Stop all’ampliamento e alla creazione di nuovi vigneti del Chianti e del Chianti classico. È quanto, con due provvedimenti richiesti dai relativi consorzi vinicoli, ha stabilito la Provincia di Firenze. Per il Chianti Classico, il taglio delle rese disposto per l’annata 2010 e la scarsa produzione registrata nel 2012 hanno finalmente portato ad una riduzione delle eccedenze strutturali; “la denominazione Chianti Classico sta ottenendo grandi successi in molti mercati internazionali a partire da Canada e Stati Uniti che assorbono il 40% della nostra produzione - spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, Sergio Zingarelli - il buon recupero delle vendite dell’ultimo periodo ci rende molto soddisfatti. Tuttavia, la storia degli ultimi anni ci spinge ad essere prudenti: ecco perché abbiamo proposto il rinnovo della limitazione della superficie rivendicabile a Chianti Classico, come una misura indispensabile per il perseguimento del massimo equilibrio di tutte le componenti della denominazione e per garantire una stabilità di mercato”.
Diverso è il quadro di mercato per il vino Chianti: le vendite di questo vino continuano a tenere bene, tanto che nell’ultimo triennio il quantitativo imbottigliato è superiore alla produzione annua; ciò ha determinato una diminuzione sostanziale delle giacenze di magazzino e, conseguentemente, un importante aumento del prezzo dello sfuso. “Negli ultimi cinque anni - chiarisce il presidente del consorzio Chianti Giovanni Busi - il mercato del vino Chianti ha raggiunto un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta ma l’aumento dei prezzi cui assistiamo potrebbe presumibilmente portare ad una fisiologica flessione delle vendite, quando il nuovo disciplinare approvato dall’Assemblea, entrerà in vigore, dovremo tenere conto di un aumento della produzione, per effetto dell’aumento delle nuove rese ettariali, che in parte sarà compensata dalla minore produttività dei vigneti obsoleti.
La nuova normativa regionale prevede, inoltre, la possibilità di rivendicare un vino a denominazione di origine, come il Chianti, da vigneti idonei alla produzione di quel vino, qualora il conduttore detenga in portafoglio un idoneo diritto di reimpianto. L’assemblea dei soci ha approvato - conclude Busi - una proposta di modifica al disciplinare che prevede la possibilità di un’anticipata immissione al consumo, tutte misure che vanno a sostegno della produzione. Ecco perché, nonostante il buon andamento del mercato, riteniamo che almeno per il momento, non si possa immaginare un aumento delle superfici che producono il nostro vino”.
Insomma, un provvedimento restrittivo che nel primo caso, quello del Chianti Classico, tende a regolarizzare uno situazione di mercato che, nel recente passato, ha dato qualche segnale di preoccupazione, mentre nel secondo caso, quello del Chianti, risponde ad esigenze opposte, nel senso che il Chianti, protagonista di un buon successo commerciale, come testimonia la variazione del disciplinare di produzione verso una resa ad ettaro maggiore, cerca di scongiurare qualsiasi tipo di surplus produttivo in funzione speculativa.
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