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La Cina del vino continua a crescere, oltre che come consumatore, anche come produttore. Ma non sconvolgerà il mercato mondiale del vino, perché guarda quasi esclusivamente al fabbisogno interno, badando alla quantità e non alla qualità

La Cina del vino continua a crescere, sia come produttore, che come consumatore, tanto che con i suoi 20 milioni di ettolitri ogni anno, è ormai stabilmente il quinto Paese al mondo in termini produttivi, e addirittura al primo per consumi di vino rosso. Una super potenza che, però, non fa paura, visto che gli esperti di tutto il mondo non vedono nella Cina un competitor credibile o da temere sul resto dei mercati, anche per via di una totale mancanza di storia produttiva del Dragone, che certo non attrae i consumatori, pur riuscendo a far fronte all’80% dei consumi interni.
“L’appetito per i vini made in China - ammette Judy Chan, della società Grace Vineyard, che coltiva 300 ettari di vigneti nelle regioni settentrionali di Shanxi Ningxia - è molto limitato fuori dalla Cina”. Tanto che “neanche i produttori - aggiunge Lu Wen, responsabile della produzione del gruppo Dynasty Fine Wines Group - fanno grandi sforzi per sedurre i mercati esteri, molto più maturi del nostro, che è ancora in una fase embrionale, e ancora non può aspettarsi niente in questo senso”.
Questo nonostante il grande salto di qualità, degli ultimi anni, in cui si sono individuati i terroir ed i climi migliori, oltre a tecnici di livello, spesso francesi, ed investimenti stranieri importanti, come quelli sostenuti dal Domaines Barons de Rothschild a Shandong, e di Lvmh a Ningxia.

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