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LA LEGISLAZIONE UE SUL VINO BIOLOGICO FA LA SUA PRIMA “VITTIMA” ... MA TRA I PRODOTTI CHE DOVREBBE TUTELARE: IL CASO DEL MARCHIO “TUTTO NATURA”, DEI VINI E DELL’“ENOLOGIA SIMBIOTICA” DI ARCIPELAGO MURATORI. IL COMMENTO DELL’ENOLOGO FRANCESCO IACONO

Italia
Francesco Iacono con Bruno Muratori

Che la legge sul vino biologico dell’Unione Europea (Regolamento di esecuzione n. 203/2012 dell’8 marzo 2012), che, a partire dalla vendemmia 2012 permette l’uso del termine “vino biologico” in etichetta, oltre al logo biologico dell’Ue (“Euro-leaf”) e a quello dell’organismo di certificazione, abbia generato, in prima battuta, una discussione fra chi la considera oltremodo restrittiva e chi invece troppo “larga”, con il risultato di non fare felice nessuno, lasciando tutti un po’ scontenti, è stato, per così dire, “naturale”. Purtroppo, però, le sue conseguenze meno immediate, ma, come spesso accade, più disastrose e paradossali, non sembrano mancare.

Il regolamento Ue n. 203/2012 ha infatti tracciato una linea netta e insormontabile tra i vini biologici e quelli convenzionali, circoscrivendo al primo gruppo soltanto quelli che rispondono al regolamento e, paradossalmente, “tagliando” tutti quei prodotti e quei marchi che, pur essendo biologici di fatto, non rientrano nelle specifiche tecniche dalla legge, impedendo ai produttori di far riferimenti a valori come la “naturalità” in etichetta per vini tecnicamente non “bio”. A ben guardare, una sorta di “legge del taglione” che in Italia ha prodotto una prima “vittima” proprio mettendo in forse un intero progetto enologico che probabilmente si trova addirittura al di là dello stesso vino biologico comunitario.

È il caso del progetto “Tutto Natura” di Arcipelago Muratori, l’azienda che raccoglie quattro “isole” enoiche in ognuna delle quali produce il vino più tipico di quel territorio: spumante metodo classico in Franciacorta, a Villa Crespia, Rosso da Sangiovese e da taglio bordolese nella tenuta Rubbia al Colle di Suvereto nella Maremma toscana, vini da uve a bacca “gialla” nell’azienda campana di Oppida Aminea, nel Sannio Beneventano, e un passito nell’azienda ischitana di Giardini Arimei.

“Abbiamo iniziato il nostro progetto enologico mettendo al primo posto la sperimentazione ecosostenibile - spiega Francesco Iacono, direttore della produzione di Arcipelago Muratori - e siamo arrivati a coltivare più di 40 ettari fra Suvereto, Franciacorta e Sannio beneventano cercando di ridurre o eliminare non solo i prodotti di sintesi ma anche zolfo e rame dai nostri filari. Quando siamo stati pronti per immettere sul mercato non solo vini rossi ma anche un Fiano del Sannio ed un Franciacorta ottenuti da uve eco-simbiotiche vinificate in assenza totale di solforosa aggiunta e senza l’ausilio di coadiuvanti e/o additivi, ecco la legislazione sui vini biologici che ci vieta di utilizzare il marchio su cui abbiamo investito e cioè TuttoNatura. E allora - conclude Iacono - che fare? Per perseguire obbiettivi di sostenibilità produttiva sia in vigna che in cantina oggi bisogna per forza essere bio? Eppure abbiamo pronto un Franciacorta senza solfiti aggiunti e che dovrebbe essere il primo prodotto in Franciacorta con questa tecnica; abbiamo un Fiano del Sannio che anche’esso in Campania è il primo. E non vorremmo perdere questa primogenitura”.


Focus - Il progetto “Tutto Natura” di Arcipelago Muratori

La naturalità dell’uva dipende dalla tutela dei terreni, e le tenute di Arcipelago Muratori hanno adottato un sistema di fertilizzazione che ristabilisce l’equilibrio microbiologico del terreno, grazie a famiglie fungiformi dette micorrize. La micorizzazione è andata oltre la fase sperimentale ed ha raggiunto significativi risultati, monitorati dal Cnr, tanto da consentire la nascita di un nuova linea di vini, chiamata “Tutto Natura”. Non si tratta di coltivazione biologica in senso stretto, ma di una metodologia che viene definita “eco-simbiotica”, indicando la completa interazione tra uomo e ambiente, nel rispetto della naturalità. Vite e uomo vivono in simbiosi con l’ambiente: l’uomo asseconda il comportamento naturale delle viti, rispettandone le caratteristiche ed aumentandone le difese immunitarie. Con questo trattamento la vite cresce più forte, con una maggiore resistenza alle malattie e l’uva è più sana e più ricca. Questo consente la produzione di vini che non necessitano di pratiche di cantina, che mantengono il loro carattere originario senza aggiunta di solfiti.”Tutto Natura” è il frutto dell’esperienza “simbiotica”. Con questo termine definiamo un metodo di viticoltura e di enologia senza uso di sostanze chimiche di sintesi, nel pieno rispetto dell’equilibrio microbiologico del vigneto e del vino. In campagna micorrize e microrganismi del suolo sono “coccolati” perché aiutino l’espressione della piena naturalità del luogo di coltivazione. In cantina lieviti e batteri lattici sono naturalmente controllati perché agiscano valorizzando la sanità e la purezza delle uve. In questa visione “simbiotica” fra uomo e natura il vino diventa paesaggio liquido, in cui lasciamo che il territorio si esprima nella sua sincerità ed immediatezza. Riassumendo, nel vigneto l’uso di insiemi di microrganismi come micorrize e funghi che contribuiscono alla vita e all’equilibrio del terreno determinano un minore uso di sostanze chimiche che porta ad una maggiore espressione dell’ambiente e della naturalità. In cantina: l’aumento di polifenoli (che porta al 20% in più di potere antiossidante) nelle uve e nei vini rispetto alla coltivazione tradizionale, l’utilizzano di lieviti indigeni permette di non aggiungere anidride solforosa nel processo di vinificazione ottenendo una maggiore salubrità del vino. Tutte le attività della cantina sono garantite da energia prodotta da fonti rinnovabili.

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