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LA CINA PUNTA SULLA SICILIA: IL “CORVO” SBARCA NEL PAESE DELLA GRANDE MURAGLIA … E L’INDIA GUARDA AL PROSECCO. NE È CONVINTO KUMAR PARDAL, PRESIDENTE DELLA WORLD WINES & SPIRITS, UNO DEI PIÙ GRANDI IMPORTATORI INDIANI. TUTTI I DATI SU CINA & INDIA

Italia
Il vino siciliano verso la Grande Muraglia

E’ ancora solo una pattuglia, poche migliaia di bottiglie di Corvo Rosso e Corvo Bianco e del Grecale della Florio. Ma l’Illva di Saronno, proprietaria dei due storici marchi siciliani, ha investito, di recente, ben 45 milioni di euro per acquisire il 30% della più grande azienda cinese di distribuzione di vini. Le restanti quote sono a carico dello Stato cinese, dei suoi manager e di una banca d’affari.
A fronte di un simile impegno finanziario, la gamma dei prodotti che il gruppo Illva ha in mente di far arrivare nel paese asiatico e il volume d’affari auspicato è chiaramente di ben altra consistenza. Il primo prodotto a partire, dall’Italia verso la Cina, a metà del 2005, è stato lo storico Amaretto; adesso è il momento del vino.
L’obiettivo sono i 300 milioni di benestanti cinesi che, su una popolazione totale di oltre un miliardo e mezzo di persone, sono già classificati come potenziali clienti. “Se le prime trentamila bottiglie di vino da tavola, con marchio Corvo e Florio, inviate per iniziare la conquista del mercato cinese registreranno i successi preventivati, in Cina sbarcherà - spiega a WineNews, Carlo Casavecchia, direttore delle casa siciliana - anche il terzo marchio storico dell’isola di proprietà dell’Illva, la Duca di Salaparuta, con i suoi prodotti di gamma e di prezzo più alti.

La curiosità - E l’India guarda al Prosecco …
E’ il Prosecco la chiave che permetterà ai vini italiani di aprire le porte del mercato indiano. Ne è convinto Birindra Kumar Pardal, presidente della World Wines & Spirits, uno dei più grandi importatori indiani di alcolici, che sembra non aver dubbi sui gusti degli indiani e sulle potenzialità del mercato indiano per i vini italiani.
Gli indiani non sono abituati a bere vino. Birra e superalcolici (whisky e gin in particolare) fanno la parte del leone. Ma il mercato è in continuo aumento, attestandosi su una crescita del 5% annuo, muovendo circa 7 miliardi di euro. Il segmento degli alcolici più leggeri cresce del 17% mentre quello dei vini del 20%, grazie soprattutto al fatto che le nuove generazioni, nelle grandi città, si avvicinano più facilmente a questo tipo di alcolici piuttosto che ai superalcolici.
“Il segmento dei vini frizzanti - spiega Pardal - è quello che in India vende di più. Il prosecco italiano, una eccellenza nel suo campo, sicuramente riuscirebbe ad avere mercato in India e potrebbe poi aprire la strada ad altre tipologie di vini italiani. Inoltre bisognerebbe puntare sui vini più dolci, anche se non eccessivamente dolci; il gusto indiano va molto in questo senso”. L’Italia al momento è al quarto posto tra i Paesi che esportano vino in India con 700.000 casse, preceduta da Francia (5.400.000), Australia (1.300.000) e Stati Uniti (1.700.000). “Questo - spiega ancora Kumar Pardal - perchè essendo per la maggior parte la produzione italiana di qualità, a causa anche dei forti dazi doganali imposti dal governo indiano, il prodotto italiano risulta caro e di nicchia. La Francia riesce a vendere vini a pochissimo prezzo”.
Quelli dei dazi e della distribuzione sono due problemi importanti per gli imprenditori italiani del settore che aspirino a guadagnarsi fette di mercato indiano. “Tra i dazi del governo e le tasse locali - spiega Antony Mark David, vice presidente della Sultania Trade Privatel Ltd di Mumbai (l’ex Bombay) - si arriva anche al 250% sul prodotto. Davvero tanto. Il fatto è che in un economia protezionistica come la nostra, nonostante le assicurazioni del governo centrale, finora nulla è stato fatto per la riduzione dei dazi e delle tasse locali e il mercato indiano del vino in particolare e degli alcolici in generale è in mano a pochissime persone che controllano la produzione del vino indiano e la distribuzione di questo e di brand di superalcolici in tutto il Paesei”.
Inoltre, su 30 stati indiani, solo 7 (certamente i più interessanti come il Maharashtra dove c’è Mumbai, lo stato di Delhi, Goa, Karnataka dove c’è Bangalore, Uttar Pradesh, Haryana e West Bengala dove c’è Calcutta) fino ad oggi hanno permesso la vendita di alcolici e vini straneri attraverso i canali di distribuzione locale. I Duty Free dei 6 maggiori aeroporti internazionali indiani restano canali preferiti per la vendita.
“I governi stranieri come quello italiano e l'Unione europea - continua David - dovrebbero fare maggiori pressioni sul governo indiano, anche in sede di Wto, per abbassare questi dazi. Il mercato indiano è pronto ed è molto appetibile. Gli italiani hanno un prodotto di qualità che è molto apprezzato. E' un peccato non poterlo vendere come meriterebbe”.
Ma gli indiani non guardano soltanto all’importazione dei vini italiani finiti. Venkatesh Prabhu, managing director della Spiritec Cosultant di Bangalore, cerca partner per importare tecnologie italiane del settore per produrre vino in India. “Nel nostro Paese non abbiamo vigneti autoctoni, produciamo vino da uva chardonnay. Abbiamo zone che consideriamo ottime, climaticamente, per ospitare la produzione dei vini. Il nostro interesse è quello di avere in India il processo completo di coltivazione, produzione e imbottigliamento, ma abbiamo bisogno di aiuto e gli italiani sono maestri in questo settore. Stiamo anche vagliando l’ipotesi di portare vino e di imbottigliarlo, ma anche in questo caso i dazi sono alti”. casse dell’anno precedente. Questo è dovuto dal maggiore reddito nella crescente economia Indiana, cambiamento nello stile di vita, un crescente numero di professionisti che ritornano a lavorare in India e la maggior consapevolezza dei benefici salutari del vino nonché la percezione che i vini siano sofisticati e che rispondono alle esigenze del mercato elite.

Focus - Cina, i dati di mercato
La Cina
La Cina è, senza ombra di dubbio, uno dei più interessanti mercati del momento, e i numeri lo confermano: 1.3 miliardi di abitanti, di cui oltre 200 milioni con un reddito paragonabile a quello dei paesi sviluppati, un’economia con tassi di crescita inimmaginabili in altri paesi (9,2% rispetto a 3,8% degli USA e 1,4% dell’UE), consumi in rapidissima crescita, anche nel settore vinicolo: la Cina è il paese che ha avuto la più grandi crescita nei consumo di vino nel mondo negli ultimi 10 anni!
Il settore degli alcolici
“Bere vino” Il vino sta diventando, soprattutto tra le generazioni più giovani, una vera e propria moda: si beve vino al ristorante, al bar, nei clubs e nelle discoteche. Due ricerche di mercato distinte (di China Infobank e Access Asia) hanno evidenziato che il vino viene, in gran parte, consumato fuori casa da giovani professionisti con un’età compresa tra i 25 e 35 anni, fascia che comprende la maggioranza della popolazione cinese. Il consumo di vino non è una prerogativa solo dei giovani: anche le persone più mature sono sempre più interessate al vino, vissuto come uno status symbol la cui conoscenza e consumo mettono in mostra il raggiunto benessere economico. Negli ultimi anni, i consumi del vino in Cina sono cresciuti rapidamente e costantemente (con un tasso annuo medio del 10%), con un’incredibile accelerazione a partire dal 2001 con tassi superiori al 50%.
La scelta del vino
I consumatori cinesi che scelgono il vino secondo il brand sono il 44%, con una tendenza verso il vino locale nel fascia più bassa . All’interno della fascia più alta di mercato, si preferisce invece il vino di marca importato perché simbolo di un alto livello di vita, di un elevato grado di istruzione e conoscenza delle culture straniere. Del restante 56% dei consumatori, 28% scelgono in base al gusto, alla varietà e all’apparenza dell’etichetta, mentre gli altri 28% sono sensibili al prezzo.
Recentemente, il vino locale è stato oggetto di svariate polemiche perché considerato “dannoso” per la salute a causa di controlli sanitari poco accurati degli impianti. Anche questo ha favorito, indubbiamente, il consumo di vino importato considerato un prodotto più sicuro e garantito.
Vinitaly China - Salone del vino, olio e prodotti tipico Italiano (Shanghai, 23-25 novembre 2006)
La produzione vinicola italiana sarà protagonista a Shanghai dal 23 al 25 novembre, proprio nel cuore commerciale della Cina. Presso lo Shanghai Exhibition Centre si svolgerà, infatti, l’ottava edizione di Vinitaly China, manifestazione dinamica e coinvolgente organizzata da Veronafiere, che permetterà di sperimentare appieno la qualità e la tradizione della realtà enogastronomica italiana. Sono molte le opportunità che verranno offerte ai visitatori i quali potranno interagire direttamente coi migliori produttori, partecipare a degustazioni guidate da esperti italiani e asiatici, sperimentare interessanti abbinamenti tra vini e specialità gastronomiche italiane e più singolari e sorprendenti abbinamenti con piatti tipici cinesi. Lo scorso anno ben 150 aziende provenienti da ogni regione d’Italia hanno presentato il meglio delle proprie produzioni ad un pubblico di oltre 3.000 visitatori ed i numeri quest’anno sono destinati a crescere ulteriormente.
Vinitaly China 2006 si presenta sul mercato cinese come un evento imprescindibile per gli operatori del settore, i ristoratori e la stampa, ma anche come un’occasione da non perdere per chi ami il vino e l’Italia. Degustando vini prestigiosi ed assaporando produzioni regionali tipiche quali pasta, biscotti, conserve e caffè si potrà partire per un viaggio virtuale attraverso l’Italia del gusto e della qualità.
Proseguiranno le iniziative per la diffusione della cultura del vino con una serie di seminari informativi e cene promozionali che coinvolgeranno non solo gli operatori ma anche le classi di consumatori ad alto reddito e con elevata propensione alla spesa.
La novità di quest’anno è rappresentata dalle collaborazione con Cibus - Fiera di Parma che organizza un evento autonomo dedicato al prodotto alimentare italiano.
Del resto, la crescente popolarità della cucina Italiana, dimostrata dal rapido aumento di locali come trattorie, pizzerie e ristoranti, ha dato un grande impulso al consumo di vino e di prodotti agroalimentari italiani, favorendo ulteriormente l’interesse nei confronti di tale comparto.
Fonte: Veronafiere

Focus - India, i dati di mercato
Economia indiana e settori produttivi

Paese in via di sviluppo, l’India appare come una delle realtà emergenti nell’ambiente economico e politico attuale. Dopo aver condotto le indicazioni della Banca mondiale del commercio, si trova in una fase di crescita economica. Tuttavia il problema principale rimane quello della redistribuzione, che non permette alla maggioranza della popolazione di usufruire della nuova ricchezza. L’economia indiana presenta un sufficiente grado di diversificazione. L’agricoltura rappresenta sempre uno dei settori di punta dell’intero sistema economico. La maggior parte della proprietà terriera è gestita a livelli di mera sussistenza, cosicché molte delle famiglie contadine vivono al di sotto della soglia di povertà. L’India registra infatti alcuni dei più bassi indicatori di sviluppo sociale nel mondo, in particolare per quanto riguarda le condizioni di vita delle aree rurali. Allo stesso tempo il paese annovera un ampio numero di professionisti altamente qualificati riconosciuti a livello internazionale. Grazie all’attuale rapido e sostenuto aumento degli indicatori economici globali, la riduzione della povertà rappresenta ora una urgente priorità per il Paese.
Dati di mercato
- La crescita economica dell’India è tra le più rapide al mondo con un tasso medio del 5%;
- Nel primo semestre del 2004 l’importazione totale dei principali alimenti e bevande ha raggiunto i 439 milioni di dollari;
- Le importazioni di alimenti e bevande crescono ad un tasso annuo superiore al 25%;
- I litri di bevande alcoliche consumati su base annua sono circa 150 milioni;
- L’India è una delle destinazioni turistiche più interessanti del mondo. Grazie alla crescita dell’industria turistica, si prevede un ulteriore forte aumento della domanda di alimenti, di vini e di bevande;
- Il governo Indiano è orientato verso la liberalizzazione Stando al tasso di crescita del prodotto interno lordo dell’India che si stima sia passato da 0,5% a 7,1% per il 2005, la prospettiva economica mondiale del Fondo Monetario Internazionale sostiene quanto segue: “L’India, una nazione dall’economia in espansione con una popolazione giovane e con un rapido tasso di crescita, potrebbe diventare il motore della crescita economica mondiale nei prossimi 10 anni”.
Il rapporto sostiene fermamente che, se l’India continuerà ad aprirsi alla globalizzazione e alle riforme, le importazioni indiane potrebbero sempre più far da guida alla crescita globale, dal momento che l’economia indiana nel prossimo decennio potrà vantare un’elevata percentuale di popolazione in età lavorativa. Si prevede infatti che circa 75-110 milioni saranno la nuova forza lavoro destinata ad entrare in India nei prossimi 10 anni.
I dati ci dicono inoltre che le esportazioni indiane, benché appartenenti a categorie di basso livello, nel 2010 saranno più che raddoppiate mentre le importazioni addirittura triplicheranno essendo cresciute all’incirca del 33% nell’anno 2003-2004, quattro volte di più rispetto al periodo 1990-2002.
L’India è il settimo importatore mondiale di petrolio e ne importa oltre il 70% del suo fabbisogno interno. Considerando che, secondo le stime, il numero di proprietari di macchine quadruplicherà per il 2030, anche le importazioni di petrolio sono destinate ad aumentare.
Il mercato indiano e il settore vino
La globalizzazione, in atto nel settore vitivinicolo, ha progressivamente cambiato dinamica e geografica dell’”universo-vino” del Vecchio Continente, aprendo la strada a nuovi scenari. L’accelerazione dei processi di concentrazione di grandi gruppi internazionali, di reti distributive nei più importanti mercati di consumo impongono la necessità di sviluppare nuovi strumenti per dialogare con il consumatore globale e adattare le strategie promozionali alle nuove esigenze.
Il nettare di Bacco conferma anche nel 2005 il trend positivo registrato nel 2004 quando la domanda del mondo del vino Made in Italy ha fatto segnare un +5,4% nel valore delle esportazioni come risultato di un aumento nei mercati comunitari ( +5% ) e statunitense ( +4,2% ), ma con segnali positivi anche in Paesi emergenti come la Cina dove il valore delle esportazioni è aumentato più del doppio ( +110% ) e l’India dove è triplicato ( +238% ) rimanendo tuttavia su livelli contenuti.
L’economia dell’India si presenta come una delle più interessanti e stimolanti dell’attuale contesto economico mondiale ed il potenziale di vendita del vino è enorme in quanto presenta un possibile mercato di 300 milioni di persone, delle quali circa 74 già consumatori di alcolici.
L’India appare dunque come un mercato promettente per il “Made in Italy” che in questo paese gode di un’ottima reputazione in termini di innovazione, design e qualità.
Lo scorso anno il consumo di vino è stato stimato attorno ai 13,5 milioni di litri e la media pro capite del consumo di vino in India è pari a 4,6 litri.
Tuttavia nei prossimi 2 anni è previsto un netto aumento ( 7 milioni di litri ) e a beneficiarne saranno soprattutto i vini internazionali che si affiancheranno e supereranno nelle vendite quelli domestici.
La presenza di vini internazionali infatti è cresciuta del 30% nell’ultima decade. La categoria sta crescendo al tasso del 22% annuo e le vendite si aggirano intorno al milione e duecento mila bottiglie: una media d che dovrebbe mantenersi in costante crescita per almeno i prossimi 5 anni. Oggi sul mercato indiano vengono immessi annualmente 5 milioni di bottiglie.
Il vino straniero attualmente si pone ancora come un bene di lusso, riservato solo a pochi fortunati. Tuttavia sono comunque in gran numero le persone che hanno un tenore di vita elevato tale da potersi permettere i prestigiosi vini stranieri.
Garantire la competitività del vino italiano nel lungo periodo significa allargare la sfera d’azione, agendo cioè su “linee esterne”, introducendo i “plus” italiani nel paniere della competitività, in cui la domanda è in veloce trasformazione, c’è bisogno di adeguarsi in modo nuovo rispetto alla domanda.
Bisogna favorire processi di formazione all’estero, soprattutto in Paesi strategici come Usa, Russia, Brasile, Cina ed India, aprendo scuole che formino chef specializzati nella cucina italiana e personale in grado di comunicare adeguatamente le qualità del vino italiano.
I ristoranti italiani all’estero sono stati storicamente, e continuano ad esserlo, i più efficaci e formidabili promotori del nostro agro-alimentari.
L’attuale consumo procapite del vino in India è di 5 ml, comunque ha il tasso di crescita notevole a doppia cifra. L’industria Indiana del vino è stimata essere intorno ai 2600 milioni di rupie, poco più di 50 milioni di dollari Usa.
L’attuale tasso di crescita è di circa 30% e si prevede che crescerà di 10 volte nel prossimo decennio estimato a raggiungere 5 milioni di casse, sebbene ancora molto lontano dall’attuale mercato Cinese che è di 50 milioni di casse, sebbene ancora molto lontano dall’attuale mercato Cinese che è di 50 milioni di casse, il mercato Indiano ciò nonostante ha un enorme potenziale sia per i produttori nazionali che per gli importatori.
La cultura del vino sta diffondendosi dei club esclusivi del vino nelle varie città. Il consumo dei vini in India ha registrato una crescita del 14% nel 2003/04 a 490.000 casse da 9 litri contro 430.000 casse dell’anno precedente. Questo è dovuto dal maggiore reddito nella crescente economia Indiana, cambiamento nello stile di vita, un crescente numero di professionisti che ritornano a lavorare in India e la maggior consapevolezza dei benefici salutari del vino nonché la percezione che i vini siano sofisticati e che rispondono alle esigenze del mercato elite.
Fonte: Istituto per il Commercio con l'Estero (Ice)

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