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LA MINACCIA DI MISURE ANTIDUMPING RIVOLTA ALL’UNIONE EUROPEA DALLA CINA, CONTINUA A SUSCITARE REAZIONI, DA PALAZZO CHIGI ALLA FRANCIA, CON LA DURA POSIZIONE DEL PREMIER HOLLANDE. PER IL VINO D’OLTRALPE LA CINA “VALE” 612 MILIONI DI EURO

Le accuse di misure antidumping rivolte all’Unione Europea dalla Cina, rea, secondo Pechino, di sovvenzionare, attraverso le misure dell’Ocm, le esportazioni di vino del Vecchio Continente, continuano a suscitare reazioni, da Palazzo Chigi (con il presidente del Consiglio Enrico Letta che, spiega una nota, “segue con la massima attenzione gli sviluppi relativi alla possibile apertura da parte del governo cinese di un’indagine antidumping sulle importazioni di vino proveniente dall'Unione europea”) alla Francia, con la dura posizione del premier Hollande, che ha chiesto una riunione a 27 per mostrare “solidarietà” sui negoziati commerciali con la Cina. Una richiesta che non ha trovato, però, la sponda del Presidente della Commissione Ue Josè Barroso, secondo cui non sarebbe “appropriato” convocare un vertice Ue solo su uno “specifico caso commerciale”, ma invece “come già accaduto in passato, si può convocare un vertice Ue che tratti di tutte le questioni commerciali”.

Ad animare le richieste di Parigi, è la preoccupazione di perdere un partner sempre più strategico, che, nel 2012, ha importato 1 milione e 397.000 litri di vino, per un valore di 612 milioni di euro (i dati, pubblicati da “Il Sole 24 Ore”, sono del Global trade atlas), che fanno della Cina il primo consumatore dei vini di Bordeaux escludendo, ovviamente, la Francia. Una crescita vertiginosa, che ha moltiplicato per sei le quantità esportate nel gigante asiatico in soli quattro anni, tra il 2007 ed il 2011, senza considerare le potenzialità, ancora inesplorate, di un mercato ancora emergente.

Focus - Coldiretti: Bene Letta. Export vino in Cina a +305% in ultimi 5 anni

Le esportazioni di vino italiano in Cina hanno raggiunto il valore di 77 milioni di euro nel 2012 dopo un aumento record del 305% negli ultimi cinque anni segnati dalla crisi economica internazionale. Lo ha reso noto il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare l’importanza dell’intervento del Presidente del Consiglio Enrico Letta e del Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo nei confronti dell’avvio di una indagine da parte delle autorità cinesi sull’eventuale dumping dei vini europei esportati nel gigante asiatico. L’agroalimentare italiano non può essere oggetto di scambio e ancor meno di ritorsione come è avvenuto troppo spesso nel passato perché - sottolinea Marini - rappresenta uno dei pochi asset su cui può contare il Paese per tornare a crescere. Lo dimostra - precisa Marini - l’aumento a 31,8 miliardi di euro nelle esportazioni nel 2012 e l’assoluta qualità e il deciso apprezzamento del cibo Made in Italy in Italia e nel mondo. Nella tigre asiatica - sottolinea la Coldiretti - si è registrato il più elevato tasso di aumento del pianeta nei consumi che hanno raggiunto i 18 milioni di ettolitri, con il gigante asiatico che si classifica al quinto posto tra i maggiori paesi bevitori. Il boom del vino è il frutto dell’aumento delle importazioni dell’8% per un valore di 3,4 milioni di ettolitri nel 2012, ma soprattutto della produzione interna che la Cina ora intende tutelare con misure protezionistiche ingiustificate nei confronti del vino di provenienza europea che - conclude la Coldiretti - rappresenta il 58,7% del totale delle importazioni nei primi due mesi del 2013.

Focus - Gancia (Federvivi): “Troppo allarmismo sui dazi cinesi”

“L’Europa - ha dichiarato ieri il Ministero del Commercio cinese - si ostina a imporre dazi ingiusti agli importatori di pannelli solari cinesi. Abbiamo notato il rapido aumento nelle importazioni di vino dall’Ue negli ultimi anni e indagheremo in accordo con le norme vigenti”. La Cina ha importato 430 milioni di litri lo scorso anno, circa due terzi provenienti dai 27 Paesi Ue. La dichiarazione ha messo in allarme il mondo della politica e dell’impresa. Ma quali sarebbero le conseguenze per l’export italiano se Pechino attuasse le minacce? Per Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, “l’allarmismo lanciato dai media è eccessivo. Dobbiamo essere prudenti. In questo momento il mercato è al sicuro, i dazi non sono stati toccati, la Cina ha 60 giorni di tempo per lanciare l’indagine. Quella di Pechino è chiaramente una contropartita per trovare un accordo sui pannelli solari. E il governo italiano si sta muovendo in quest’area, cercando un accordo bilaterale”. L’Italia è il secondo esportatore europeo di vino dopo la Francia e il quinto a livello mondiale. Nel Gigante asiatico si difende bene, ma la strada e’ ancora in salita: “Le importazioni di vino italiano sono in crescita, nel 2012 abbiamo spedito in Cina 326 milioni di ettolitri, in termini economici parliamo di 77 milioni di euro. Cifre che registrano un aumento annuale del 15-20%. Tuttavia c’e’ ancora molto da fare per penetrare il mercato cinese e i dazi non aiuterebbero” osserva Gancia. Sull’indagine anti-sussidi l’Italia può dormire sonni relativamente tranquilli: “La Commissione europea ha offerto delle risorse per la promozione del vino, ma non mi risulta che le aziende le stiano usando per abbassare i prezzi, semmai per fare delle attività di educazione, fiere, promozione. E’ anche vero, però, che se i cinesi usano l’indagine come contropartita il sistema per aumentare i dazi li trovano”. Il problema, tiene a sottolineare il presidente di Federvini, non e’ solo italiano. E’ nell’interesse dell’Europa trovare in questi 60 giorni un punto di contatto con Pechino. “Noi come associazione europea ci stiamo muovendo per dare tutta l’assistenza sia ai ministri che alla Commissione. E semmai l’indagine dovesse partire saranno previsti una serie di incontri tra la associazioni di categoria e le istituzioni per fare in modo che anche le imprese che saranno coinvolte eventualmente potranno difendersi con assistenti legali e documentazioni”.

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