Il vino biologico è, senza dubbio, uno dei fenomeni più in crescita negli ultimi anni. E l’Italia non fa eccezione, anzi, con il 7% del vigneto nazionale (57.000 ettari, dati “The Research Institute of Organic Agriculture”) è il Paese n. 2 al mondo per estensione. Anche i dati di mercato sembrano andare bene: i consumi interni, secondo i dati di vendita nella gdo, crescono del 4%, in netta controtendenza al calo generale (anche se, ovviamente, si parte da numeri assoluti assai più piccoli), e l’export registra picchi particolarmente significativi per questa particolare filiera produttiva in Italia, con ben l’82% sul totale, al punto che per la metà dei produttori bio i mercati esteri rappresentano più del 30% delle vendite, mentre il 15% supera addirittura il 60%. E per gli amanti del genere, la capitale del vino bio, ad aprile, è Verona (e dintorni). In primis, per il debutto di “VinitalyBio”, salone nel salone di Vinitaly (Verona, 6-9 aprile, www.vinitaly.com), promosso da VeronaFiere con FederBio, e dedicato alle sole cantine che producono vini biolocigi certificati secondo la normativa europea, in vigore dal 1 agosto 2012, con tanti produttori ed un’enoteca ad hoc per degustare tutti i vini.
Ma anche, dal 5 al 7 aprile, con due appuntamenti ormai “classici”, come “ViniVeri” e “Villa Favorita”: il primo, “ViniVeri-Vini secondo Natura”, edizione n. 11, a Cerea, nell’Areaexp “La Fabbrica” (www.viniveri.net), oltre ai vini dei produttori del Consorzio Viniveri ed a quelli di Reinassance des Appelations, e di oltre 100 “artigiani del vino”, vedrà la presenza di Nicolas Joly, “vate” della viticoltura biondinamica (con una verticale del suo “vino mito”, il Coulée de Serrant, annate 2011, 2009, 2004, 1995), della “pasionaria” della civiltà contadina e delle lotte agrarie nel mondo, l’economista, sociologa e documentarista francese Silvia Pérez-Vitoria, autrice di libri come “Il ritorno dei contadini”, per il quale ha vinto il premio Nonino 2009, di Jonathan Nossiter, con il suo ultimo film “Natural Resistance”, ed Emmanuel Giboulot, il vigneron francese assurto agli onori delle cronache per aver rifiuto di fare il trattamento obbligatorio contro la flavescenza dorata, e che ora rischia multe e sanzioni pesanti; il secondo, Villa Favorita, a Sarego (Vicenza) promosso dall’associazione “Vinnatur” (www.vinnatur.org), dal 5 al 7 aprile, vedrà riunirsi oltre 140 produttori di otto diversi Paesi (Italia, Francia, Austria, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna), di cui poter degustare ed acquistare i vini. Novità 2014 sarà la “Tasting Room”, una sala che verrà allestita per le degustazioni e riservata agli operatori del settore quali buyer, distributori e stampa. Angiolino Maule, fondatore e presidente VinNatur spiega: “siamo passati, nel giro di due anni, da quasi 200 ad oltre 350 importatori, in arrivo da tutto il mondo, con un incremento del 30%. E’ importante dedicare loro spazi e tempi in modo che possano conoscere le cantine nostre associate e degustare con calma e in condizioni ottimali. L’attenzione ai mercati, soprattutto esteri, passa anche da queste cose”.
Focus - Biologico: la proposta Ue va nella direzione giusta: più semplificazione, ma alcuni aspetti vanno chiariti. La Anabio (Cia) analizza il nuovo regolamento comunitario indicato dalla Commissione di Bruxelles
L’obiettivo è ambizioso, alcuni interventi sono significativi, ma ci sono degli aspetti che destano qualche perplessità e vanno necessariamente approfonditi. Così si è espressa Anabio, l’associazione per l’agricoltura biologica della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori sulla proposta della Commissione Ue per avviare un processo di revisione del regolamento comunitario sul biologico, di cui anche Winenews ha dato conto nei giorni scorsi.
Il fine prioritario - sottolinea Anabio/Cia - è quello di migliorare l’attuale normativa e di favorire lo sviluppo sostenibile delle produzioni biologiche dell’Unione. Ma attraverso la proposta si vogliono anche garantire condizioni di concorrenza eque per gli agricoltori e gli operatori, consentire al mercato interno di essere più efficiente e di mantenere e migliorare la fiducia del consumatore verso i prodotti biologici, che è ritenuta di fondamentale importanza per il futuro del settore. Anabio/Cia ritiene di particolare interesse l’abolizione di 37 dei 135 adempimenti imposti attualmente agli operatori. Nella proposta viene rafforzato anche il concetto dell’approccio basato sul rischio in materia di controlli. Approccio che dovrebbe contribuire a dare fiato agli operatori onesti liberandoli, in funzione della loro accertata affidabilità, di una parte di questo onere.
La proposta introduce, inoltre, l’efficace novità della certificazione di gruppo, rivolta ai piccoli produttori. Il che - pone l’accento Anabio/Cia - significa minori oneri e semplificazione di adempimenti. Questa novità potrebbe favorire l’associazionismo in special modo fra i produttori più deboli e lo stesso reingresso nel sistema di tantissimi piccoli operatori che, oberati dalle carte, sono usciti a centinaia dal sistema dalla certificazione.
La proposta rafforza la distintività (cui molte volte Anabio/Cia si è appellata) del metodo biologico, in quanto esplicita ancora meglio la sua forte sostenibilità impegnando il settore ad assicurare l’utilizzo responsabile di energia e risorse naturali, come l’acqua, il suolo e l’aria. Nella proposta Ue - conclude Anabio/Cia - si limita, tuttavia, fortemente la possibilità di abbreviare il periodo di conversione e questo può rappresentare un limite in quanto mettere a coltura terreni precedentemente abbandonati dovrebbe essere favorito. Infine, con il nuovo regolamento sarà consentito l’utilizzo di loghi nazionali a fianco di quello europeo. Adesso si tratta di attendere l’approvazione della proposta da parte del Parlamento europeo e del Consiglio. La Cia svilupperà, in questo contesto, il suo impegno affinché vengano apportati i necessari miglioramenti alle nuove normative.
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