Partiamo da un dato di fatto, per qualcuno preoccupante, per altri del tutto previsto: la Cina è in frenata, ma ha chiuso comunque il 2013 in territorio positivo secondo qualsiasi punto di vista, anche nel commercio, e quindi nell’import, enoico. Però, come sottolineano i dati delle dogane del Dragone, qualche campanello d’allarme esiste, ma più che l’Italia, ha a che fare con la Francia, leader incontrastata del mercato, che deve fare i conti con il primo stop in terra d’Oriente: se negli ultimi anni le esportazioni sono cresciute ad una media del 50% annuo, il 2013 ha regalato uno striminzito +5%, frutto quasi per intero dei primi 6 mesi dell’anno, ma ciò che preoccupa è la crescita dello 0,5% in valore, che testimonia una diminuzione del valore medio in del 4%.
Numeri che fanno ancora più rumore se si pensa che, tra i primi dieci partner enoici della Cina, solo il Cile ha chiuso in territorio negativo (-6%) in termini di valore medio, ma con una crescita quantitativa del 23%, la migliore in assoluto. E l’Italia? Sembra aver fatto il percorso inverso della Francia, con una crescita dei volumi a dir poco striminzita (+2%), bilanciata da un netto miglioramento in termini di valore (+15%). Tra gli altri, c’è da registrare il lieve arretramento in volume di Usa e Sudafrica (-1% e -2%), e le buone performance di Spagna e Portogallo, che crescono in volume dell’11 e del 14%, ed in valore del 17 e del 28%.
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