La Pac 2014-2020, con le tante, tante risorse che porterà ai Paesi europei, e il modo in cui ogni Stato dell’Unione Europea intenderà gestirli: ecco il tema caldo di Fieragricola, di scena a Verona dal 6 al 9 febbraio (www.fieragricola.it). Per l’Italia, che è chiamata nelle prossime settimane a declinare su scala nazionale i criteri di applicazione, come previsto dall’Ue, si parla di 52 miliardi di euro, che secondo le stime di Agrinsieme, potrebbero attivare addirittura 1.750 miliardi di euro di valore aggiunto nel periodo di programmazione. Un occasione da non mancare, visto che solo il settore dell’agroalimentare italiano, nel complesso, vale 250 miliardi di euro, con 35 miliardi di export, e con l’agricoltura e l’indotto, vale il 20% del Pil.
E proprio alla “Agricoltura europea tra nuova Pac e mercati globali” sarà dedicato il convegno di apertura della kermesse, moderato dal giornalista Paolo De Debbio a cui prenderanno parte, oltre ad Ettore Riello e Giovani Mantovani, presidente e dg di VeronaFiere, il Sottosegretario alle Politiche Agricole con delega all’Expo, Maurizio Martina, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, il professor Francesco Marangon, presidente della Società Italiana di Economia Agraria e tante autorità attese dall’estero, dal Ministro dell’Agricoltura della Lituania, Vigilijus Jukna, al direttore dell’Agenzia Governativa del ministero dell’Agricoltura del Marocco, Mohamed El Guerrouj, fino al vicedirettore della Commissione Agricoltura di Bruxelles, José Manuel Souza Uva.
E così, nei giorni in cui sta per essere ratificato, in Usa, il ”Farm Bill”, il pacchetto operativo dell’agricoltura americana, con il Senato che ha dato il via libera ad un programma quinquennale con un budget di 100 miliardi di dollari all’anno, con tanti sussidi a favore degli agricoltori statunitensi, Verona sarà la “capitale mondiale” dell’agricoltura. Con uno sguardo, per cominciare, a come alcuni dei Paesi più importanti dell’Unione Europea, più o meno competitor diretti dell’Italia, hanno deciso di muoversi sul fronte della Politica Agricola Comunitaria: la Spagna ha fissato a 300 euro il limite minimo per la domanda di contributi Pac; la Germania sposterà dal 2015 il 4,5% dei fondi dal primo al secondo pilastro (dagli aiuti diretti allo sviluppo rurale), e ai giovani sarà riconosciuto un pagamento addizionale di 50 euro per ettaro nel primo pilastro; il Regno Unito, ancora, ha annunciato che non amplierà la “black list” comunitaria sull’agricolture attivo, ma ha pianificato un trasferimento dei fondi dal primo al secondo pilastro del 10,6%, prevedendo di arrivare al 15% nel 2019; la Francia, infine trasferirà il 3% dei fondi dal primo al secondo pilastro e utilizzerà tutto l’aiuto accoppiato, pari al 13% dei fondi assegnati, per la zootecnia da carne (675 milioni di euro) e da latte (140 milioni).
Ma sotto la lente di ingrandimento, chiaramente, ci saranno anche la globalizzazione e le dinamiche di crescita di importanti realtà come Cina, Russia e Sudamerica, che hanno riflessi concreti anche sull’andamento dei listini all’interno dell’Unione europea.
Tanti i Paesi espositori attesi, da ogni angolo del mondo (da Olanda, Francia, Belgio, Svizzera, Austria, Germania, Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Romania, Polonia, Bulgaria, Ungheria e Turchia, Russia, Ucraina, Iran, Marocco, Cina e Sudamerica), per parlare di “Innovazione. Sostenibilità. Trasversalità. Internazionalizzazione”, parole chiave dell’edizione n. 111 di Fieragricola, con grande spazio all’innovazione nei settori di ortofrutta e vino, che, come ha ricordato il dg VeronaFiere, Giovanni Mantovani, “esportano, complessivamente, oltre 10 miliardi di euro all’anno”.
“Fieragricola è da sempre per il mondo agricolo un appuntamento atteso - dichiara il presidente Veronafiere, Ettore Riello - e costituisce non soltanto l’evento storico per eccellenza, insieme a Fieracavalli, avendo entrambe 115 anni di storia, ma rappresenta una finestra sul futuro dell’agricoltura, sempre più multifunzionale, tecnologica, inserita in un panorama di iniziative dedicate all’agroalimentare Made in Italy che parte proprio da Fieragricola e comprende Siab, Eurocarne, Sol&Agrifood, Vinitaly, Enolitech”.
Ci sarà spazio anche per strumenti e tecnologie hitech, dalle app per l’agricoltura fruibili su smartphone e tablet, che rappresentano l’ultima frontiera in ausilio a sistemi di guida satellitare o di geo-posizionamento. Ma si guarderà alle colture protette, a quelle in serra, ai sistemi idroponici, con corollari adeguati: film plastici, tunnel, impiantistica, banchi di fertirrigazione/climatizzazione, substrati, centraline meteo, sensori, attrezzature per fumigazione, microrganismi antagonisti, sementi, piantine, portainnesti, fertilizzanti ed agro-farmaci specifici. E sarà protagonista anche l’agrimeccanica, con tutte le grandi case costruttrici presenti: “Fieragricola dedica ancora maggiore attenzione al comparto della meccanica agricola - specifica Mantovani - alla luce anche di una sorta di rinazionalizzazione delle grandi case italiane, dopo che negli ultimi 10-15 anni avevano delocalizzato all’estero. Veronafiere è, ancora una volta, il perno per rilanciare un mercato interno che, seppure in flessione, ritorna al centro del business dell’agrimeccanica made in Italy”. E ancora tanto spazio a temi come la zootecnia, l’allevamento, gli agrofarmaci e la loro evoluzione, e non solo”.
Focus - “Il manuale di sostenibilità Magis, la prima guida per la gestione sostenibile del vigneto”
Tanto spazio, a Fieragricola, sarà dedicato al tema della sostenibilità, e in particolare a quella “applicata al vino”. E nell’occasione, Bayer CropScience, in collaborazione con Magis (www.magisvino.com) e L’Informatore Agrario, presenterà il “Il manuale di sostenibilità Magis, la prima guida per la gestione sostenibile del vigneto”, in un convegno (da seguire anche via Twitter, con l’hashtag #magisvino) a cui parteciperà, tra gli altri, il professor Attilio Scienza, dell’Università di Milano, e tra i massimi esperti di viticoltura al mondo. Un’occasione anche per assaggiare i primi vini certificati Magis, prodotti da alcune delle oltre 140 cantine italiane che hanno aderito al progetto, nato nel 2009, da un ristretto gruppo di partner del settore vitivinicolo pubblico-privato, e che oggi coinvolge attori di altissimo livello: dall’Università di Milano a quella di Torino e di Firenze, dall’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Cnr all’Associazione Enologi Enotecnici Italiani da New Holland a Spektra Agri.
“L’agricoltura di precisione è principio fondante di Magis - afferma Scienza - e cioè fare solo quel che serve, dove e quando serve, migliorando la sostenibilità della vitivinicoltura e la salubrità del vino. Che non significa “biologico” ma “fare” e produrre con un rispettoso ed equilibrato senso della misura, frutto dell’esperienza e della collaborazione tra produttori, tecnici e ricercatori”. Il protocollo Magis, infatti, fornisce una vera e propria guida pratica per la gestione sostenibile del vigneto, in linea con i disciplinari di produzione integrata regionali e delle normative europee e nazionali, ed è in costante divenire; viene, infatti, aggiornato dal Comitato tecnico-scientifico con le novità via via fornite dalla ricerca e dall'esperienza delle migliori aziende e dei migliori enologi italiani”.
“La nostra corale adesione a Magis - ha detto Emilio Defilippi, produttore e vice presidente di Associazione Enologi Enotecnici Italiani, partner di Magis - nasce dal fatto che questo modo di fare vino si è dimostrato in grado di ridurre ogni operazione al minimo indispensabile, mantenendo inalterata la qualità e l’unicità di ogni singolo vino. E’ un “supervisore” affidabile, competente e con il senso della misura, che rassicura sulla qualità e sul valore del vino”.
Focus - “La pericolosità di Drosophila Suzukii in vigneto: la sua biologia, la presenza nei territori e le strategie per migliorarne e razionalizzarne il monitoraggio e il controllo”. By Consorzio per la tutela dei Vini della Valpolicella
Non solo dalle oscillazioni del mercato e da quelle del clima. I produttori di uva e di vino, storicamente, devono fare da sempre i conti anche con malattie delle vite, e con i parassiti. Tra questi, la Drosophila suzukii, un moscerino su cui si stanno concentrando le attenzioni, gli ultimi tempi. E ci si chiede se sia un problema reale nel vigneto, sebbene la vite, a quanto pare, non sia l’ospite preferito dell’insetto che, infatti, finora non ha determinato danni economici rilevanti. Tuttavia la preoccupazione tra i viticoltori è elevata, e il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it), a Fieragricola 2014, ha voluto organizzare un convegno per fare il punto della situazione, che sarà di scena sabato 8 febbraio.
“Il programma istituzionale del Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella da tre anni a questa parte - sottolinea la direttrice Olga Bussinello - mira a valorizzare il ruolo del vigneto e la sua cura nella filiera produttiva dei vini a denominazione Valpolicella. Il monitoraggio e la ricerca sulla Drosophila suzukii nel nostro areale si inquadrano in questa ottica a fronte di un potenziale pericolo per le produzioni”. Dopo i primi ritrovamenti ufficiali del 2009 in Trentino, la Drosophila suzukii si è diffusa con estrema rapidità tanto sul territorio nazionale, arrivando a interessare a tutt’oggi ben 12 regioni, che in quello dell’Europa Centrale, dove è presente in 13 Paesi. E’ estremamente polifaga: attacca i frutti prossimi alla maturazione di molte specie, quali piccoli frutti, ciliegio e altri fruttiferi, ma è stata segnalata anche su uva da vino in alcune realtà viticole italiane ed europee.
“Dalle prime esperienze - rassicura Luisa Mattedi della Fondazione Mach di San Michele all’Adige - sembra comunque che l’uva non rappresenti il frutto preferito da questo moscerino e infatti non si assiste al disfacimento tipico dei frutti di altre colture anche se permane il rischio che i fori di ovodeposizione possano rappresentare delle vie indirette di penetrazione di marciumi, quali botrite e marciume acido”.
Il ciclo di sviluppo molto breve e non strettamente condizionato dalla temperatura fa sì che le numerose generazioni (fino a 13 all’anno) di Drosophila suzukii si sovrappongano determinando una capacità di crescita esponenziale. Il momento dell’attacco prossimo alla raccolta, inoltre, rende difficile la difesa.
Il convegno e i contributi dei realtori mirano proprio a comporre un quadro di insieme per capire quale è la reale pericolosità di Drosophila suzukii nei diversi ambienti in cui è stata monitorata. Partendo dalla sua biologia, verranno illustrate le conoscenze finora acquisite nelle esperienze condotte in Trentino, in Alto Adige, nel Veronese (e in particolare in Valpolicella), in Svizzera e in Europa. Anche per capire quali sono le trappole migliori per il monitoraggio, su quali elementi si basa la suscettibilità varietale, quale influenza sul comportamento dell’insetto hanno le condizioni ambientali e agronomiche, se esistono delle condizioni che inibiscono lo sviluppo delle uova dell’insetto nell’acino, o che ne impediscono il passaggio allo stadio di adulto, e, ancora nel caso particolare nella produzione di Amarone della Valpolicella in cui l’appassimento delle uve in fruttaio permette la chiusura del ciclo, da stadio preimmaginale ad adulto, e quali sono le possibili strategie di controllo. A dare il loro contributo, nel convegno, oltre al presidente del Consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini, e al dg di VeronaFiere, Giovanni Mantovani, saranno Alberto Grassi e Luisa Mattedi, della Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige, Florian Sinn, di Beratungsring Südtirol, Renzo Caobelle, del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Enrico Marchesini, di Agrea - Centro Studi, e Mauro Jermini, dell’Agroscope Changins-Wädenswil, Centro di ricerca di Cadenazzo, in Svizzera. A fare da moderatore sarà Clementina Palese, giornalista de “L’Informatore Agrario”.
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