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LA CULTURA DEL VINO DI QUALITÀ NELLE ISTITUZIONI IN ITALIA E ALL’ESTERO, PER PORTARE QUESTA CULTURA DOVE ANCORA NON C’È. COSÌ FRANCO RICCI SPIEGA IL SENSO DELLA FONDAZIONE ITALIANA SOMMELIER. FOCUS: LA REPLICA DEL PRESIDENTE AIS, MAIETTA

Un rapporto più intenso con le istituzioni e gli istituti di cultura italiani, anche oltreconfine, “per elevare ancora di più lo spessore del nostro lavoro di divulgatori della cultura del vino e dell’olio di qualità”. Come scritto nella lettera inviata ai soci di Ais Roma, e come ribadisce a WineNews, Franco Ricci, patron di Bibenda, spiega così la nascita e gli obiettivi della Fondazione Italiana Sommelier.
“Sedi in Italia e all’estero, partnership istituzionali che andranno dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai Ministeri della Cultura, degli Esteri e delle Politiche Agricole, e collaborazione con gli Istituti di Cultura Italiana all’estero i punti fondanti - spiega Ricci - per portare la cultura del vino e dell’olio italiano di qualità dove ancora non c’è. Un’iniziativa che avremmo voluto intraprendere già da tempo, perché andava fatta e per avere meno lacci e lacciuoli di cui tener conto per poter agire con efficacia”.
Per il resto Bibenda (www.bibenda.it) e Ais Roma, che stando a Ricci, “uscirà dall’Associazione nazionale Italiana Sommelier per confluire nella nuova Fondazione”, continueranno tutte le attività già in essere ... dai tanti eventi, che vengono organizzati a Roma, all’Oscar ed alla guida.

Focus - La replica di Antonello Maietta, presidente Associazione Italiana Sommelier
Intanto, in merito a questa uscita dall’Ais e alla lettera (vedi articolo di ieri) con cui Ricci comunicava ai soci di Ais Roma la novità, è arrivata sul sito ufficiale dell’Ais (www.aisitalia.it) la risposta del presidente nazionale Antonello Maietta (che, per la cronaca, nelle settimane scorse aveva commentato a WineNews le voci di separazione definendole “sonora bufala”. Una lettera il cui titolo, “Fine di un Incubo” dice tutto sulla posizione di Maietta, che scrive, tra l’altro “In attesa che gli esperti di questioni legali dicano se è proprio ortodosso che siano i vertici di un’associazione regionale a decidere sulla testa dei propri affiliati - i quali, si badi bene, ancor prima di essere soci di una realtà territoriale, sottoscrivono l’adesione all’Associazione Italiana Sommelier (scritta proprio così, senza altre accezioni di luogo) - un risultato l’abbiamo finalmente raggiunto: è la fine di un incubo ... fine di un incubo perché, per quanto ci riguarda, se il profilo della cultura del vino sarà da oggi magari meno seducente e meno patinato, sarà anche meno pomposo, meno saccente, meno arrogante e meno sbruffone. Prerogativa di chi è realmente competente e non deve mascherare altrimenti la propria insipienza. In questa circostanza l’Associazione Italiana Sommelier (scritta proprio così, senza altre accezioni di luogo), quella che in Italia e nel mondo raccoglie 30.000 aderenti, farà meno fatica a spiegare all’esterno che alcune discutibili esternazioni, alcune rancorose ritorsioni, alcune inspiegabili decisioni, non appartengono al proprio patrimonio di valori”.

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