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La “geopolitica” dei Master of Wine: con 19 new entry l’autorevole ed influente organizzazione inglese tocca quota 340. Con oltre 200 in Uk, 38 in Usa e 23 in Australia. E solo 14 tra Francia (13), Spagna (1) e Italia (ancora a zero) ...

Italia
La “geopolitica” dei Master of Wine

Tocca quota 340 membri (da 24 Paesi) il ristrettissimo club dei Master of Wine, l’organizzazione inglese ritenuta la più influente nel business del vino mondiale, grazie all’autorevolezza e ai ruoli chiave nell’editoria, soprattutto, nel commercio che i suoi membri ricoprono. 19 i “promossi”, numero record nell’ultima sessione del difficilissimo esame per diventare Master of Wine, con l’Italia ancora senza nessun rappresentante nell’associazione, dopo il tentativo andato a vuoto del direttore di “Civiltà del Bere” Alessandro Torcoli.
Dei nuovi Master of Fine, 5 arrivano dal Regno Unito (Victoria Burt, Richard Hemming, Emma Symington, Dawn Davies e Sarah Knowles), 3 dalla Germania (Romana Echensperger, Konstantin Baum e Janek Schumann), 2 per Paese da Canada (Marcus Ansems ed Eugene Eugene Mlynczyk) e Australia (Andrea Pritzker e Wendy Cameron), e poi uno a testa da Stati Uniti (Mollie Battenhouse), Irlanda (Lynne Coyle), Grecia (Yiannis Karakasis), Finlandia (Taina Vilkuna), Giappone (Kenichi Ohashi), Nuova Zelanda (Rebecca Gibb) e, per la prima volta, Singapore (Ying Tan). New entry che, per altro, vanno a confermare la “geografia politica” dell’organizzazione, guardando alla quale spicca il risicato peso che ricoprono due dei Paesi più importanti del vino mondiale. Con l’Italia, che oltre a non avere nessun Master of Wine “made in Italy”, non ne ha neanche uno che ci lavori stabilmente, e la Spagna, che ne conta solo uno “permanente” nel Paese Iberico, Norrel Robertson. Tanto per dare un’idea, lo stesso numero che possono vantare Bermuda, Egitto e Ungheria, a guardare l’elenco sul sito www.mastersofwine.org.
Va un po’ meglio alla Francia, che conta 13 Master of Wine residenti nel Paese, ma che, vista l’importanza che l’“esagono” riveste nello scacchiere enoico mondiale, non sono poi molti se paragonati ai 23 dell’Australia e agli 11 della Nuova Zelanda, o ai 10 che mettono insieme Germania (7) e Austria (3).
Inutile dire che, vista l’origine dell’organizzazione e l’importanza del Regno Unito come hub del commercio enoico, dominano per numero i Master of Wine Uk, che sono oltre 200, e che staccano nettamente gli Stati Uniti, al secondo posto 38. Guardando ai mercati del Nord Europa, sempre più importanti, Norvegia, Finlandia, e Belgio contano 3 Master of Wine a testa, seguiti dalla Svezia e dai Paesi con 2. E l’Asia? 2 Master of wine “residenti” a testa per Hong Kong e Singapore, e uno per il Giappone.
Numeri che, al di là della loro esattezza (mancano sul sito gli ultimi aggiornamenti) raccontano di quanto una delle organizzazioni più influenti nel mercato mondiale del vino sia ancora fortemente “anglo-centrica”.

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