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LA DENOMINAZIONE PIÙ ANTICA D’ITALIA … RILANCIA LA SUA TRADIZIONE. IL FENOMEMO “MARSALA” STUDIATO OGGI DA ASTRA RICERCHE E DALL’UNIVERSITÀ DI PALERMO. TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SULLA DOC SICILIANA

Italia
Bottiglie di Marsala

Il Marsala si rilancia: con una produzione di oltre 70.000 ettolitri, oggi il Marsala mantiene in Italia il primato di vino liquoroso a doc, eppure solo in pochi conoscono le sue potenzialità.
Così il Consorzio del Marsala (che dal 1963 associa la quasi totalità delle aziende produttrici: dalla Florio alla Pellegrino, da Martinez a Baglio Oneto, da Casano Maggio a Pulizzi; ovvero l’85% della produzione totale annua di vino Marsala, frutto dei vigneti allevati nella zona tipica di produzione: la provincia di Trapani ad esclusione del Comune di Alcamo e delle Isole di Pantelleria, Favignana, Levanzo e Marettimo) ha scelto - grazie all’importante finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole - di pianificare una campagna di comunicazione su uno dei prodotti più affascinanti e versatili della Sicilia.
Il ritorno in grande stile del Marsala che intende liberarsi da stereotipi e da luoghi comuni sul liquoroso più conosciuto d’Italia.

Le ricerche - Italiani & Marsala
Due le ricerche quali-quantitative: la prima, curata da Astra Ricerche del professor Enrico Finzi, svela il particolare rapporto tra gli italiani e il Marsala; la seconda, condotta dall’Università degli Studi di Palermo, a cura del professor Sebastiano Torcivia, è la prima analisi strutturale delle aziende operanti nella Doc Marsala, un autentico censimento che fotografa la realtà produttiva e distributiva del prodotto siciliano.
La prima ricerca, condotta da Astra Ricerche a cura del professor Enrico Finzi, svela il particolare rapporto tra gli italiani e il Marsala; partendo da un sorprendente dato sulla sua awareness: il 77% dei consumatori di Vino - pari a 22 milioni di italiani - conosce la Doc siciliana. Il Marsala è quindi uno dei vini più noti in Italia, eppure potrebbe - e dovrà - essere conosciuto meglio. Solo il 42% dei suoi conoscitori, infatti, conosce e può apprezzarne le sue tipologie, sapendo distinguere un’etichetta dall’altra per invecchiamento, gusto, colore; sono molti di più coloro che ne sottolineano accezioni positive più generali: il suo profondo legame con la sua splendida terra, la sua eccellente qualità, le nuances e il profumo straordinari; se appare quasi scontato conoscere “il” Marsala, sembra meno comune saper apprezzare “i” Marsala. La ricerca delinea il profilo di chi consuma personalmente il Marsala. Fa parte di un universo di 7 milioni di adulti, è più frequentemente di sesso maschile, ha tra i 45 e i 54 anni, risiede a Centro-Sud, è diplomato o laureato, imprenditore o salariato, fa spesso uso di Internet. Circa la metà dei consumatori sceglie di bere il Marsala più o meno una volta al mese; l’altra metà si suddivide tra chi lo consuma più volte al mese e chi lo degusta solo una volta all’anno.
Sono in molti ad indicare il Marsala come vino da meditazione, adeguato per essere centellinato in solitudine e, al contempo, come vino strettamente legato alla convivialità, adatto a favorire la compagnia. Un dato estremamente interessante ed originale nel panorama dei vini liquorosi.
Meno diversificate le tipologie di abbinamento gastronomico. E’ estremamente privilegiato il consumo a fine pasto, al momento del dolce, molto meno sfruttate (e, perciò, davvero da scoprire) le sue straordinarie capacità di avvicinarsi ai formaggi, alle carni, al pesce. Curiosa e in controtendenza la valutazione degli italiani sul prezzo medio del Marsala. Se il 66% degli intervistati lo giudica del tutto equo, c’è un 10% che lo giudica più basso del giusto. Marsala, insomma, sì grazie. Ma c’è grande desiderio di saperne di più. Ben 12 milioni tra i suoi conoscitori chiedono una maggiore informazione e un vero e proprio rilancio, dimostrando e confermando l’amore per uno dei prodotti vinicoli di più antica tradizione, per lungo tempo sinonimo di “made in Italy”.
La seconda ricerca, condotta dall’Università degli Studi di Palermo, a cura del professor Sebastiano Torcivia, è la prima analisi strutturale delle aziende operanti nella Doc Marsala, un autentico censimento che fotografa la realtà produttiva e distributiva del prodotto siciliano. Sono 110 le etichette di Vino Doc Marsala in commercio, per una produzione di circa 70.000 ettolitri (pari a oltre 7 milioni di bottiglie) ed un fatturato di 16,5 milioni di euro nel 2007. Privilegiata la grande distribuzione, con il 73%, seguita dal canale Horeca con il 18% in cui più forte è la presenza delle aziende con fatturato annuo maggiore, ed il canale diretto con il 9% in cui sono le aziende piccole di stampo familiare ad essere in testa a tutte. La distribuzione in Italia (Sicilia esclusa) è del 57% con i principali mercati in Piemonte, Lombardia,Veneto, Emilia Romagna e Friuli; la sola Regione Sicilia copre il 12% del mercato, mentre il 31% viene esportato; principali mercati esteri sono Usa, Inghilterra, Germania, Svizzera, Canada e Giappone. Le dodici aziende del Consorzio per la tutela del Marsala commercializzano il 90% del prodotto doc sul mercato. Delle 10 aziende produttrici dirette, ben 6 le cantine storiche, fondate nell’Ottocento (in ordine di “nascita” Florio, Baglio Oneto, Martinez, Pellegrino, Pipitone Spanò, Lombardo); quattro, invece, le cantine nate nel Novecento (Intorcia, Buffa, Casano, Vinci).

Focus - Il Marsala nella storia: famoso per caso
Il vino Marsala è la più antica doc d’Italia e nasce per caso. Inventore ne fu il commerciante inglese John Woodhouse che veleggiava nel 1773 attraverso il Canale di Sicilia alla ricerca di particolari ceneri per la sua fabbrica di saponi a Liverpool. Una tempesta lo costrinse ad attraccare a Marsala. In cerca di un’osteria per farvi ristorare il suo equipaggio, fu subito conquistato dal robusto profumo e dal gusto deciso del perpetuum.
Il vino prodotto in queste terre era fatto invecchiare in grandi botti di buon legno: dalle quali, nel corso degli anni, veniva prelevata una certa quantità di vino, a questa si sostituiva un uguale volume di vino giovane in un ciclo perpetuo di rinnovamento del vecchio e di valorizzazione del nuovo. Procedimento che assicurava all’insieme del prodotto una formidabile uniformità, frutto del sapiente amalgama di vini medesimi di età diverse.
Il fiuto per i grandi affari porta Woodhouse a caricare sul suo brigantino Elizabeth diretto in Inghilterra un campione del vino di Marsala (o Sicilian Sherry) per sondare i gusti dei suoi connazionali, già grandi estimatori di Madeira e di Jerez. Per proteggere il carico dagli sbalzi di temperatura e dall’umidità che il lungo viaggio avrebbe comportato, l’esperto commerciante aggiunge acquavite da vino che suggellerà felicemente la nascita del Marsala. Da necessità, dunque, nasce la virtù del Marsala destinato, attraverso gli Inglesi, a diventare famoso in tutto il mondo.
Anche Lord Orazio Nelson contribuì a rafforzare la fama del Marsala in Inghilterra grazie all’acquisto di grandi quantità del vino che l’ammiraglio duca di Bronte definì “degno della tavola di ogni gentiluomo”. Un manoscritto datato 1800 e pervenutoci integro rappresenta il primo vero contratto di acquisto di questo vino e reca le firme dell’acquirente Nelson e del fornitore Woodhouse.
Fu con un altro mercante britannico, Benjamin Ingham, che l’esportazione del vino Marsala conobbe una diffusione globale. Nel 1812 costruì nella città lilybetana uno stabilimento accanto a quello del suo compatriota, da lì esportò il vino in tutto il mondo, compresa l’Australia. Nel 1934 dimostrò le sue grandi doti manageriali fissando in un manuale quali vitigni raccomandare per la produzione del vino Marsala e suggerendo la correzione dei difetti di alcune varietà autoctone.
L’altro capitolo della storia del Marsala è costituito dall’opera di un altro grande, stavolta italiano: il calabrese Vincenzo Florio. Noto come il padre del commercio del vino siciliano, nel 1832 Vincenzo Florio costruì il suo stabilimento vinicolo nel mezzo di quelli dei suoi due contendenti britannici occupando in lunghezza una buona parte del litorale. Fu il primo esempio di intraprendenza vitivinicola di tipo industriale. In 20 anni Florio riuscì ad avere il controllo assoluto della produzione e del commercio del vino Marsala.

Focus - Marsala uno e trino … liquoroso secco, semi secco e dolce
Il Marsala è più di un vino: è un liquoroso secco, semi secco e dolce che conquista tutti. Il Marsala è più di un vino: è un trio dei colori dell’Oro, dell’Ambra e del Rubino. Il Marsala è anche per invecchiamento Fine, Superiore e Vergine. Esiste il Marsala ed esistono i Marsala. Unico nel gusto, riconoscibile tra tutti, il Marsala diventa i Marsala nel momento in cui si propone.
Nate nei territori della provincia di Trapani ad esclusione dei comuni di Alcamo, dell’isola di Pantelleria e delle Egadi, le uve del sole sono allevate nelle terre rosse, in quelle argillose e nelle terre brune che caratterizzano il suolo a denominazione d’origine controllata.
L’Oro e l’Ambra del Marsala sono il risultato delle uve a bacca bianca dei vitigni autoctoni: Grillo, Catarratto, Inzolia e Damaschino.
Il Rubino si ottiene invece da uve a bacca rossa Nero D’Avola, Nerello Mascalese e Pignatello, pressocchè tutte allevate con il tradizionale metodo ad alberello, a perpetuare la tradizione e a garantire ricchezza zuccherina e aromatica al vino.
Le uve vinificate in bianco e portate a fermentazione conoscono il passaggio fondamentale con la miscela di alcool e/o acquavite con il vino di base, dando così vita al Marsala Vergine. Per le altre tipologie di Marsala la concia si effettua con altre e successive aggiunte: mosto cotto per dare colore, e mistella (mosto da uva tardiva) e naturalmente alcool, che fanno alzare il livello degli zuccheri e la potenza dei profumi, soprattutto terziari.
L’armonia e l’intensità di sapori e di odori si raggiunge e perfeziona nelle botti di rovere dove il vino viene lasciato invecchiare.
Almeno un anno per il Fine con alcool superiore al 17%, due per il Superiore (quattro se Riserva) con alcool al 18%, cinque anni di invecchiamento per il Vergine (almeno dieci per il Riserva) dove l’alcool è minimo al 18%.

Focus - Gli abbinamenti: incontri sensazionali, abbinamenti editi ed inediti
Il vino Marsala, forte della sua ritrovata esclusività, punta oggi a creare straordinarie occasioni di incontro con il consumatore, riscattandosi dal confinamento a stereotipati abbinamenti con i dolci o a momenti fuori pasto.
L’eclettismo e la versatilità del vino Marsala supera i limiti del già noto e invita il consumatore a seguirlo in percorsi del gusto insoliti e sorprendenti, capaci di lasciare un ricordo indelebile e di stimolare a sempre più avvincenti esperienze sensoriali.
Pensate ad un grande Marsala secco, Superiore o Vergine, fresco al punto giusto.
Guardatelo nel proporsi elegantemente, con il suo sapore pieno e asciutto, a formaggi erborinati o piccanti come un Gorgonzola, un Caciocavallo Ragusano o un Parmigiano Reggiano.
Godete di questo incontro in momenti gioiosi quali l’aperitivo nel vostro wine bar preferito.
Una volta a tavola, affidatevi al maestoso Marsala Vergine se ad attendervi sarà un piatto dal gusto deciso e persistente, sia esso zuppa di crostacei o pesce affumicato o bottarga di tonno, ma anche (e perché no) selvaggina o filetto, intensamente speziati e aromatici: vi saprà sorprendere con il suo abbraccio possente ed armonico e con la sua rotondità di gusto. Date poi il giusto riconoscimento alla tradizione che vuole il dolce con il dolce: alle profumatissime insalate di fragole e fragoline, di pesca bianca e di melone cantalupo di Paceco accostate con allegria un Marsala Superiore Dolce, nel quale i sapori e gli odori della frutta annegheranno voluttuosamente.
Se poi vi trovate sulla vostra poltrona in compagnia del buon libro che vi accompagna alla fine di una intensa giornata, fatevi indicare la strada per la meditazione da un bicchiere di Marsala Superiore Riserva, cresciuto nel legno di rovere e ricco di grande saggezza che il tempo gli ha concesso.

Focus - La “Strada del Marsala”
Marsala è una “città-territorio”: centro abitativo allargato e diffuso in piccole e numerose contrade (più di cento) che si irradiano fino alle periferie. Ricca di musei e chiese, Marsala vive di attività spiccatamente agricolo-industriali costituendo il maggior centro di produzione vinicola della provincia siciliana più vitata d’Europa.
Il clima mediterraneo offre per tutto l’arco dell’anno i benefici di una temperatura resa mite dal mare circostante e dal flusso del vento che in tandem agiscono incessantemente apportando ai vigneti del territorio il loro provvidenziale respiro. E sono i vigneti ad accompagnare ogni percorso si scelga per visitare il territorio, e sono le cantine produttrici della più antica doc d’Italia l’obiettivo naturale di un viaggio della conoscenza.
L’enoturismo del Marsala doc è una fonte di crescita economica che conosce sempre più significativa consistenza.
La maggior parte delle cantine consorziate provvede all’ospitalità degli amanti del vino ai quali spiega il metodo di produzione, la storia e la cultura del Marsala doc.
Disteso quasi totalmente in pianura eccetto pochi rilievi, il territorio marsalese ospita sul versante nord la Riserva Naturale Orientata delle Isole dello Stagnone. L’area protetta di tipo lagunare ospita sulla costa le saline e i mulini a vento per la raccolta dell’acqua; a poca distanza dalla terraferma l’arcipelago delle isole dello Stagnone con Mozia, colonia fenicia del VIII secolo a.C., e appena in secondo piano lo scenario dell’arcipelago delle tre isole Egadi: Favignana, Levanzo e Marettimo.
Il centro dell’antica Lilybaeum, città fondata nel 397 a.C., conserva intatto il reticolato ortogonale dell’impianto urbanistico originale e visibili sono due delle quattro porte di ingresso alla città. Gli antichi fondatori Fenici furono conquistati dai Romani prima e dagli Arabi poi. A questi ultimi la città deve il nome (Marsa Allah, porto di Dio) e, grazie a loro, diventa tra i maggiori porti del Mediterraneo.
Disseminati nelle campagne, a grande distanza dai centri abitati, sono ancora visibili i “bagli”, alcuni magistralmente restaurati e sedi all’avanguardia per i tradizionali metodi di produzione del vino: luoghi fortificati, simbolo del latifondo produttivo, con la loro pianta quadrangolare al centro della quale campeggia la corte, i bagli hanno assicurato lo svolgimento del lavoro nei campi al riparo da ogni disturbo esterno fin dal XVII secolo. Con la casa signorile e la cappella privata a costituire il corpo principale della struttura, con i magazzini e gli opifici distribuiti sui tre restanti lati, i bagli costituiscono oggi un raro esempio di archeologia rurale di grande valore.
E’ nell’età del Risorgimento, poi, che Marsala diventa celebre per lo sbarco - avvenuto l’11 maggio del 1860 - della spedizione dei Mille di Garibaldi, evento che ha segnato la storia della città sotto molti aspetti che costituiscono un motivo in più per visitare luoghi designati ad eterna memoria universale.

La ricerca - Astra Ricerche: gli italiani ed il Marsala
La ricerca è stata realizzata tra la metà di dicembre 2007 e la metà di gennaio 2008 tramite 1.941 interviste telefoniche Cati ad un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su, pari ad un universo di circa 48,7 milioni di italiani. Ci si è concentrati, in particolare, su quei 29,3 milioni di adulti (il 60,2%) che dichiarano di bere e/o di acquistare - per sé o per altri - vini e liquori sino a 20°.
Le accentuazioni positive per i consumatori riguardano gli uomini, i 35-54enni, i residenti nel Triveneto e nei comuni tra i 30.000 e i 250.000 abitanti, i diplomati e specialmente i laureati, coloro che lavorano con l’aggiunta degli studenti maggiorenni, i soggetti con reddito e consumi superiori alla media, gli accedenti personalmente a Internet.
La conoscenza del Marsala
Tra tutti i consumatori e/o acquirenti di vino e liquori la notorietà del Marsala è assai elevata, pari al 77.4% di questo universo. Si tratta di 22.7 milioni di italiani, al di sopra della media 18-24enni e 45-64enni, residenti nelle regioni “rosse”, diplomati e laureati, “attivi” con l’aggiunta degli studenti adulti e delle casalinghe, con reddito e consumi al di sopra della media, internauti.
Il Marsala, dunque, si caratterizza come uno dei prodotti enologici più noti nel Bel Paese, anche se è forte la domanda collettiva di una maggiore informazione circa le caratteristiche di questo prodotto (a riprova, ben 12.4 milioni di suoi conoscitori chiedono un vero e proprio “rilancio” di questo nobile vino liquoroso: una richiesta inconsueta, di per sé segno di apprezzamento e di amore).
Il consumo di Marsala
Coloro che bevono personalmente, più o meno spesso, questo grande prodotto della Sicilia ammontano a 7 milioni di adulti: al di sopra della media gli uomini, i 45-54enni, i residenti al sud e nelle città con più di 250.000 abitanti, i diplomati e i laureati, gli imprenditori-dirigenti-professionisti ma anche i salariati/agri-coltori e gli studenti, i soggetti con tenore di vita superiore alla media, gli internauti.
Il mondo dei bevitori di Marsala è assai variegato: 1,5 milioni lo assumono con elevata frequenza (più volte al mese o addirittura alla settimana); 2 milioni, all’opposto, bevono Marsala per una volta all’anno; in mezzo si collocano quei 3,5 milioni che si dedicano al Marsala sino a undici volte all’anno. Il consumo avviene più spesso nei ceti benestanti o agiati, tra gli uomini e al sud (a partire ovviamente dalla Sicilia).
L’immagine del Marsala
Il principale risultato di questa indagine riguarda l’eccezionale apprezzamento che questo vino liquoroso ottiene presso i suoi conoscitori (ricordiamolo: quasi otto su dieci consumatori-acquirenti di vini e liquori sino a 20°).
Infatti, tra l’80% e il 60% parla di un vino appunto liquoroso che è uno dei più tipici prodotti siciliani, anzi - più in dettaglio - di una delle terre più belle sia della Trinacria sia del Mediterraneo, frutto di un’antica tradizione e di una grande esperienza. Si tratta di un vino con caratteristiche organolettiche per molti versi straordinarie: in maniera insolita il gusto e il retrogusto sono sì considerati ottimi ma risultano addirittura superati - seppur di poco - dall’apprezzamento sconfinato per il bellissimo colore del prodotto e dal suo profumo eccezionale. Tutto ciò fa sì che il Marsala venga reputato ottimo sia da degustare (anzitutto al dessert), sia - come vedremo - per accompagnare molti cibi e piatti, sia come regalo gradito da fare o da ricevere.
C’è di più: più di qualunque altro vino o liquore italiano, esso viene segnalato - sempre dalla netta maggioranza dei suoi conoscitori - come contemporaneamente da meditazione, piacevole da centellinare anche in solitudine e - con apparente contraddizione - ad elevata convivialità, adatto per stare allegramente in compagnia. La sintesi tra micro-euforia socializzante e consumo riservato basato sull’assaporare, costituisce quasi un unicum nel panorama enologico nazionale: una semi-esclusiva che vale anche per la connotazione trasversale per generi sessuali, legata alla sua immagine di adorazione maschile ma anche - il che non è abituale - di forte apprezzamento da parte delle donne.
Su livelli compresi tra il 58% e il 50% troviamo l’associazione con case vinicole note e famose (in testa alla classifica Florio, Pellegrino, Martinez, Vincivini, Buffa, Casano, Pipitone Spanò, Baglio Oneto e Intorcia), l’eccezionale capacità di accompagnare cibi e piatti (in primis, i dolci, seguiti dalle carni e dai formaggi, con il pesce all’ultimo posto), l’essere adatto alle feste e alle occasioni speciali, il risultare migliore e più sano di tanti alcolici a maggior gradazione, l’essere un vino liquoroso raffinato, da intenditori.
Infine, ben il 45% sa che il Marsala è un prodotto invecchiato con metodi che non sono mai cambiati nel tempo; il 37% dei conoscitori lo reputa uno dei più buoni vini liquorosi al mondo (battendo o eguagliando il Porto, lo Sherry, altri vini dolci: dallo Zibibbo al Passito, dal Vinsanto al Moscato dolce; con l’aggiunta del Madeira); il 32% è consapevole del fatto che esso da secoli è assai amato dagli stranieri (a partire dagli inglesi).
Con un’aggiunta: le valutazioni dei consumatori - più o meno frequenti - di questo grande vino siculo sono ben superiori a quelle, già notevolissime, dei meri conoscitori: basti dire che il 90% dei bevitori di Marsala ne dà un giudizio di eccellenza, con l’8% che lo dà molto buono (i critici hanno un peso sostanzialmente irrilevante); seppure un po’ meno, anche i semplici conoscitori trasmettono un’immagine del Marsala “top” (nel 68% dei casi) o molto buona (nel 17% dei casi), con un dodicesimo che dà un giudizio medio e solo un tredicesimo che appare critico.
Il prezzo del Marsala
Dall’inizio di questo decennio quasi tutte le ricerche sui prezzi dei beni e dei servizi danno risultati negativi, nel senso che il grosso della popolazione lamenta livelli considerati non solo troppo elevati per il proprio potere d’acquisto ma anche non giustificati dall’effettiva qualità dei prodotti: il che vale in particolare, da tre anni, per gli alimentari e le bevande. Sorprende, perciò, che la valutazione del prezzo medio del Marsala sia critica solo per il 21% dei suoi conoscitori (espressione ovviamente dell’Italia più povera e meno scolarizzata), mentre sia reputato del tutto equo da ben il 66%, con il 10% che addirittura afferma che esso è più basso del giusto (sempre considerando le caratteristiche di questo vino liquoroso).
Le opportunità di crescita
L’analisi tipologica, realizzata con tecniche specialistiche (analisi fattoriale e cluster analysis), mostra che esistono notevoli possibilità di crescita per il Marsala in Italia, legate a quattro limiti del suo vissuto collettivo. Tali limiti sono:
- l’esistenza di un’area minoritaria di debole conoscenza residuale del prodotto: più estesa al nord, tra i giovani e alcuni adulti, nei ceti medio e medio-alto;
- la frequenza di consumo, sicuramente estendibile, anche tenendo conto dell’essere il Marsala un’ottima alternativa a prodotti con più elevato contenuto alcolico, da cui molti si tengono lontani per i rischi connessi al loro consumo o sovraconsumo;
- l’estendibilità delle occasioni di consumo, oggi molto forti se si parla di berlo in compagnia, in occasione di feste/ricorrenze, a casa di amici; ma piuttosto deboli se si tratta di consumo al bar (anche come aperitivo) e al ristorante;
- l’estendibilità delle modalità d’uso del Marsala, oggi “frenate” dalla diffusa ignoranza circa la sua variegatezza: basti dire che solo il 42% dei suoi conoscitori sa che viene prodotto e commercializzato con più invecchiamenti (1, 2, 4-5, 10 anni), in tre livelli di qualità (medio-alto, alto e altissimo), in tre diversi gusti (secco, semi-secco e dolce), mentre ben due terzi non sono edotti delle tre diverse sue tonalità di colore (ambra, oro e rubino); il che, d’altra parte, fa sottovalutare impropriamente la numerosità degli abbinamenti con diversi cibi (a partire dai formaggi a pasta molle e dura, dai pesci e dalle carni).
La futura espansione
Se il Marsala verrà ancor meglio conosciuto, passando dall’eccellente immagine monadica del Marsala a quella plurima e articolata dei Marsala, il mercato potrà crescere, senza perdere di qualità, sia “a teste”, sia a volumi.
Le aree geografiche di espansione sono concentrate nel centro-nord e in particolare al nord, tra i consumatori più evoluti ed avanzati, con reddito e consumi medio-alti e alti, sia adulti 35-54enni, sia giovani e giovani adulti 18-34enni. Anche le donne potranno dare un contributo notevole (secondo la ricerca anzitutto nel Triveneto e nel Lazio) passando da un prevalente utilizzo per usi di cucina, che oggi coinvolge circa 2,5 milioni di adulti, al consumo moderato ma non infrequente quale bevanda, anche tenendo conto delle peculiarità di questo grande vino liquoroso così poco extra o anti-femminile.
A partire dal valore della convivialità, oggi così associato al marsala ma prevalentemente nella sua versione domestica tradizionale, sarà possibile espandere i consumi fuori casa - anzitutto nell’horeca - nell’ambito della neo-convivialità extradomestica, resa possibile ovviamente da un’accresciuta cultura dei numerosi tipi nei quali si esprime il diversificato mondo del Marsala. A favore di quest’ultimo, tra l’altro, giocano e giocheranno sempre di più l’essere una delle espressioni migliori del made in Italy enologico: anzi, di una delle regioni più ricche di storia e di umanità dell’intero sud-Europa.
Fonte: Consorzio del Marsala

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