
La filiera del vino con le sue principali rappresentanze settoriali e agricole (Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Unione Italiana Vini - Uiv, e la Fivi-Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ma anche con big player della promozione nel mondo come Veronafiere, con Vinitaly) e le istituzioni, dal Governo ai Ministeri competenti (Agricoltura, Imprese e Made in Italy e Salute in testa), provano a fare squadra dal Tavolo Vino, riunito oggi a Palazzo Chigi a Roma, ancora di più, per rilanciare il settore, pensando a campagne di comunicazione istituzionali, ma anche a misure sia contingenti (riduzione delle rese, distillazione straordinaria) che strutturali (sgravi fiscali per gli investimenti, supporto ad enoturismo e promozione, e non solo), per traghettare uno dei settori di punta e più identitari del made in Italy, oggi in difficoltà tra dazi Usa (si attende e si spera ancora che il vino sia presente nella lista “zero-for-zero”), cambiamento dei consumi, scorte elevate (con la vendemmia al via), campagne di comunicazione e normative che ne attaccano non già l’abuso, ma il consumo tout court.
“Sono venuta per dimostrare ancora una volta l’attenzione che il Governo rivolge al settore dell’agricoltura nel suo complesso e, in particolare, di quello vitivinicolo. Il vino è un pezzo cardine della dieta mediterranea ed è fondamentale fare la distinzione tra uso e abuso”, ha detto la Premier Giorgia Meloni, come riportano le agenzie di stampa. Meloni che ha parlato anche di dazi: “sono sempre stata convinta che noi dovessimo fare del nostro meglio per arrivare ad un accordo quadro, ad una cornice entro la quale giocare alcune partite su alcuni settori, su alcune filiere, spiegando ai nostri amici e alleati americani che c’è una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati da produzioni nazionali. Questo vale molto per alcuni prodotti italiani, anche per quello del vino. Sul Governo - ha detto ai rappresentanti dei produttori - potete sempre contare. Siamo consapevoli di quanto il vostro lavoro sia fondamentale non solo per l’economia italiana, ma anche per la reputazione della nostra nazione”.
Parole di apprezzamento per l’incontro arrivano da tutte le sigle. A partire da Federvini che ha per vicepresidente Piero Mastroberardino, Coordinatore del Tavolo della Filiera del Vino. Secondo cui “l’incontro tenutosi oggi a Palazzo Chigi alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, onorevole Francesco Lollobrigida, del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, senatore Adolfo Urso, e del Sottosegretario al Ministero della Salute, onorevole Marcello Gemmato, segna un passaggio rilevante per l’intero comparto, in un momento storico in cui è necessario ridefinire con lucidità e rigore il racconto pubblico attorno al vino. In uno scenario internazionale attraversato da approcci semplificatori e spinte proibizioniste, Federvini sottolinea l’urgenza di un’iniziativa che restituisca al vino la sua dimensione autentica di bene culturale, simbolo dell’identità italiana, espressione del territorio, delle comunità e di una civiltà millenaria del “bere consapevole”. Una comunicazione strutturata, coerente e scientificamente fondata potrà rappresentare un argine efficace alla crescente delegittimazione di un patrimonio che appartiene non solo all’economia, ma alla storia e alla società italiane”, spiega una nota. “Il vino italiano non è un artefatto di consumo: è un codice culturale, un archivio vivente del nostro paesaggio, del nostro lavoro e del nostro tempo - ha dichiarato Piero Mastroberardino - in un contesto sempre più incline alla “reductio ad unum”, in cui il vino rischia di essere classificato in modo ideologico e non contestualizzato, serve un’azione collettiva e responsabile che riaffermi la sua pluralità di significati. L’avvio di una campagna istituzionale rappresenta un atto necessario: non solo per difendere il comparto, ma per restituire al Paese uno sguardo maturo e identitario sul proprio patrimonio. Ringraziamo vivamente il Presidente Meloni, i Ministri Lollobrigida - che ha coordinato i lavori - ed Urso e il Sottosegretario Gemmato per l’ascolto e la visione condivisa. È il momento di mettere in campo competenze, rigore e spirito di responsabilità”, ha proseguito Mastroberardino.
Positivo anche il commento della Coldiretti, secondo cui “l’incontro promosso dalla Presidenza del Consiglio ha riconosciuto il valore strategico della filiera vitivinicola e ribadito la sua centralità all’interno dell’intero sistema enogastronomico nazionale. La partecipazione del Premier Meloni è un segnale importante in un momento complesso per il comparto, che necessita di misure tempestive e strutturate”, commenta il presidente Coldiretti Ettore Prandini. sottolineando che “Coldiretti ha presentato al tavolo una serie di proposte concrete per sostenere il settore: finanziare in modo equo e immediato la distillazione straordinaria; rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione attraverso la valorizzazione delle agenzie italiane all’estero; valutare l’opportunità di una moratoria sui finanziamenti per le imprese in difficoltà; prevedere sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità; includere misure a sostegno dell’enoturismo e istituire un tavolo permanente presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste dedicato alla promozione e comunicazione”. Il confronto, ricorda Coldiretti, si inserisce in un contesto di forte preoccupazione per il futuro del comparto vitivinicolo italiano, che, nonostante una vendemmia 2025 promettente - con circa 45 milioni di quintali di uva e una qualità elevata grazie a condizioni climatiche favorevoli - si trova a fare i conti con scorte ai massimi storici, pari a oltre 46 milioni di ettolitri, e con consumi in crescente diminuzione. “Una situazione che - ribadisce Coldiretti - rischia di compromettere la stabilità del mercato, deprimere i prezzi e disincentivare gli investimenti futuri, frenando la crescita e la qualità che il settore ha saputo costruire nel tempo. L’ultima campagna di investimenti e ristrutturazione dei vigneti ha registrato oltre 8.500 domande per un totale di più di 220 milioni di euro richiesti, segno di un comparto ancora vitale, ma oggi esposto a rischi senza precedenti”. A preoccupare, inoltre, ci sono anche fattori esterni, ricorda Coldiretti: “dall’esclusione del vino dal premio accoppiato nella proposta di riforma della Pac - che lo equipara a prodotti nocivi - alla crescente demonizzazione mediatica del vino come alimento nocivo, fino all’annunciato aumento dei dazi statunitensi sulle importazioni, che potrebbe causare un danno stimato di oltre 317 milioni di euro sull’export italiano, con gravi ripercussioni sulle produzioni di nicchia e sulle piccole imprese”. “Siamo di fronte a un momento spartiacque per il futuro del vino italiano - ha aggiunto Prandini, accompagnato al tavolo dai delegati di Giunta Francesco Ferreri e Dominga Cotarella - e servono misure straordinarie, rapide e coordinate per evitare che una difficoltà congiunturale si trasformi in una crisi strutturale. Chiediamo di finanziare in modo equo la distillazione straordinaria per ridurre le giacenze e ristabilire l’equilibrio di mercato, e di rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione, valorizzando il ruolo delle agenzie italiane che operano all’estero. È fondamentale introdurre sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità ambientale e valutare una moratoria sui finanziamenti per le aziende vitivinicole in difficoltà, affinché possano superare questa fase critica senza rinunciare a progetti di crescita e innovazione. Serve inoltre un sostegno concreto all’enoturismo, che rappresenta una leva strategica per la promozione del vino nei territori, favorisce un consumo consapevole e crea valore aggiunto per le imprese e per l’intero sistema Paese. Un altro tema cruciale è quello della sburocratizzazione: le procedure per la produzione, la promozione e, soprattutto, per l’export del vino possono essere notevolmente semplificate, affidando un ruolo centrale a un unico ente pubblico di riferimento, capace di ridurre tempi, costi e incertezze per le imprese”. Prandini ha infine posto l’accento sulla necessità di rilanciare l’immagine del vino attraverso una narrazione positiva, legata alla cultura e alla tradizione italiana: “è inaccettabile che il vino venga assimilato a prodotti nocivi per la salute. Il vino, consumato in modo responsabile, è parte integrante della dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. È un alimento simbolico, che unisce convivialità, paesaggio e benessere. Riavvicinare le nuove generazioni al vino significa educarle al gusto, alla responsabilità, alla conoscenza del territorio. Difendere il vino - ha concluso Prandini - significa difendere milioni di imprese, famiglie e una cultura millenaria che ha fatto grande l’Italia nel mondo”.
Di incontro positivo parla anche Raffaele Drei, presidente Fedagripesca Confcooperative, che rappresenta un mondo, quello cooperativo, che pesa per la metà sulla produzione del vino italiano. Drei, in particolare, parla di “approccio di sistema e totale coesione in una riunione che segna un salto di qualità per il nostro Paese”, esprimendo anche “pieno apprezzamento per la campagna istituzionale promossa unanimemente a tutela del settore vitivinicolo e del consumo responsabile del vino di cui si è discusso nell’incontro. Il vino - ha spiegato Drei - non può e non deve essere più assimilato e identificato semplicemente con l’alcol: parliamo in primo luogo di un alimento che è da sempre parte integrante della dieta mediterranea e come tale riveste un “valore” che è storico, economico e culturale. Il vino è di fatto responsabile della assunzione di alcol per meno della metà del consumo medio pro capite italiano. Il nostro auspicio è che la campagna di educazione al corretto utilizzo di alcol venga fatta in piena sinergia con la comunità scientifica che è più equilibrata nella valutazione del tema. Ben venga anche, a tal proposito, la valorizzazione della dieta mediterranea che il Ministero dell’Agricoltura sta sposando con forza”. E in merito alla situazione di difficoltà per il comparto venutasi a creare per i dazi, Drei si è soffermato in premessa in alcune analisi di scenario, evidenziando situazioni commerciali profondamente diverse tra le varie tipologie di vino e i diversi territori, che vanno da crisi drammatiche ad una situazione ordinaria. Tra le possibili soluzioni, la necessità che “si continui ad insistere e investire sulla leva della promozione, con il supporto degli strumenti di Sistema (Ice, Simest, Sace), e che si acceleri nella sottoscrizione di accordi di libero scambio che aiutino le aziende esportatrici a differenziare i propri mercati di destinazione”. Per quanto riguarda il medio termine, Fedagripesca Confcooperative ha chiesto la misura dello stoccaggio e misure di semplificazione in particolare nell’attuazione delle campagne di promozione. La federazione delle cooperative agricole di Confcooperative, che rappresenta 3.000 imprese per oltre 35 miliardi di euro di fatturato, spiega ancora una nota, “ha infine espresso l’intenzione di chiedere al Governo misure compensative che sostengano la competitività delle imprese, anche attraverso lo snellimento normativo o il rinvio di normative che dal 2026 aggraveranno la vita di migliaia di aziende agricole”.
“È importante l’interesse mostrato oggi dal Governo, è un segnale significativo di attenzione che ci aspettavamo - commenta il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - ritengo che il settore del vino sia uno di quelli fondamentali nell’economia del Paese. In questa fase è un settore sotto attacco, anche per tante ideologie. Credo che ci sia spazio per una forte campagna di comunicazione per mostrare i valori positivi che il vino oggi può trasmettere, ma anche per riflettere su come rafforzare e migliorare la filiera del vino. Sapere che il Governo si sia reso disponibile a questa cosa per noi è importante”.
“Le sfide e le difficoltà che sta attraversando il settore sono tante e bisogna essere uniti - ha aggiunto Gianmichele Passarini, vicepresidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani - mai come ora il vino è sotto attacco e l’introduzione dei dazi Usa è l’ennesimo colpo. Per questo c’è bisogno di fare quadrato e sostenere il comparto con risposte concrete e tempestive”.
Al tavolo anche i piccoli vignaioli italiani, rappresentati dalla Fivi-Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti guidata da Rita Babini. Che nel ringraziare Governo e Ministeri, ha sottolineato l’importanza di interventi strutturali che accompagnino il settore verso innovative strategie di comunicazione e promozione e verso una riforma del modello produttivo, adattandosi alle condizioni di mercato di oggi e di domani. “Facilitare le vendite ai privati, dando pieno sviluppo al libero commercio tra i Paesi dell’Unione Europea; attività di promozione e sostegno alle imprese per una diversificazione dei mercati, semplificando l’accesso alle misure per le aziende di medie e piccole dimensioni, oggi di fatto escluse; nuove misure di promozione a livello intracomunitario. Sono solo alcune delle misure che proponiamo di mettere in campo, certi della condivisione da parte di tutta la filiera. Apprezziamo e sosteniamo lo sforzo del Governo - ha detto Babini - nel difendere la viticoltura e il vino come patrimonio economico, sociale e culturale del nostro Paese, anche attraverso la promozione di una possibile campagna istituzionale. Grazie a questo sforzo, i protagonisti del mondo del vino potranno essere messi nelle condizioni migliori per muoversi nei mutati contesti di mercato, di fronte a nuovi modelli di consumo e a diverse aspettative generazionali. Il vino ha un futuro da costruire, non solo un passato da difendere, e i Vignaioli sono pronti a fare la loro parte”.
Tra i presenti anche Federico Bricolo, presidente Veronafiere, che con Vinitaly è il principale player della promozione del vino italiano. “Vinitaly è da sempre uno strumento al servizio delle imprese, delle istituzioni e, oggi più che mai, vuole rafforzare la propria azione a sostegno del sistema vitivinicolo del Paese. Insieme possiamo affrontare le molte sfide attuali, non ultima quella dei dazi negli Stati Uniti, un mercato strategico che dobbiamo difendere”, ha detto Bricolo. Che ha aggiunto: “ringrazio la Premier Meloni, i Ministri Lollobrigida e Urso, e il Sottosegretario Gemmato, per la grande attenzione dimostrata a questo tavolo di ascolto al quale è stato invitato anche Vinitaly. La nostra partecipazione testimonia come la promozione del vino all’estero non possa prescindere da una visione corale, in grado di unire imprese, consorzi, associazioni e istituzioni. In questo scenario servono massa critica, visione strategica e coordinamento per affrontare l’impatto dei dazi senza disperdere risorse o opportunità. Vinitaly è pronto a fare la sua parte, al fianco delle aziende e delle politiche nazionali, per difendere un mercato - quello americano - che con 1,9 miliardi di euro in valore nel 2024, vale da solo quasi un quarto dell’intero export vinicolo italiano. L’urgenza di tutelare uno dei principali simboli del made in Italy impone risposte coordinate e gli interventi fatti da tutti i presenti oggi al tavolo del vino - richiesto dal Ministro Lollobrigida al quale va il merito di averlo organizzato in tempi molto rapidi - dimostrano una voglia di procedere uniti in questa direzione. Dalla necessità di rafforzare la promozione nei mercati maturi ed emergenti, alla difesa del valore culturale del vino contro pregiudizi e disinformazione: in questo contesto, Vinitaly rappresenta la piattaforma comune per dare voce e forza al nostro vino nel mondo”.
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