“La Cina si può conquistare solo partendo dalle eccellenze già riconosciute a livello internazionale”. A dirlo Raimondo Romani e Flaviano Gelardini, ovvero Gelardini & Romani Wine Auction, l’unica casa d’aste specializzata in grandi vini italiani che, il 17 novembre, ad Hong Kong, capitale mondiale delle aste enoiche manderà in scena uno dei più grandi incanti di etichette del Belpaese: “È il catalogo più grande, oltre 1.000 lotti, e completo che abbiamo mai realizzato” (è made in Italy l’80% del catalogo fatto di 5.000 fra bottiglie e grandi formati, ndr).
Hong Kong che rappresenta, peraltro, l’eccezione asiatica, ovvero l’unico Paese dove la cultura del vino è molto sviluppata: “in “mainland China”, come confermato anche dai più recenti sondaggi di settore - aggiungono da Gelardini e Romani - la maggior parte dei consumatori che acquista vini d’importazione lo fa per lo più come investimento o come status symbol, anche perché il pasto quotidiano che si consuma in Cina non comprende bevande di alcun genere, al limite un té o un bicchiere di acqua calda, quindi, almeno per il momento, l’abbinamento dei nostri vini con il cibo cinese o la biodiversità sono temi che non hanno presa sul pubblico. Su quanto poi il pubblico cinese sia interessato alle vigne o alla vinificazione, è esplicativa la risposta che ci ha dato un importatore di vini di Shenzen a riguardo: quando compro una macchina non voglio sapere com’è fatto il motore, perché dovrei sapere come è fatto un vino? È lapalissiano che oggi in Cina, nel mondo del vino, la differenza la fanno l’etichetta, intesa come brand, e, a seguire l’annata”.
“Ma siamo certi - continuano Gelardini e Romani - che il marchio Italia si potrà affermare anche nel mercato del vino in Cina, com’è avvenuto per la moda e le auto di lusso, attraverso l’affermazione e la diffusione della conoscenza delle etichette più prestigiose, quelle già riconosciute a livello internazionale, che la Gelardini & Romani Wine Auction ha selezionato, per altro, con la “Classificazione Grand Cru di Italia” (i vini italiani che vanno meglio nelle aste, ndr), etichette che possono essere il traino per la conoscenza e la diffusione nel mercato cinese, dell’intera gamma di vini del Belpaese”.
“L’attuale limite all’espansione del vino italiano in Cina - spiegano poi Gelardini & Romani, fornendo anche uno spunto di riflessione diverso ed interessante - sembra dipendere più dalla competizione fra le aziende italiane stesse, che impedisce indispensabili sinergie in un mercato tanto diverso e vasto, piuttosto che dalle istituzioni italiane all’estero che abbiamo trovato sempre molto efficienti ed un passo avanti, in termini di analisi di mercato e progettualità”.
Info: www.grwineauction.com
Focus: In Hong Kong, il 31 ottobre, al “Domani”, “Sassicaia vs Fiorano”, by Gelardini & Romani
Il Fiorano, primo grande vino di impostazione bordolese prodotto in Italia, con una degustazione comparata con l’altro grande pioniere della vinificazione alla bordolese in Italia: il Sassicaia. Ecco l’evento di scena domani, 31 ottobre, al Ristorante italiano “Domani” di Hong Kong, by Gelardini & Romani. A confronto due annate di entrambe le etichette, 1989 e 2006 (2006 che è la prima annata di Fiorano rosso, prodotta dalla Tenuta di Fiorano e commercializzata dalla nuova gestione del Principe Alessandro Jacopo Boncompagni Ludovisi, ndr).
“Il Fiorano, vino celebrato da Veronelli, nasce alla fine degli anni ‘40 - spiegano Gelardini & Romani - dall’estro del Principe di Venosa, Alberico Boncompagni Ludovisi, il primo ad immaginare, con la consulenza di Tancredi Biondi Santi, di poter ottenere grandi risultati in Italia - lungo la Via Appia a pochi km dal centro di Roma - con Cabernet Sauvignon e Merlot coltivati secondo i dettami di quella che oggi chiamiamo agricoltura biologica. Apprezzato a livello internazionale a partire dagli anni Ottanta il Fiorano diventa un vero mito, fino a quando nel 1995 il Principe Alberico, senza motivarlo pubblicamente, decide di espiantare le vigne, interrompendo così la produzione.
Per alcuni anni quel vino che aveva dato a Roma il suo primato enologico sembrava perduto per sempre; ma nel 2001, su impulso del giovane Principe Alessandrojacopo, Fiorano risorge, in assoluta continuità con la filosofia Boncompagni Ludovisi. Nel contempo, dopo la morte del Principe Alberico avvenuta nel 2005, una parte della proprietà di Fiorano è entrata nella disponibilità delle nipoti Albiera, Alessia ed Allegra Antinori. Così quella che era un tempo un’unica proprietà a Fioranello oggi è divisa fra, la Tenuta di Fiorano del Principe Alessandro Jacopo Boncompagni Ludovisi, che comprende oltre alle vigne la cantina e l’etichetta storica e la Fattoria di Fiorano delle sorelle Antinori. Due progetti paralleli che insistono sullo stesso territorio e che proprio grazie a sensibilità diverse stanno facendo rinascere, arricchendolo, un territorio straordinario con una storia millenaria.
L’evento “Sassicaia vs Fiorano” di giovedì 31 rientra nelle attività di promozione del vino italiano che la casa d’aste di Roma, con sede anche ad Hong Kong dal 2011. Un appuntamento all’insegna del made in Italy, divenuto tradizionale nella principale vetrina del lusso d’Asia, frutto dell’ormai consolidato sodalizio fra la Gelardini & Romani Wine Auction ed il ristorante “Domani” (www.domani.hk) guidato dallo chef Andrea Spagoni e dal generale manager Stefano Bassanese, una delle più prestigiose “ambasciate” dell’Italia a tavola in Asia”.
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