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“LA CRISI HA PORTATO CAMBIAMENTI IMPORTANTI, MA IL MONDO DEL VINO È CONSERVATORE. PRIMA IMPARERÀ A CAMBIARE, MEGLIO ANDRÀ. TENENDO SALDE AUTENTICITÀ E TRASPARENZA”. PAROLA DI EMILIO PEDRON, AD TENIMENTI ANGELINI, TRA I TOP MANAGER DEL VINO ITALIANO

Italia
Emilio Pedron, ad Tenimenti Angelini

“La crisi ha portato cambiamenti importanti, e il mondo del vino è conservatore e lento nel recepirli, ma andrà tanto meglio quanto prima imparerà ad adattarsi al cambiamento”. Parola di Emilion Pedron, ad Tenimenti Angelini e Cavalier G. B. Bertani, e uno dei manager più preparati e navigati del vino italiano, intervistato da WineNews.
“Cambiamenti che sono anche di stile di prodotto - precisa Pedron - ma soprattutto di altro genere. Fino ad oggi, per esempio, comandavano i punteggi, le opinioni degli esperti, ma ora contano le storie che riusciamo a raccontare intorno alla bottiglia di vino. Oggi i consumatori hanno internet, pretendono di conoscere il vino via web, magari non possono assaggiarlo ma possono conoscerne le storie, e le storie vere le possono raccontare solo i produttori seri. C’è bisogno di grande serietà e trasparenza nel vino italiano. Non basta dire di fare le cose: vanno fatte concretamente, bisogna di essere capaci di innovarsi in tutte le fasi della vita aziendale, dalla produzione al mercato alla comunicazione, ma in maniera autentica e conseguente: ognuno deve avere uno stile definito e non svendersi, deve essere autentico agli occhi dei consumatori, e questi sono aspetti che fino ad oggi non sono stati ritenuti così impattanti”.
Un pensiero sul quale si fonda il nuovo progetto di riassetto del gruppo, che comprenderà tutte le realtà della galassia Angelini (la Bertani di Grezzana, la Tenuta Novare a Negrar, Puiatti a Romans d’Isonzo, Val di Suga a Montalcino, Tre Rose a Montepulciano, San Leonino a Castellina in Chianti, e Azienda Agricola Marche, per 350 ettari vitati, 3 milioni di bottiglie prodotte e 20 milioni di euro di fatturato), con ogni cantina che manterrà il proprio marchio sui vini, valorizzando ogni realtà, ma con un centro di ricerca e comunicazione unificato. E che, come tutto il resto del vino italiano, guarderà soprattutto all’export, “che non può essere più definito una valvola di sfogo per i nostri vini - conclude Pedron - ma l’unica via per far crescere il settore, e che percorreremo tanto meglio quanto più saremo capaci di conoscere i mercati esteri, di sapere quello che i consumatori esteri vogliono dai nostri vini. Non tanto per adeguarci nel gusto, ma nel modo di comunicare e raccontare la nostra qualità. Anche perché nel mercato italiano, i consumi, soprattutto nel fuori casa, sono destinati a diminuire ancora”.

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