Il futuro del vigneto Italia, anche a causa della contrazione dei consumi interni dovuta alla crisi economica, passa soprattutto per l’export, con un’attenzione particolare ai Paesi che hanno reso grande il vino italiano. Tra questi, un posto di riguardo lo occupa la Germania, sbocco principale della nostra produzione, che ha ospitato proprio in questi giorni, a Düsseldorf, l’edizione 2012 di “Pro Wein”. Un mercato solido che, pur non offrendo le possibilità di crescita di Paesi come la Cina o il Brasile, garantisce una affidabilità tale da rimanere un punto di riferimento. Ma come si evolve il rapporto del Paese teutonico con il vino italiano? A giudicare dai dati elaborati da Coldiretti sui primi 11 mesi del 2011, benissimo: +10% in valore esportato sul 2010, quando il valore del vino che andava in Germania toccava gli 850 milioni di euro. Ma un mercato non è fatto di soli numeri, e una panoramica sulle principali tendenze la offre a WineNews Francesco Sorrentino, protagonista a ProWein cona la sua Ges Sorrentino, agenzia che in Germania rappresenta più di 40 aziende medio-grandi del Belpaese: “ormai ProWein - racconta Sorrentino - è il vero punto di riferimento del vino italiano in Germania, anche più di Vinitaly. Parliamo di un mercato solido, una sicurezza, sul quale però bisogna sapere come muoversi: il prezzo medio del vino italiano che arriva qui è di soli 1,26 euro e, nonostante la discreta salute dell’economia locale, dopo la crisi c’è ancora più attenzione al rapporto qualità/prezzo”. Motivo per cui aumentare i prezzi, anche di poco, è un rischio che sarebbe bene non prendere, “perché si rischia di sconfinare su fasce di prezzo superiori, con il rischio di uscire dal mercato: un pericolo di cui il Prosecco in primis deve tenere conto”. Me nella Germania che esce dalla crisi “si restringono - continua Sorrentino - gli spazi per i vini di fascia alta: se i grandi rossi toscani e veneti vanno ancora molto bene, è perché ci sono alle spalle grandi aziende in grado di offrire anche vini più modesti”. Note dolenti? “Le difficoltà di Piemonte e Friuli e, a volte, le mancanze delle aziende in termini di presenza al fianco dei compratori: si dovrebbe investire qualcosa in più nel commerciale”.
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