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La più grande realtà di recupero antidroga, dove il vino è strumento di riscatto e formazione lavorativa, ospita uno dei più importanti appuntamenti enologici italiani: dall’1 a 4 giugno, a San Patrignano, di scena il Congresso degli Enologi Italiani

Italia
La cantina di San Patrignano

La più grande realtà di recupero antidroga, dove il vino è strumento di riscatto e formazione lavorativa, ospita uno dei più importanti appuntamenti enologici italiani: dall’1 al 4 giugno, la Comunità di San Patrignano, oggi sostenuta da Gianmarco e Letizia Moratti, e diventata negli anni scorsi, sotto la guida di Andrea Muccioli, figlio del fondatore Vincenzo, anche una solida realtà enologica ed enogastronomica italiana, ospita il Congresso n. 69 degli Enologi Italiani, guidata dal presidente Riccardo Cotarella e dal dg Giuseppe Martelli (www.assoenologi.it).
Proprio l’attività vinicola ha caratterizzato San Patrignano fin dal 1978: di anno in anno la produzione è cresciuta e da un uso soltanto interno, dal ‘97 la comunità ha scelto di commercializzare i suoi vini, a favore dell’autosostentamento, attività tra le tante che permette alla realtà di continuare ad essere completamente gratuita per i suoi ospiti. Compagno di avventura, proprio l’enologo Riccardo Cotarella, oggi alla guida di Assoenologi. “Avevo accolto l’invito a visitare la comunità più per cortesia che non perché credessi che su queste colline argillose potesse nascere un buon vino - ricorda Cotarella - invece non appena conobbi i ragazzi della cantina accettai la sfida. Con loro ci capiamo anche senza guardarci: potrebbero fare il vino meglio di tanti enologi affermati e io potrei aiutarli per telefono, talmente siamo in sintonia”.
I vigneti si estendono sulle colline di Coriano e si affacciano sul litorale riminese, che dista 5 chilometri in linea d’aria, oltre ad altri 5 ettari di vigna nella zona di Cecina in Toscana, su un terreno frutto di un lascito. Nell’arco dell’anno, sono i ragazzi del settore “cantina” ad occuparsi della loro cura, dalla coltivazione, alle lavorazioni meccaniche e a quelle vinicole, come la trasformazione dell’uva, l’affinamento in legno, l’imbottigliamento e le operazioni di magazzino. Un impegno che arriva a coinvolgere l’intera comunità nel mese della vendemmia, quando tutti i ragazzi aiutano nella raccolta dei grappoli.
E’ così che il vino in comunità si è trasformato in un importante strumento di riscatto: “se prima per molti nostri ragazzi era solo un mezzo per sballarsi, oggi per loro è cultura - spiega Piero Prenna, responsabile commerciale della cantina di San Patrignano - hanno la possibilità di pasteggiare con un bicchiere, un modo per educarli al piacere della tavola, così come fondamentali sono i corsi da sommelier che molti di loro frequentano durante l’anno, organizzati dall’Ais Roma. Inoltre la cantina per loro è sinonimo di formazione professionale dato che qui possono imparare un lavoro che potrà tornargli utile quando si reinseriranno nella società. Per di più per loro è grande la soddisfazione nel vedere che i frutti del loro impegno sono molto apprezzati”. Le 11 etichette di San Patrignano - Aulente Bianco e Rosso, Vie, Noi, Montepirolo, Avi, Ora, Start e Avenir, ‘Ino e Paratino - hanno ricevuto davvero tanti riconoscimenti, da “The Wine Advocate” al Gambero Rosso, da “Duemilavini” alla “Guida Veronelli”, agli “Oscar del Vino”.
Ed è in questa comunità in cui la produzione vinicola è uno strumento fondamentale per i ragazzi in percorso, che si inserisce il Congresso degli Enologi Italiani: “per i nostri ragazzi - aggiunge Prenna - sarà davvero interessante assistere a confronti che saranno per loro occasione di crescita culturale e professionale”.

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