femminile, quello di Bolgheri, insieme a Priscilla Incisa della Rocchetta della Tenuta San Guido ed a Cinzia Merli de Le Macchiole), o Angela Velenosi, alla guida di una delle cantine più importanti delle Marche, a Teresa Severini e Chiara Lungarotti, ai vertici di una delle realtà più conosciute del vino dell’Umbria, passando per Elisabetta Gnudi Angelini, guida di un piccolo impero del vino che mette insieme Caparzo e Altesino a Montalcino e Borgo Scopeto in Chianti Classico, dove alcuni dei nomi al femminile più celebri sono quelli di Lorenza Sebasti di Castello di Ama e di Isabella Stucchi Prinetti di Badia a Coltibuono, o ancora Emilia Nardi (Tenute Silvio Nardi, a Montalcino), Caterina Dei (Cantine Dei, icona del Nobile di Montepulciano), passando per regine dell’Amarone della Valpolicella come Marilisa e Silvia Allegrini e Sabrina Tedeschi, ai vertici delle aziende di famiglia, personalità come Elisabetta Foradori, “signora del Teroldego”, Elena Walch, tra i simboli della viticoltura dell’Alto Adige, ma anche Roberta Giurali, guida della griffe del Trentodoc Maso Martis, passando per Camilla Lunelli, ai vertici di Ferrari, e Isabella Bossi Fedrigotti (Conti Bossi Fedrigotti), o ancora, scendendo al sud, Marisa Cuomo, che ha fatto del vino di Furore una chicca ammirata nel mondo, Simona Natale, anima della griffe pugliese Gianfranco Fino, passando per tanti grandi donne del vino di Sicilia, da Francesca Planeta (Planeta) a Vinzia di Gaetano (Firriato), da Arianna Occhipinti (Occhipinti) a Mariangela Cambria (Cottanera), a Josè Rallo (Donnafugata), che è anche nel cda di Ice-Agenzia. E ancora tante altre, da Valentina e Francesca Argiolas, che guidano la cantina di famiglia icona della Sardegna, a Francesca Moretti, che ha preso le redini della galassia del vino del Gruppo Terra Moretti, o ancora Gaia Gaja e Rossana Gaja, leader di una delle cantine italiane più famose del mondo, a giovani imprenditrici di successo come Camilla Rossi Chauvenet, che ha fondato Massimago, una delle realtà emergenti della Valpolicella (di cui di recente si è occupata anche Forbes), a Michela Muratori, che guida la cantina di famiglia in Franciacorta, a Giulia Negri, enologa e anima della griffe del Barolo Serradenari, in un territorio dove, tra le donne, è impossibile non citare Chiara Boschis e Bruna Giacosa, eredi e conduttrici di due delle cantine più celebri delle Langhe, così come Anna Abbona, che guida la Marchesi di Barolo (insieme alla figlia Valentina), o Federica Boffa, nuova generazione della storica cantina Pio Cesare. Ancora, è un triunvirato tutto al femminile quello alla guida della Falesco - Famiglia Cotarella, con Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, , passando per nomi come Elisa Dilavanzo, con la griffe dei Colli Euganei Maeli, o Marcella Toffano de’ Besi, guida di quella dei Colli Berici, Punto Zero, con le due figlie Anna e Carolina de’ Besi. O ancora, Marina Cvetic, che insieme alla figlia Miriam Masciarelli la cantina Abruzzese Masciarelli, o Ornella Venica, ai vertici di Venica & Venica, tra le cantine più importanti del Collio, o Anna Zorzettig, della griffe dei Colli Orientali del Friuli Zorzettig, in Friuli Venezia Giulia.
Senza dimenticare Elvira Bortolomiol, faro della cantina di famiglia griffe del Prosecco, stesso territorio dove Silvia Franco tiene le redini della storica Nino Franco. O, ancora, tra le manager, Robertà Corrà, dg del Gruppo Italiano Vini, tra le cantine più grandi ed importanti d’Italia, e Ruenza Santandrea, per anni guida del Gruppo Cevico, poi del gruppo vino dell’Alleanza delle Cooperative, e oggi ai vertici del Consorzio dei Vini dell’Emilia Romagna. Solo alcuni esempi, tra i tantissimi possibili e tra i tanti nomi che di certo, non per volontà, ma per virtuosa abbondanza, dimentichiamo, fermandoci al mondo della produzione.
E di certo, non mancano grandi esempi anche in un altro importante segmento del mondo del vino, quello della critica enoica. Sono voci e palati al femminile, per esempio, quelli delle firme “italiane” di alcune delle più importanti testate straniere del vino, come Monica Larner (“The Wine Advocate), Kerin O’Keefe (“Wine Enthusiast”) o Veronika Crecelius (“Weinwirtschaft”), passando per Alessandra Piubello (co-curatrice della Guida Oro I Vini di Veronelli, ruolo ricoperto in passato, sponda Gambero Rosso, anche da Elenora Guerini, ndr).
Senza dimenticare le “wine influencers”, sempre più importanti in un mondo che vive sempre di più anche di “social”, ci cui abbiamo scritto qui https://winenews.it/it/donne-vino-8-marzo-lempowerment-femminile-passa-anche-attraverso-i-social_437316/. Ancora, sono donne le pioniere del turismo del vino, fenomeno oggi di assoluto successo, come Donatella Cinelli Colombini (oggi guida delle Donne del Vino, senza dimenticare le Donne della Vite guidate da Valeria Fasoli), o Magda Antonioli Corigliano, docente dell’Università Bocconi, così come lo è una delle massime esperte in materia oggi, Roberta Garibaldi, docente all’Università degli Studi di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, così come l’enologa Graziana Grassini, consulente enologa di cantine (su tutte la Tenuta San Guido, Sassicaia), o ancora Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, Marina Nedic, riferimento della Iem - International Exhibition Management, senza dimenticare Matilde Poggi, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.
Nomi e storie di persone che ce l’hanno fatta perchè capaci, ancor prima che donne. Esempi, nomi, storie importanti (e non ce ne vogliano coloro che, certamente, abbiamo dimenticato, e che con le quali ci scusiamo da subito), che sono, per bravura e tenacia, prima di tutto, sempre più importanti per il vino e per l’agricoltura italiana tutta. Visto che sono “oltre 200.000 le donne imprenditrici in agricoltura con una presenza in tutti i settori”, secondo i dati Coldiretti.
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